UE in ritardo sui trattamenti con droni

Secondo il report «Agricultural drone industry insight» di DJI Agriculture, società cinese leader nel settore degli aeromobili a pilotaggio remoto, l’attenzione per i droni spray (impiegati per l’irrorazione) è sempre più alta. Le ragioni sono diverse: la crescente necessità di ottimizzare le risorse, l’aumento dei costi di produzione, una maggiore attenzione verso pratiche di agricoltura di precisione che promuovono redditività e sostenibilità.

Nel mondo

Negli 2024 negli USA sono stati irrorati con droni spray oltre 4 milioni di ettari. La Cina, dal canto suo, è all’avanguardia nell’adozione di tali aeromobili, con i Governi locali che hanno creato un contesto normativo favorevole, compresi sussidi significativi per l’acquisto e l’uso di questi veicoli. Anche l’India sta accelerando, ponendo particolare enfasi sull’inclusione sociale; ad esempio, il programma governativo «Namo drone didi» mira a fornire 15 mila droni a gruppi di auto-aiuto femminili con un sussidio dell’80%.

Il Giappone è tra i pionieri nell’introduzione dei droni in agricoltura, specialmente per l’irrorazione delle risaie.

In Canada l’irrorazione è consentita, ma un fitofarmaco non può essere asperso con un drone se questa specifica modalità non è espressamente autorizzata in etichetta, la quale deve contenere istruzioni dettagliate sulle procedure operative e sulle eventuali limitazioni.

In Europa

Invece l’uso di droni spray in Europa è limitato dalla direttiva 2009/128/CE, che ne vieta l’impiego se non tramite specifiche deroghe.

La Germania, ad esempio, ha iniziato a concedere autorizzazioni in deroga per l’uso dei droni per irrorazione dal 2021, soprattutto in foreste e vigneti.

Ad aprile 2024, la Francia ha dato il via libera all’uso di droni per l’irrorazione di fitofarmaci a basso rischio in specifici campi, come i vigneti in pendenza e le piantagioni di banane nelle Antille, in particolare Guadalupa e Martinica.

In Andalusia (Spagna) si stanno conducendo esperimenti avanzati sull’impiego dei droni per trattare gli oliveti, in collaborazione con DJI Agriculture.

In Svizzera invece i droni spray sono già utilizzati da diversi anni per applicare prodotti fitosanitari, fertilizzanti, sostanze chimiche, biocidi e altro ancora.

Il caso Italia

Nel frattempo, l’Italia sta iniziando a muoversi verso una regolamentazione più flessibile per i droni.

Un emendamento approvato nell’ambito del ddl Semplificazioni, attualmente in esame al Senato, prevede di eliminare l’obbligo del Certificato di operatore di Uas leggero (Luc), sostituendolo con le classi stabilite dall’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile).

Questa modifica è in linea con il regolamento UE 2019/945, che dal 1° gennaio 2024 richiede ai produttori di attestare la conformità del drone e di applicare una marcatura di classe (C1-C6).

La marcatura di classe è fondamentale per gli operatori poiché indica le caratteristiche tecniche del drone e le aree in cui questo può operare, garantendo così una maggiore armonizzazione delle normative a livello europeo e facilitando un uso sicuro dei velivoli; in sintesi, questo nuovo approccio normativo punta a semplificare l’accesso al mercato e a standardizzare le procedure per l’uso dei droni, anche in agricoltura.

Nonostante le novità introdotte, la distribuzione di prodotti fitosanitari per via aerea (inclusi i droni) nel nostro Paese è ancora vietata dall’articolo 13 del decreto n. 150/2012, che definisce le basi per il Piano di azione nazionale (Pan) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e recepisce la direttiva europea 2009/128/CE.

Le uniche eccezioni riguardano le irrorazioni non a carattere fitosanitario, ovvero di concimi, polveri (per la prevenzione di parassiti o malattie) e insetti utili nella lotta biologica.

Tuttavia, il Ministero della salute, con le linee guida del 21 novembre 2024, ha dato il via libera alla sperimentazione dell’irrorazione con droni in situazioni dove non ci sono alternative praticabili o dove il loro utilizzo può ridurre l’impatto ambientale e sulla salute rispetto ai metodi tradizionali.

Le sperimentazioni in corso nelle regioni Emilia-Romagna (per vite e alcuni ortaggi) e Lombardia (per vite, olivo e riso) stanno dimostrando l’efficacia dell’uso dei droni spray, evidenziando vantaggi in termini di efficienza, risparmio idrico e riduzione della deriva.

Claudio Costantino

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