Mais e clima che cambia tra strategie di difesa attiva e passiva

La Sala che ha ospitato il convegno presso il Castello di Padernello

È stato un appuntamento da tutto esaurito il tradizionale evento tecnico di dicembre del Servizio Tecnico di Condifesa Lombardia Nord-Est, oggi FuturAgri, che quest’anno ha scelto una cornice d’eccezione: il Castello di Padernello in provincia di Brescia. La giornata ha celebrato anche il 50° anniversario del Consorzio e ribadito il ruolo di questo organismo, decisivo in un’agricoltura sempre più esposta a nuove emergenze.
La 13ª edizione del convegno ha avuto come tema centrale “Strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici nelle prime fasi di sviluppo del mais si è aperta con l’analisi di un’annata meteorologica, quella del 2025, senza precedenti. «Siamo reduci da un anno di grandi criticità – ha evidenziato in apertura Alessandro Iengo, direttore di Condifesa Lombardia Nord-Est. Il mais è una coltura chiave e le sfide poste dal cambiamento climatico richiedono attenzione costante e soluzioni concrete, basate su ricerca, innovazione e partnership libere da vincoli burocratici, per garantire agli agricoltori un supporto tecnico aggiornato».
Antonio Frigioni, di Radarmeteo/Hypermeteo, ha confermato la tendenza aggiungendo come giugno 2025 si sia distinto come il più caldo in Lombardia dal 1991 e in Europa occidentale dal 2003, con ondate di calore persistenti tra l’11 e il 16 giugno e dal 24 giugno fino ai primi di luglio. Condizioni che hanno messo a dura prova le coltivazioni, evidenziando la necessità di interventi mirati per difendere le colture primaverili come il mais».
Analisi e soluzioni
Dopo l’approfondimento meteo-climatico di Radarmeteo sugli eccessi di pioggia registrati in Lombardia nel 2024 e 2025, il confronto è entrato nel vivo con la relazione di Amedeo Reyneri dell’Università di Torino, ospite abituale del convegno. Il suo intervento ha evidenziato i nuovi strumenti agronomici per mitigare gli effetti del cambiamento climatico sul mais.
«Il cambiamento di scenario non è ancora stato colto nella sua complessità – ha avvertito Reyneri. Aumento dei gas serra, innalzamento delle temperature e concentrazione delle precipitazioni sono i tre pilastri del mutamento climatico che dobbiamo affrontare. Questi fattori influiscono anche su qualità e valore del prodotto. Il cambiamento è evidente soprattutto nel bacino Mediterraneo e nel Nord Italia. È fondamentale governare gli stress termico e idrico non solo per difendere le produzioni, ma anche per incrementarle».

Innovazione tecnologica e AI in agricoltura

La gestione razionale dell’azoto è stato l’argomento alla base dell’intervento di Jessica Murelli, responsabile agronomico Pioneer Italia assieme a  Jacopo Bacenetti dell’Università degli Studi di Milano. Il Pioneer Sustainability Program, hanno spiegato, è nato per produrre mais in modo sostenibile, dal punto di vista ambientale ed economico. Ciò avviene tramite l’azione combinata dello stabilizzatore Instinct e del biostimolante Blue N. Mirko Pavesi, Syngenta Arables Field Crop Expert & MDM Biostimulants, ha fatto il punto sull’importanza del diserbo: i primi 15-20 giorni dopo l’emergenza del mais sono infatti cruciali per il potenziale produttivo della coltura, che vede sempre meno sostanze attive autorizzate. Con Gino Mainardi di Cobo, realtà bresciana specializzata nell’agricoltura 4.0 con sede a Leno, si è discusso anche di Intelligenza Artificiale applicata all’agricoltura, un nuovo e importante strumento tecnologico per affrontare le sfide sempre più complesse del comparto.

Il confronto sul territorio

Non è mancato un momento di riflessione sulle problematiche del settore primario a livello provinciale. I presidenti di Coldiretti Brescia, Laura Facchetti, di CIA Brescia, Rossano Bellettati, e il presidente di Condifesa Lombardia Nord-Est, Giovanni Martinelli, hanno sottolineato la rinnovata importanza dei Condifesa e degli strumenti di gestione del rischio in un contesto in continua evoluzione climatica, normativa e di mercato.

Da sinistra: Rossano Bellettati, Albano Agabiti, Laura Facchetti, Giovanni Martinelli

«Abbiamo tagliato il traguardo dei cinquant’anni con un bilancio che ci ha permesso di diventare un punto di riferimento su scala nazionale – ha concluso Martinelli. Il sistema italiano dei Condifesa è oggi un modello per la gestione del rischio in agricoltura anche oltre i confini nazionali. Possiamo essere orgogliosi di quanto costruito, ma non possiamo abbassare la guardia di fronte a sfide che richiedono strumenti sempre nuovi a sostegno di un comparto centrale come l’agricoltura».
A chiudere i lavori è stato Albano Agabiti, presidente di Asnacodi, la federazione italiana dei Condifesa, che ha tracciato un quadro ampio delle criticità attuali e delle opportunità che i Consorzi di difesa possono oggi mettere al centro in tema di gestione del rischio: «la difesa passiva è l’ultimo strumento da mettere in campo dopo aver attivato tutte le strategie di prevenzione possibili – ha detto Agabiti – e per essere pienamente efficace ha soprattutto bisogno di tempestività nei risarcimenti».

Lorenzo Andreotti