Mosca dell’olivo: lotta con trattamenti sito-specifici

Vista aerea dell’oliveto oggetto della sperimentazione

Il 2020 rappresenta un anno di svolta nella storia del controllo della mosca delle olive (Bactrocera oleae): con la revoca del permesso di utilizzo di formulati a base di dimetoato (che con il Comunicato del Ministero della salute del 10-10-2019 è entrato in vigore l’1-7-2020) si sono fortemente ridotte le possibilità di regolare le infestazioni del dittero con trattamenti ovo-larvicidi (tradizionalmente definiti curativi), da applicarsi al raggiungimento di soglie critiche di intervento, che per le olive da olio si sono consolidate nell’ultimo mezzo secolo fra il 5 e il 15% di drupe infestate, in funzione della produzione unitaria e di altri parametri economici.

Per cercare di trovare soluzioni alternative, soprattutto alla luce della sopraccitata cancellazione dell’impiego del dimetoato, il servizio tecnico di IBF Servizi ha messo in campo, anzi in oliveto, una sperimentazione durante l’annata agraria 2018-2019 su circa 14 ettari in provincia di Grosseto. Le varietà coinvolte nella sperimentazione sono principalmente Frantoio e Leccino, l’impianto è omogeneo (5% della superficie con piante di età tra i 35 e i 40 anni e la restante parte tra i 10-12 anni) con sesto convenzionale semi-intensivo (6 × 7).

L’oliveto ha esposizione Sud/Sud-Est ed è condotto in asciutta (figura 1).

Trattamento «sito-specifico» secondo soglia

«Abbiamo voluto mettere in atto una sperimentazione per capire l’efficacia di un trattamento sito specifico contro la mosca dell’olivo – spiega Donato Cillis, agronomo di IBF Servizi – perché di fatto negli anni abbiamo notato che la presenza della mosca, almeno nell’oliveto oggetto della nostra prova, è tendenzialmente disomogenea, con aree ad alta presenza di adulti e altre con presenza nettamente minore. A confermare questa osservazione è stata l’attività di monitoraggio iniziata a partire dalla seconda decade di aprile 2019. Sono state installate 33 trappole a feromoni sull’intera superficie, quindi circa 2,5 trappole/ha, a 1,5 m dalla chioma, tutte georeferenziate tramite coordinante Gps (figura 2).

È stata individuata una soglia di intervento al superamento di 6 adulti/ trappola e, in seguito al conteggio degli adulti rinvenuti nelle trappole, è stato eseguito il trattamento solo sulle aree con maggiore pressione dell’insetto, compresa un’area buffer per contenere i voli (figura 2).

In pratica con questo sistema – prosegue Cillis – abbiamo eseguito il trattamento adulticida (26/6/2019 – 0,5 L/ha di deltametrina) su soli 7,64 ha dei complessivi 14,46; praticamente quasi il 50% in meno.

Considerando inoltre che successivamente abbiamo eseguito un unico trattamento ovo-larvicida con dimetoato (8-8-2019) invece che i due convenzionali, non c’è dubbio che un approccio di questo genere abbia permesso una concreta diminuzione della lotta chimica con vantaggi sia dal punto di vista economico, sia ambientale».

Produzioni di olio secondo standard

«Dal punto di vista produttivo – continua Cillis – il trattamento sito specifico ha permesso di ottenere ottimi risultati. L’olio ottenuto dalle olive raccolte a metà ottobre 2019 ha infatti caratteristiche organolettiche rispondenti agli standard aziendali, segno di un corretto contenimento della mosca dell’olivo.

La revoca del dimetoato ha aperto la corsa a definire soluzioni alternative per il monitoraggio della mosca, ritengo però che anche se fosse rimasto disponibile sarebbe stato comunque utile individuare strumenti per rendere più efficace la difesa fitosanitaria dalla mosca, magari puntando su soluzioni più sostenibili sia dal punto di vista ambientale, sia economico».

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 19/2021
Mosca dell’olivo: lotta con trattamenti sito-specifici
Di L. Andreotti
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