Assosementi apre ai vivaisti orticoli

[informazione pubblicitaria]

Un momento di grande rinnovamento e visione strategica per il futuro dell’agricoltura italiana si è realizzato a Bologna il 16 aprile scorso. Assosementi, nella sua assemblea, ha ufficialmente accolto i vivaisti orticoli nella sua associazione, un passo che si riflette nella nuova denominazione assunta di «Assosementi – Associazione Italiana Sementieri e Vivaisti». Questa integrazione strategica riunisce sotto un unico tetto i creatori di varietà vegetali, i produttori e distributori di sementi e, da oggi, anche i vivaisti orticoli, dando vita a un’organizzazione di categoria che rappresenta oltre 200 realtà a livello nazionale e un settore che insieme genera più di 1,2 miliardi di euro all’anno. L’associazione continua a mantenere una forte vocazione internazionale, aderendo a Euroseeds e ISF, le principali federazioni europee e mondiali del settore.

Semi e piantine: punto di partenza delle produzioni

L’inclusione dei vivai orticoli in Assosementi risponde a una logica che è intrinsecamente legata alla natura della produzione agricola moderna, sempre più complessa e interconnessa. La decisione è stata presa consapevoli delle molte affinità tra i due settori. Semi e piantine sono, per definizione, i punti di partenza di ogni coltivazione, le materie prime essenziali che determinano il potenziale produttivo e qualitativo.

Valorizzare e garantire i materiali di propagazione

«Sono prodotti che danno origine a tutte le coltivazioni, la materia prima e l’origine delle produzioni», ha ribadito il presidente in carica di Assosementi, Eugenio Tassinari. L’unione tra sementieri e vivaisti non è solo un semplice accorpamento, ma la naturale concretizzazione di una filiera virtuosa all’interno di un’unica entità rappresentativa. «Con questa apertura – ha continuato Tassinari – cresce la rappresentanza di un settore che fornisce materiale vegetale di riproduzione come sementi e piantine, risorse fondamentali per il funzionamento e la competitività delle principali filiere alimentari del nostro Paese».

Eugenio Tassinari, alla scrivania, dialoga con il sottosegretario Patrizio La Pietra

La decisione è nata dalla consapevolezza delle numerose affinità tra i due settori. C’è, innanzitutto, una necessità condivisa di valorizzare e garantire l’uso di materiale di propagazione controllato e certificato, contrastando la diffusione di materiale non verificato che potrebbe compromettere la qualità e la salute delle colture. «Che si tratti di semi o di piantine, le esigenze sono le stesse: quel materiale deve dare vita a colture sane, di qualità e in linea con le richieste del mercato, con una purezza varietale garantita», ha evidenziato Tassinari. La purezza varietale, insieme alla salute e alla performance, sono requisiti fondamentali sia per i semi sia per le piantine, rendendo l’integrazione tra sementieri e vivaisti un passo logico e strategico per elevare gli standard complessivi della filiera orticola.

Normative fitosanitarie al centro

Ci sono anche altri aspetti cruciali, come le normative fitosanitarie, che influenzano fortemente entrambe le attività e che ora trovano un terreno comune di confronto e azione all’interno dell’associazione. «Le piantine nascono dai semi, quindi rappresentano anch’esse un primo passo verso una filiera molto più operativa e concreta, che viene discussa e organizzata all’interno dell’asso- ciazione», ha concluso il presidente, descriven- do la visione di un’associazione integrata e più forte. L’Assemblea è stata anche un’opportunità per guardare al futuro dell’associazione con il rinnovo del Consiglio direttivo. Nelle prossime settimane il nuovo Consiglio sarà chiamato a eleggere il presidente e il vicepresidente che guideranno l’associazione per il prossimo triennio, definendo le strategie e le priorità della rinnovata rappresentanza. La rilevanza strategica del settore sementiero e vivaistico è stata ulteriormente rafforzata dalla partecipazione ai lavori assembleari del sottosegretario Patrizio La Pietra. «Il settore sementiero è cruciale per raggiungere l’obiettivo di sovranità alimentare che il Governo Meloni si è posto, e per questo motivo il dialogo, che va avanti da due anni e mezzo tra Masaf e Assosementi, deve essere potenziato», ha affermato La Pietra.

Più investimenti in ricerca e certificazione

Nel suo intervento il sottosegretario ha anche messo in evidenza l’importanza di aumentare gli investimenti nella ricerca e nelle attività di certificazione, promuovendo attivamente la collaborazione tra attori privati e istituzioni pubbliche per rafforzare l’intero settore a beneficio dell’agroalimentare italiano. Alla fine dell’assemblea il presidente Tassinari ha espresso gratitudine al sottosegretario per l’attenzione mostrata, sottolineando come «un’agricoltura moderna ed efficiente non possa prescindere da un sistema sementiero e ortovivaistico competitivo». L’apertura del tavolo sementiero e altre iniziative di supporto da parte delle istituzioni sono – si è detto nell’assemblea di Assosementi – segnali concreti di attenzione verso un settore strategico che, con l’ingresso dei vivaisti orticoli, «si presenta ora ancora più coeso e rappresentativo per affrontare le sfide future e contribuire in modo significativo alla competitività della filiera agroalimentare italiana ed europea».

L’importanza di una voce unica: il parere dei vivaisti

Le testimonianze dei vivaisti intervistati dipingono un quadro di speranza e determinazione: l’aggregazione in Assosementi non è un solo un traguardo, ma una solida base per costruire un futuro di qualità, riconoscimento e competitività per l’ortovivaismo e l’intera filiera agroalimentare italiana. Per troppo tempo i vivaisti orticoli si sono sentiti quasi invisibili. Spesso confusi con settori simili, come la floricoltura, ma sostanzialmente diversi, mancavano di una piattaforma unitaria per far valere le proprie istanze specifiche e ottenere il riconoscimento che meritano. «La rappresentanza del settore vivaistico è stata finora inesistente, con una rappresentanza che non è stata in grado di riflettere l’importanza tecnica ed economica di questo comparto all’interno della filiera agricola», sostiene Pietro Caggiano (Vivaio Co.Vi.Mer. nel Salernitano). «Questa novità è fondamentale perché finalmente abbiamo una sezione vivaistica all’interno di un’associazione come Assosementi, autorevole e riconosciuta. Ora avremo una rappresentanza istituzionale nei luoghi appropriati, mentre prima non avevamo la visibilità necessaria e le nostre istanze non venivano né ascoltate, né considerate», spiega Paolo Ristuccia (Vivaio Ecofaber con sedi nel Siracusano e nel Ragusano), sottolineando ulteriormente il problema della rappresentatività.

L’unione in Assosementi non è nata per caso, ma si basa su esperienze di collaborazione passate che hanno dimostrato quanto possa essere efficace la sinergia. «Diverse aziende vivaistiche hanno aderito dagli inizi al progetto di Assosementi “Road to quality”, che si occupa di tracciare la filiera; così, dalla collaborazione, siamo passati gradualmente all’affiliazione» aggiunge Ristuccia. Il vivaista orticolo non è solo un semplice propagatore, ma un vero e proprio trasformatore di una materia prima di altissimo valore tecnologico come il seme. Ad esempio, le sementi ibride F1 utilizzate oggi per le colture orticole sono il risultato di ingenti investimenti in ricerca da parte delle aziende sementiere, con caratteristiche specifiche di resistenza, produttività e qualità. Il vivaista prende questo seme, spesso molto costoso, e lo trasforma in una piantina robusta, certificata e capace di dare il massimo in campo, a volte utilizzando tecniche complesse e specializzate come l’innesto.

La sala che ha ospitato l’assemblea di Assosementi lo scorso 16 aprile

«Siamo nel mezzo tra le aziende sementiere che producono semi eccezionali e le aziende agricole che devono far fruttare un sistema produttivo», riassume perfettamente Giovanna Causarano (Vivaio Centro Seia, con strutture nel Ragusano, nel Maceratese e anche in Bosnia Erzegovina, Francia e USA), descrivendo il ruolo centrale del settore. Questa posizione comporta enormi responsabilità: una piantina di scarsa qualità o che non soddisfa le aspettative può compromettere investimenti significativi da parte degli agricoltori. «Possiamo dire che noi, sementieri e vivaisti, abbiamo sicuramente bisogno di una legislazione migliore e aggiornata sulla tematica sementiera» aggiunge Causarano facendo presente che ci sono anche battaglie comuni.

«L’attività ortovivaistica si fonda sulla trasformazione di sementi di alta qualità in piantine di altrettanta elevata qualità, posizionandoci come un anello fondamentale tra le aziende sementiere e i produttori agricoli, agendo come interlocutori diretti del mondo agricolo», osserva Massimo Marconi (Marconi Vivai nel Mantovano), ribadendo il ruolo attivo del vivaista nella filiera. L’integrazione in Assosementi ha anche l’obiettivo di stabilire standard qualitativi condivisi per la semente e la piantina, superando le attuali lacune legislative che permettono ancora, ad esempio, la vendita di semi con bassa capacità germinativa, non in linea con le reali esigenze di un’agricoltura moderna e produttiva. «Sedersi allo stesso tavolo ci permetterà di definire protocolli più rigorosi, garantire la salute del materiale di propagazione e gestire in modo più efficace i rischi lungo la filiera» conclude Marconi.

La nuova associazione favorirà anche una programmazione più efficiente. Le esigenze produttive dell’agricoltura moderna richiedono volumi e varietà specifiche, con tempistiche precise. Le aziende sementiere, con i loro cicli produttivi spesso lunghi e globali, e i vivaisti, che devono pianificare spazi e risorse, devono poter contare su previsioni di mercato affidabili. La sinergia all’interno di Assosementi può facilitare questo dialogo e garantire una maggiore fluidità e sicurezza nella disponibilità del materiale vegetale. Superare il tradizionale rapporto commerciale per arrivare a una vera e propria partnership è uno degli obiettivi principali che la casa comune Assosementi si propone di raggiungere.

L’unione tra le parti offrirà anche l’opportunità di affrontare insieme questioni cruciali come la gestione del rischio, cercando soluzioni condivise per proteggere tutti gli attori della filiera. L’allargamento di Assosementi ai vivaisti orticoli è un passo molto positivo, perché ora la filiera seme-pianta è completa in tutti i suoi aspetti», conclude Gianpaolo Casarotto (Rovigo Vivai). Avere una visione di filiera completa è fondamentale per il futuro. «Il vivaio è sicuramente un mix di tutto questo, ma credo che sia soprattutto un valorizzatore della ricerca sementiera, poiché una grande parte delle sementi e del miglioramento varietale avviene nelle serre» aggiunge Casarotto, evidenziando il ruolo tecnico e innovativo del vivaista.

È chiaro a tutti i vivaisti interpellati che avere una voce unica capace di dialogare con istituzioni, centri di ricerca e altri attori del mondo agricolo (come le organizzazioni agricole generali e gli organismi interprofessionali) è essenziale per promuovere innovazione, sostenibilità e competitività nel settore ortovivaistico, riconoscendo il suo ruolo strategico nell’agroalimentare italiano.