Prezzo del latte: al lavoro per «ammorbidire» l’inevitabile impatto

Sul latte si stanno addensano nubi che preoccupano gli allevatori. La questione neanche a dirlo riguarda il prezzo.

In questi due anni di quotazioni alte la produzione europea di latte è aumentata, soprattutto in Germania, Francia, Olanda e Irlanda. Per contro le esportazioni, proprio di questi Paesi, si sono contratte, dopo la svalutazione del dollaro americano voluta da Donald Trump, perché la valuta a stelle strisce è legata a quella di altri Paesi, come il dollaro australiano e neozelandese: due tra i principali importatori internazionali di commodities lattiero-casearie come burro e polveri.

Il latte e i derivati Ue che non partono più per raggiungere Nuova Zelanda e Australia si sono quindi riversati sul mercato interno, vale a dire Italia, Grecia e Spagna, portando a un ribasso, tanto repentino quanto rilevante, delle quotazioni del latte spot.

I prodotti lattiero-caseari europei sono oggi i più cari del mondo, non tanto per il prezzo, quanto per una questione valutaria, che non sembra essere all’ordine del giorno delle istituzioni UE a partire dalla BCE.

In Italia

Per il momento e fino a fine anno i prezzi subiranno quasi sicuramente ritocchi al ribasso, ma la vera questione è capire cosa succederà a gennaio.

Grandi operatori, come ad esempio Galbani (gruppo Lactalis), hanno già disdettato il latte con l’impegno a trattare il prezzo a partire da gennaio prossimo e il nostro Paese non è particolarmente dotato di infrastrutture in grado di ritirare e trasformare il latte in commodities per eliminare l’eccesso di offerta, come i Paesi d’Oltralpe.

Un eccesso generato non tanto da un aumento della produzione nazionale, che quest’anno sembra in linea con quella dello scorso anno, ma dalla contrazione dell’export di altri Paesi Ue.

Bisogna ricordare che Lactalis attraverso i propri marchi in Italia ritira a oggi circa 31 milioni di quintali di latte dei 130 prodotti in Italia, pertanto le decisioni del gigante d’Oltralpe possono condizionare il mercato nazionale del latte.

Le organizzazioni dei produttori sono al lavoro per capire se ci sono margini per «ammortizzare» quello che ormai sembra essere l’inevitabile atterraggio del prezzo del latte nei prossimi mesi.