L’opinione di Paolo De Castro
Navigare in un mare in burrasca è sempre stato difficile. E rischioso. Ma la Politica agricola comune 2021-2027, comunque vada, sarà varata nel porto sicuro dell’Unione europea. Con tutti gli accorgimenti che la situazione richiede, ma anche con un ventaglio di opportunità senza precedenti.
L’importanza del Recovery Fund
Fuor di metafora, la prossima Pac (che con la proroga decisa di due anni entrerà in vigore nel 2023) potrà fare leva sull’eccezionalità dovuta alla pandemia da Covid. E quindi sarà accompagnata da interventi straordinari che l’Unione ha già messo in cantiere, in particolare con il Recovery Fund, o Next Generation EU. Un piano da 750 miliardi di euro, di cui quasi 209 destinati all’Italia – vale ricordare – che dovranno essere utilizzati per investire e trasformare anche la nostra agricoltura e la nostra filiera agroalimentare in un volano di crescita per le generazioni future. Tutto questo con gli strumenti e gli obiettivi indicati dal New Green Deal per traghettare il settore verso una svolta ambientale sostenibile sul piano economico e occupazionale.
La premessa non è scontata, ma necessaria, perché nei prossimi giorni il futuro della Pac e delle nostre aziende agricole si giocherà anche sulle risorse aggiuntive del Recovery Fund che i 27 Stati membri, tra cui l’Italia, riusciranno a portare a casa. Dal 12 ottobre in Commissione agricoltura al Parlamento UE voteremo infatti la proposta di regolamento che andrà a incardinarsi nel Recovery Fund con una dotazione per l’agricoltura di almeno 10 miliardi di euro.
Attraverso questo atto emendativo, di cui sono relatore, e che sarà inserito nel regolamento transitorio della Pac, in particolare ci siamo impegnati di far arrivare ad agricoltori e produttori, già dal 2021, e per tutto il 2022, gli oltre 8 miliardi di euro a prezzi correnti fissati dal Consiglio UE per la ripresa economica e sociale delle aree rurali.
In dettaglio, si tratta di 2,387 miliardi per l’anno prossimo e 5,683 miliardi per il 2022, con la modalità di ripartizione 30 e 70%, che saranno destinati al Feasr, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. A questi poco più di 8 miliardi si aggiungono i 2,6 miliardi previsti dal bilancio ordinario UE per finanziare la ripresa nel 2021.
Le scelte del Governo per l’agricoltura del futuro
Di tutto questo pacchetto, circa 1,2 miliardi arriveranno agli agricoltori italiani. Ma l’importo, con il co-finanziamento nazionale, potrà essere come minimo raddoppiato. E a quel punto saranno determinanti l’attenzione e la volontà politica del Governo italiano di sostenere il settore, che anche in tempi di crisi continua a garantire l’approvvigionamento di materie prime e la sicurezza alimentare ai cittadini.
Al momento, la dotazione di risorse proprie della futura Pac è «appesa» al bilancio del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 che dovrà essere approvato in via definitiva entro l’anno dai capi di Stato e di Governo. All’interno di quel pacchetto, che andrà concordato con la Commissione e il Consiglio in sede di Trilogo, c’è anche la «fiche» agricola del Recovery Fund che dovrà servire a promuovere investimenti «green» su più fronti: per abbassare le emissioni inquinanti, certo, ma anche per incrementare la sicurezza sul lavoro con lo svecchiamento del parco macchine, incentivare la digitalizzazione e i processi di smart farming per un’agricoltura di precisione e sempre più conservativa, supportata da innovazione e ricerca. Obiettivi che, in pratica, anticiperanno alcuni contenuti della strategia Farm to Fork, dai campi alla tavola, lanciata dalla Commissione UE.
Paolo De Castro
Europarlamentare



