Con l’approssimarsi del termine di versamento dell’acconto Imu dovuto per il 2025, in scadenza il 16 giugno prossimo, le aziende devono iniziare a fare le verifiche e i conteggi per il calcolo dell’imposta che risulta essere tra quelle che più incidono nel bilancio delle imprese agricole, perché grava sugli immobili. In particolare, va verificata la sussistenza di agevolazioni o esenzioni che possono consentire un risparmio nel costo da sostenere.
L’Imu, che è dovuta dai proprietari o dai titolari di diritti reali sui beni, si versa relativamente a fabbricati, aree edificabili e terreni agricoli. Tuttavia, l’imposta non è dovuta sui terreni agricoli posseduti e condotti da coltivatori diretti oppure imprenditori agricoli professionali (iap) iscritti alla previdenza agricola.
A dimostrazione della conduzione diretta dei terreni agricoli o delle aree edificabili, con applicazione delle conseguenti esenzioni dall’attuale Imu, spesso viene richiamato, in caso di verifica, per gli uffici comunali, il fascicolo aziendale nel quale risultano i terreni condotti dall’azienda.
La Corte di cassazione è intervenuta sul tema delle agevolazioni Imu riservate ai terreni posseduti e condotti dagli agricoltori professionali, evidenziando come il fascicolo aziendale contenente i dati dell’azienda presso gli organismi pagatori, necessario per ottenere i contributi pubblici, non sia elemento sufficiente per dimostrare l’utilizzo del terreno ai fini dei benefici fiscali.
A nostro avviso la posizione presa appare troppo rigorosa, essendo i dati di utilizzo dei terreni indicati nel fascicolo comunque verificati dagli organi competenti.
Tratto dall’articolo in pubblicazione su L’Informatore Agrario n. 17/2025
Come si applicano le esenzioni Imu su terreni e fabbricati
di D. Hoffer
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