Lavoro in agricoltura da agevolare, lo chiedono tutti

L’Opinione di Gabriele Canali

Gabriele CanaliCi sono realtà che tutti conoscono, ma nessuno sembra considerare con sufficiente attenzione: l’agricoltura non si fa senza lavoratori. Certo le macchine hanno sostituito il lavoro umano in moltissimi casi, e in tanti altri ancora lo sostituiranno. Ma ci sono attività che richiedono, e con ogni probabilità richiederanno ancora per molti anni a venire, un intervento diretto dei lavoratori.

Se in molti se lo erano dimenticato, la pandemia di Covid-19 ce lo ha prepotentemente e forzatamente ricordato: in agricoltura, nell’alimentare e anche in altre attività rivelatesi indispensabili per superare l’emergenza. E si trattava di lavori e lavoratori spesso umili, e sottovalutati: dalle pulizie e sanificazioni ai trasporti e alla logistica, sia interna alle aziende sia esterna, dalla raccolta di ortaggi e frutta alle operazioni di trapianto o semina, dai lavoratori che hanno accettato di aggiungere turni per produrre alimenti a sufficienza in diverse imprese alimentari, a chi si è inventato nuovi servizi di consegna a domicilio. Non solo le importantissime professioni sanitarie. Senza questi lavoratori umili e spesso dimenticati, in condizioni «normali», il sistema non avrebbe retto.

Nell’industria alimentare vi sono stati imprenditori che si sono ben accorti del lavoro importante e anche dell’abnegazione di tanti loro lavoratori. Specie quando si sono trovate a dover rispondere a un incremento repentino della domanda dovuto alle modifiche nei consumi indotte dal lockdown, queste imprese hanno espresso anche pubblicamente il loro ringraziamento ai propri collaboratori, ad esempio con pagine sui quotidiani e sui social! Alcuni imprenditori, inoltre, si sono sentiti in dovere di introdurre riconoscimenti economici anche importanti per tutti i lavoratori impegnati in questo tempo così difficile: a partire da quelli delle cooperative di facchinaggio, che svolgono mansioni spesso tanto pesanti quanto necessarie nelle aziende. Anche a questi è stato riconosciuto un premio extra, nonostante non siano formalmente «dipendenti» delle imprese alimentari in questione.

Ma così non è successo in agricoltura. Il dibattito, in questo settore, è sembrato un po’ surreale: certo ci si è accorti della necessità di questi lavoratori, ma si guardava solo a quelli comunitari (romeni, ad esempio) come se gli extracomunitari, legali e illegali, presenti nel nostro Paese non esistessero e non lavorassero in agricoltura. Tanti hanno anche cercato di sostituire questi lavoratori mancanti con strumenti, necessariamente improvvisati, per far incontrare lavoratori «italiani» disoccupati con la domanda di lavoro urgente nelle aziende agricole. In genere con scarso successo.

Un problema da risolvere

Sebbene questi lavori sembrino semplici, ci vogliono abilità e professionalità anche per trapianti e raccolta di prodotti freschi. E poi si fa fatica, fisicamente. E bisogna essere disposti a farla, oggi per un compenso spesso decisamente modesto e senza strumenti di protezione sociale adeguata. Ciascuno si può chiedere se manderebbe suo figlio/a a fare questi lavori con questi contratti. Così gli imprenditori agricoli chiedevano i soliti voucher, senza comprendere che qualche tutela anche per questi lavoratori «essenziali» non solo è ragionevole sul piano delle relazioni umane, ma è necessaria per motivare una partecipazione a queste attività più duratura nel tempo.

D’altro canto dai sindacati dei lavoratori dipendenti si è chiesta l’applicazione degli strumenti contrattuali disponibili, senza comprendere che forse, così come sono, non rispondono in modo adeguato alle esigenze delle imprese. Non sarà forse ora, che le parti sociali riscoprano la nobile e indispensabile arte della contrattazione, per affrontare e risolvere questo problema?

Questi lavoratori sono davvero «essenziali» e il sistema Paese che saprà dare risposte migliori migliorerà anche la sua competitività, oltre che la qualità della convivenza civile.


Gabriele Canali

Università Cattolica del Sacro Cuore – Piacenza