Cucina Italiana Patrimonio Unesco: un risultato importante per l’agroalimentare made in Italy

La premier Giorgia Meloni tra i ministri Fancesco Lollobrigida e Alessandro Giuli

Il 10 dicembre la Cucina Italiana è entrata ufficialmente nella lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’Unesco. La notizia, rimbalzata sin dal mattino da Nuova Delhi – dove si è riunito i Comitato Intergovernativo – ha subito chiarito la portata dell’evento: non una semplice medaglia appuntata sul petto dell’Italia o un riconoscimento puramente culturale, ma un asset strategico fondamentale per il comparto primario.

Il peso specifico del risultato è stato sancito da una telefonata tra il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il ministro ha comunicato l’avvenuto riconoscimento ringraziando il Capo dello Stato per la vicinanza al settore, ricevendo dal Colle il compiacimento per un successo che rafforza il prestigio internazionale del Paese.

Soddisfazione espressa anche dalla premier Giorgia Meloni che, in un videomessaggio, ha rivendicato l’impegno dell’esecutivo: “Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida. Oggi celebriamo la vittoria di una Nazione straordinaria che, quando crede in sé stessa, non ha rivali e può stupire il mondo”.

Per il ministro Lollobrigida, il verdetto unisce orgoglio e pragmatismo economico: “È una consapevolezza dell’ulteriore valorizzazione di cui godranno i nostri prodotti e filiere. Sarà uno strumento per contrastare chi approfitta del valore del Made in Italy e un’opportunità per creare ricchezza sui territori”.

Il ministro della Cultura Alessandro Giuli, che ha lavorato in tandem con il collega del Masaf, ha precisato il perimetro della tutela: “Non è il singolo piatto a essere protetto, ma l’intero sistema della cucina italiana, inteso come patrimonio vivente fatto di pratiche, ritualità, rispetto della stagionalità e trasmissione di saperi tra generazioni”.

Sul fronte agricolo, l’analisi del presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha puntato dritta al mercato: il riconoscimento è una “certificazione di alto profilo, necessaria per fare chiarezza rispetto alla proliferazione dell’Italian Sounding”.

Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha avvertito che il traguardo “impone ora di fare squadra con una visione ambiziosa che coinvolga tutta la catena agroalimentare”.

Visione condivisa dal presidente di Cia-Agricoltori Italiani Cristiano Fini, che ha individuato il valore aggiunto nella “sinergia tra agricoltura e ristorazione, dove la biodiversità locale viene valorizzata quotidianamente anche dalla rete degli agriturismi”.

Per il presidente di Copagri Tommaso Battista, la cucina non è un elenco di ricette ma un rito sociale che si fonda “sull’apporto insostituibile dei produttori alla tenuta socioeconomica del Paese”.

Il mondo cooperativo ha rivendicato il proprio ruolo con i numeri: il presidente di Fedagripesca Confcooperative Raffaele Drei ha ricordato che dalle cooperative provengono il 50% del vino e il 60% del latte e formaggi Dop, auspicando ora campagne di promozione massicce.

A chiudere il cerchio, una nota di colore strategico: il presidente di Veronafiere Federico Bricolo ha accolto il verdetto direttamente a Nuova Delhi, durante una tappa delle preview di Vinitaly nel mondo. E così, con il tintinnio augurale dei calici di vino, a Nuova Delhi si è chiuso un cerchio aperto nel 2023, quando la proposta della candidatura fu suggellata a Verona con un brindisi al Vinitaly.

Mentre, durante tutto il giorno, a Roma, nel cortile del ministero dell’Agricoltura gli stand delle eccellenze agroalimentari, hanno accolto i visitatori per un momento celebrativo, la giornata ha trovato la sua chiusura ideale al Colosseo: in serata il monumento si è illuminato con il tricolore, validando visivamente un percorso che, partito dai campi coltivati, è divenuto Patrimonio dell’Umanità.

G.Me.