L’India vuole i certificati ogm-free per l’ortofrutta europea

Dal 1° marzo dovrebbe entrare in vigore in India una nuova normativa in base alla quale ci sarà l’obbligo di presentare una certificazione ogm-free per tutti i prodotti ortofrutticoli provenienti dall’Unione Europea.

Un obbligo che i produttori europei ritengono non necessaria alla luce della legislazione dell’UE in termini di ogm e della tracciabilità prevista per le produzioni europee ma, ancor prima, per il fatto che non esiste in Europa alcuna autorizzazione per la produzione di frutta e verdura ogm. Proprio per questo non esiste alcuna certificazione ogm-free definita e perciò l’UE ha richiesto all’India una deroga per le proprie produzioni, ma allo stato tra i continenti non vi è accordo sulla materia.

Ricordiamo che l’India è il quinto Paese al mondo per superfici coltivate a ogm, con quasi 12 milioni di ettari di cotone biotecnologico.

La vicenda è oggetto di una interrogazione rivolta al Mipaaf dal senatore Mino Taricco e altri colleghi perché si agisca per evitare problemi che potrebbero essere molto gravi. L’India costituisce infatti un importante mercato di sbocco sia per i prodotti di qualità italiana sia per tutto il nostro settore alimentare e, negli ultimi anni, l’intero export europeo in India di frutta e verdura fresca ha registrato una crescita significativa, con un picco nel 2019 di quasi 100.000 tonnellate inviate nel Paese asiatico per un valore di 82,5 milioni di euro.

«In Italia, secondo gli ultimi dati – spiega il senatore Taricco – anche la campagna mele 2020-2021 ha registrato un’ottima partenza, nonostante le innumerevoli problematiche legate alla pandemia e risulterebbero in partenza oltre 1.500 container di prodotto, per un valore di quasi 50 milioni di dollari».

«È positiva l’azione che la Commissione europea sta portando avanti per ottenere la deroga per le nostre produzioni, ma stante l’imminente entrata in vigore delle nuove norme indiane, è necessario trovare una soluzione immediata anche eventualmente proponendo, unitamente alla richiesta di deroga generale europea basata sulla garanzia fornita dal quadro giuridico europeo sugli ogm, l’attivazione nell’immediato di un sistema di certificazione individuale con una dichiarazione/certificazione, che sia ovviamente concordata con lo Stato indiano, che garantisca il prosieguo dell’export nel paese asiatico» conclude Taricco.