L’Opinione di Corrado Giacomini
Ermanno Comegna su L’Informatore Agrario n. 32/2020 riportava una tabella, a seguito delle anticipazioni del ministro Teresa Bellanova, con i progetti per l’agricoltura da inserire nel Piano nazionale di utilizzazione del Recovery Fund, per più di 17 miliardi.
Erano previsti per potenziare le relazioni verticali in filiere strategiche, per la creazione e il rafforzamento di strutture logistiche, per interventi in settori suscettibili di una posizione di leadership e specificatamente un progetto per l’ammodernamento dei frantoi olivicoli, investimenti in meccanizzazione per accelerare la transizione verde e digitale, la riconversione degli impianti di digestione aerobica e sostituzione di mezzi meccanici obsoleti, lo sviluppo del parco agrisolare con investimenti nella coibentazione e nell’installazione di pannelli fotovoltaici, investimenti in grandi reti per accumulo e distribuzione acque, sviluppo della filiera foresta-legno-energia e una serie di progetti (banda larga, recupero borghi rurali, digitalizzazione aziendale e dell’amministrazione, ecc.) di competenza di altri ministeri.
Ora abbiamo la bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza «#Next Generation Italia» (Pnrr) e nella tabella 1.2 «Stanziamenti Next Generation EU e allocazioni a favore dell’Italia» appare uno stanziamento a prezzi costanti (2018) di 846 milioni di euro per la Pac (sviluppo rurale) che andrà a integrare i fondi dei Psr per gli anni 2021 e 2022. Nella missione «Risoluzione verde e transizione ecologica» vengono poi destinati alla componente «Impresa verde ed economia circolare» 6,3 miliardi per due progetti: «Agricoltura sostenibile» ed «Economia circolare e gestione dei rifiuti». «Agricoltura sostenibile» prevede iniziative per la competitività, la riqualificazione energetica e la capacità logistica del comparto agricolo; in particolare, gli interventi mirano all’efficientamento energetico e all’isolamento termico/coibentazione degli immobili, infine intende sostenere un piano per la logistica del comparto agricolo.
Un’altra componente importante nella stessa missione è la «Tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica» composta da 5 progetti per complessivi 9,4 miliardi, con l’obiettivo di potenziare gli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico, di incremento della resilienza agli eventi climatici, di promuovere l’utilizzo sostenibile della risorsa idrica, di contribuire al processo di decarbonizzazione che prevede, tra molti altri, interventi di forestazione e una riforma della governance del servizio idrico che, oltre ad affidarlo a nuovi soggetti, è volta a potenziare la capacità progettuale dei Consorzi di bonifica.
L’agricoltura è nominata ancora nella missione «Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura» per 48,7 miliardi che destina ben 35,5 miliardi a «Innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione» divisi tra 7 progetti, di cui uno è «Agricoltura digitale» basata su innovative tecnologie ICT, che consentiranno i «colloqui» tra Amministrazioni e aziende agricole e tra queste ultime.
Ulteriori interventi che interessano il settore ci sono certamente in progetti di altre missioni (ad esempio, il recupero dei borghi rurali), ma di competenza di altri ministeri.
Ambizioni del Mipaaf deluse
Alla fine cosa si può dire? I fondi che andranno a finire all’agricoltura anche «a naso» sono ben lontani da quei 17 miliardi previsti nella conferenza stampa del ministro Bellanova, ma è comprensibile in un Piano i cui obiettivi sono: ridurre l’impatto economico della crisi pandemica, sostenere la transizione verde e digitale e migliorare la capacità di ripresa dell’Italia.
Temo che il ministro Bellanova pensasse di poter integrare con quei fondi le risorse dei Psr. Tutto si può perdonare al ministro Bellanova per la sua storia di bracciante e poi di sindacalista, ma l’ipotesi di destinare parte dei fondi del Recovery Fund all’ammodernamento dei frantoi olivicoli mi sembra un po’ azzardata.
Corrado Giacomini
Università di Parma
Opinione pubblicata su L’Informatore Agrario n. 41/2020



