Transizione 5.0, il governo corre ai ripari

Dopo l’improvviso stop del 7 novembre al Piano Transizione 5.0, legato all’esaurimento dei fondi (a sua volta dipeso dalla rimodulazione delle risorse a valere sul Pnrr), il governo ha fatto una parziale marcia indietro, stanziando ulteriori 250 milioni di euro per il 2025 e accordando una nuova finestra temporale per la presentazione delle domande, con scadenza fissata al 27 novembre.

È quanto si legge nel testo – di cui L’Informatore Agrario ha preso visione – del decreto-legge in materia di investimenti e di produzione di energia da fonti rinnovabili, licenziato nelle scorse ore dal Consiglio dei ministri.

L’intervento, già anticipato dal Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso a seguito di un confronto con le associazioni d’impresa, mira a garantire che “tutti coloro che hanno presentato o presenteranno domanda – come ha spiegato il titolare del Mimit – possano, se in possesso dei requisiti, accedere all’incentivo programmato”.

Il decreto-legge varato dal governo, inoltre, prevede il divieto di cumulo degli incentivi del Piano Transizione 5.0 con quelli analoghi della 4.0, invitando tutte le imprese che hanno presentato domanda per l’accesso a entrambi i crediti d’imposta a scegliere uno dei due incentivi, comunicandolo in via telematica entro il 27 novembre 2025.

Accolte parzialmente le istanze delle organizzazioni

L’esaurimento delle risorse era stato aspramente criticato dalle organizzazioni agricole (e non solo), in quanto rappresentava una vera e propria “doccia fredda” per le migliaia di aziende che avevano programmato investimenti in beni strumentali materiali e immateriali finalizzati all’innovazione e alla riduzione dei consumi energetici, contando sul credito d’imposta concesso dalla misura, utilizzabile in compensazione per il pagamento dei Modelli F24.

Con questo attesto intervento il governo restituisce un po’ di ossigeno alle aziende, anche se il quadro legato ai crediti d’imposta per l’innovazione a disposizione delle imprese agricole resta in chiaroscuro per diverse ragioni. La prima di esse è che il cosiddetto Dl Transizione 5.0 introduce un termine per la presentazione delle domande che è comunque inferiore rispetto a quello del 31 dicembre originariamente previsto dalla misura, rischiando così di complicare gli investimenti già programmati. La seconda, e certamente più rilevante, ragione è che su tutta la partita pesa l’incognita del 2026 e la spada di Damocle dell’articolo 26 della manovra di bilancio, che attualmente prevede il divieto di utilizzare i crediti d’imposta in compensazione con i versamenti previdenziali e i premi INAIL, andando di fatto a penalizzare in particolar modo le imprese agricole, caratterizzate da una struttura fiscale semplificata e da limitate possibilità compensative.

di V. Aprili
Abbonati qui a L’Informatore Agrario