L’Opinione di Corrado Giacomini
«Fondi all’agricoltura senza precedenti, ma da spendere bene» è il titolo dell’Opinione di Paolo De Castro apparsa su L’Informatore Agrario n. 35/2020, riferita ai fondi del Recovery Fund che si aggiungeranno alla Pac. La vera preoccupazione, che non riguarda solo l’agricoltura, è la destinazione dei 209 miliardi che dovrebbero arrivare al nostro Paese.
Il Governo ha, per ora, approvato solo le linee guida per la definizione del «Piano nazionale di ripresa e resilienza. #Nextgenerationitalia» (Pnrr) e invitato ministeri, società partecipate e agenzie pubbliche a presentare le loro proposte. Non so se tutti hanno seguito le linee guida del Governo, ma notizie stampa dicono che stanno per arrivare ben 577 proposte con una previsione di spesa di 670 miliardi, il triplo dei fondi disponibili.
Anche il Mipaaf sta preparando il suo Piano nazionale di ripresa e resilienza che ancora non è stato reso pubblico, ma notizie di stampa (L’Informatore Agrario n. 32/2020) già elencano i macro obiettivi, i gruppi di progetti e le caratteristiche delle proposte per una spesa prevista di circa 17 miliardi, 2,5 volte la spesa annuale corrente della Pac.
Non entro nel merito delle proposte, perché è inevitabile che subiranno dei forti tagli, tuttavia, come già qualcuno ha osservato, la coerenza dell’intero pacchetto agli obiettivi della Commissione europea e delle linee guida del Pnrr dipenderà non dalla somma delle singole proposte, ma da come queste si inseriranno nei piani di azione che il nostro Governo ha in corso (se li ha) e delineerà per i prossimi anni.
PNRR E PSN
Il caso dell’agricoltura è del tutto particolare perché lo sviluppo del settore dipende già in gran parte dal sostegno pubblico, con una spesa pari a circa il 38% del valore aggiunto, di cui il 62% deriva da fondi della Pac (Annuario dell’agricoltura italiana, 2018).
Poiché non pare che le proposte della Commissione per la Pac 2021-2027, salvo lo slittamento al 2023, subiranno modifiche radicali, se non nel senso di un maggiore orientamento verso il Green Deal, si può ragionevolmente ritenere che la scelta del Piano strategico nazionale (Psn), come quadro di riferimento dell’azione sia del Primo sia del Secondo Pilastro della Pac e per noi dei Programmi di sviluppo rurale (Psr) delle Regioni, verrà mantenuto.
Allora credo che il Pnrr preparato dal Mipaaf non solo dovrebbe seguire le linee guida del Pnrr del Governo, ma anche tenere conto e allinearsi alle scelte del Psn. Che però non c’è.
Per curiosità sono andato nel sito del Ministero dell’agricoltura spagnolo e ho trovato 13 slide dedicate a «Guia basica del plan estrategico della Pac post 2020» e poi su quello della Francia dove c’è un volume di 144 pagine con il titolo «Un débat public pour préparer le plan stratégique national de la France».
È evidente che anche gli altri due Paesi sono agli inizi dell’elaborazione del Psn, ma nel sito del Mipaaf non c’è nulla! Per fortuna che in quello della Rete rurale nazionale si può trovare già una serie di lavori preparatori promossi dal Mipaaf, in collaborazione con le Regioni e le Province autonome, svolti tra maggio e dicembre 2019, che presentano un quadro dello stato della nostra agricoltura e delle aree rurali accompagnato da 11 policy brief, strutturate per individuare fatti oggettivi e obiettivi che caratterizzano il sistema agricolo nazionale, e 10 analisi SWOT per individuare i punti di forza, di debolezza, le opportunità, i rischi e i principali fabbisogni su cui la Pac può intervenire.
Da allora, pare che non sia stato fatto più nulla e di fronte a un Pnrr del Mipaaf che mira a colmare tante carenze fino a realizzare un salto di qualità dell’agricoltura italiana forse non sarebbe male riferirsi, almeno, ai documenti preparatori del Psn finora disponibili.
Purtroppo, nel nostro Paese non si è mai creduto alla programmazione, perché la politica vuole intestarsi solo i successi del giorno per giorno.
Corrado Giacomini
Università di Parma
Opinione pubblicata su L’Informatore Agrario n. 35/2020