Riorganizzare il sistema foraggero: un caso aziendale

Disegnare una successione di colture foraggere capace di raggiungere i massimi livelli produttivi, calibrando in maniera oculata l’utilizzo dei reflui aziendali, senza la necessità di ricorrere, se non in minima parte, all’acquisto di nutrienti esterni è possibile e utile. Un sistema foraggero ben organizzato consente infatti di produrre alimenti per soddisfare più dell’80% dei fabbisogni della mandria.

Per illustrare i risultati che si possono raggiungere nel breve periodo dopo la riorganizzazione del sistema foraggero, riportiamo i dati relativi a un’azienda della pianura piemontese che dall’annata agraria 2019-2020 ha deciso di applicare i principi agronomico-zootecnici che prevedono di investire i terreni dell’azienda da latte con colture annuali, poliennali e intercalari che lavorino in maniera sinergica sia dal punto di vista agronomico, sia durante la formulazione delle diete per gli animali.

L’azienda in questione coltiva 84 ha e alleva circa 150 vacche in lattazione e un totale di 330 capi, con un carico animale pari a poco più di 3 Uba/ha. Prima della riorganizzazione del sistema foraggero l’azienda coltivava la maggior parte della superficie aziendale a mais (71%) e frumento (19%).

Solo una parte del mais veniva utilizzata in razione come trinciato integrale e farina, mentre la parte in eccedenza e tutto il frumento venivano venduti come granella sul mercato. Su circa il 40% dell’azienda si praticava la doppia coltura di loglio italico tagliato tardivamente (metà maggio) per la produzione di fieno seguito da mais per la produzione di trinciato integrale (grafico 1).

Il percorso di riorganizzazione ha previsto, per il successivo quinquennio, l’investimento progressivo di una parte dei seminativi a erba medica, il cambio di destinazione d’uso dei cereali vernini da granella a trinciato della pianta intera cui far succedere il sorgo, fino ad arrivare alle quote di investimento indicate con l’ultimo istogramma del grafico denominata «obiettivo».

Per la parte coltivata a mais la previsione è quella di investire circa il 50-60% della superficie e su circa la metà di questa prevedere la coltivazione del loglio italico in precessione. Tutto il mais è destinato alla produzione di pastone integrale di spiga e una parte degli stocchi viene successivamente raccolta per essere utilizzata come alimenti per la rimonta.

Dopo l’entrata a regime del nuovo sistema foraggero l’obiettivo è quello di dedicare tutta la superficie aziendale per l’alimentazione delle diverse categorie di animali allevati.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 2/2023
Sistema foraggero e latte, il “guadagno” c’è se il binomio è circolare
di E. Tabacco, F. Ferrero, S. Pasinato, L. Comino, G. Borreani
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