Il nocciolo, almeno in Italia, non è generalmente fatto oggetto di potatura; questa importante pratica colturale spesso è ritenuta non necessaria o addirittura inutile. Di solito ci si limita alla spollonatura, all’eliminazione di stanghe (o pertiche) vecchie, esaurite o ammalate e, saltuariamente, a una rimonda della chioma. Tuttavia, così come per le altre specie da frutto, una coltivazione moderna e razionale del nocciolo non dovrebbe prescindere dalla potatura.
La potatura consente di gestire la morfologia della pianta, ossia il controllo della forma e delle dimensioni della chioma al fine di:
- occupare al meglio lo spazio disponibile sul terreno;
- garantire la buona illuminazione della chioma;
- facilitare la copertura della vegetazione con i prodotti antiparassitari;
- agevolare le operazioni colturali in genere.
Inoltre, la potatura manuale, con interventi mirati di maestranze specializzate, potrà:
- distribuire spazialmente la vegetazione, stimolandola in distretti che ne siano privi;
- diradare gli eventuali rami misti in esubero;
- eliminare cacciate indesiderate sul tronco e sulle grosse branche;
- eliminare branche e rami danneggiati da avversità biotiche e abiotiche;
- controllare lo sviluppo laterale e in altezza della chioma.
Ovviamente tutto ciò prevede una buona conoscenza della cultivar, della morfologia e del vigore della pianta, delle formazioni a frutto, dell’età del corileto ed, eventualmente, della produzione dell’anno precedente.
L’epoca della potatura manuale del noccioleto è legata alla disponibilità aziendale di manodopera e può essere fatta tanto nel periodo invernale quanto al verde. In realtà, durante il riposo vegetativo, in assenza della vegetazione, la potatura è enormemente facilitata. A dispetto dell’elevato costo e della difficoltà a trovare maestranze specializzate la potatura manuale si potrebbe raccomandare, oltre che nella fase di allevamento, per impianti di limitate dimensioni e per quelli su appezzamenti terrazzati.
La potatura manuale agevolata o meno dall’impiego di motosega, oltre che in fase di allevamento appare comunque obbligatoria per il diradamento delle stanghe soprannumerarie vecchie e/o esaurite, per eliminare branche e fusti colpiti da avversità e per il ringiovanimento di piante troppo vecchie e senescenti.
Aspetti produttivi e qualitativi
Nell’anno in cui si pota si ha una perdita di produzione dell’ordine del 30-35% e oltre a causa dell’asportazione di una notevole massa vegetativa e di frutticini in accrescimento.
A tale perdita produttiva iniziale fanno subito seguito, sin dall’anno immediatamente successivo, un significativo incremento produttivo e un miglioramento delle produzione. Infatti nei 3-5 anni successivi a quello della potatura, la produzione delle piante potate risulta nettamente superiore a quella delle piante testimoni non potate.
Tale maggior produzione delle piante innestate rispetto a quelle testimoni prosegue nel tempo ancora per qualche anno ma la differenza tra la produzione delle piante potate e quella delle piante testimoni tende a ridursi notevolmente.
I dati delle tabelle non fanno altro che confermare, per corileti di diversa età e in due diverse località, come alla perdita di produzione che si verifica nell’anno di esecuzione della potatura, faccia sempre seguito, negli anni immediatamente successivi (a quello della potatura stessa), una sempre maggior produzione delle piante potate rispetto a quelle testimoni. Ciò consente anche di affermare che gli interventi di potatura manuale possono essere programmati con turni di almeno 4 anni.
Oltre a influenzare positivamente la produzione, la potatura influenza positivamente anche gli aspetti qualitativi del prodotto come, ad esempio, una diminuzione della percentuale di cimiciato e un notevole incremento della percentuale di nocciole sgusciate senza alcun difetto e quindi direttamente utilizzabili dall’industria trasformatrice.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 2/2017
Potare il nocciolo conviene per migliorare qualità e rese
di A. Roversi
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