Lo sviluppo della meccanizzazione in agricoltura ha avuto, recentemente, un’accelerazione impensabile specialmente nel settore della raccolta e nello specifico nella raccolta dei cereali dove, non solo si provvede a mietere il prodotto, ma nello stesso tempo, in fase di trebbiatura sul campo, lo si predispone per la trasformazione industriale, in vista dell’uso per gli utilizzi alimentari. La macchina presa in considerazione in questa nota è la mietitrebbia.
Tuttavia, quando ci si interroga su uno strumento di lavoro importante come questo, che deve funzionare al meglio per brevi periodi al fine di assicurare il raccolto nel minor tempo possibile e senza inconvenienti, sorge il desiderio di disporre di un mezzo semplice ed efficiente.
Le obiezioni più immediate a questa domanda sono generalmente.
- Cosa ne facciamo di tutta la tecnologia frutto del recente sviluppo?
- Si può pensare di poter tornare ai comandi elettroidraulici o addirittura meccanici per poter intervenire con chiavi e martello in caso di inconvenienti?
- Come possiamo rispettare le normative vigenti senza i dispositivi elettronici adatti?
Come sempre, di fronte ai quesiti di questo tipo sono necessari approfondimenti e ricerche importanti, inoltre è fondamentale interpellare il giudice principale per dirimere le questioni: il mercato.
Alcuni costruttori hanno già fatto questo esercizio e lo si evidenzia nell’attuale offerta di mietitrebbie proposta alla propria clientela; infatti, accanto ai modelli più avanzati tecnologicamente vengono proposti modelli cosiddetti «farmer» perché orientati alle aziende agricole a carattere familiare o simili.
Nell’articolo parliamo delle caratteristiche delle mietitrebbie: Fendt Corus, Claas Evion, John Deere Serie T5 e T6 e New Holland TC.
Tratto dall’articolo pubblicato su MAD Macchine Agricole Domani n. 7-8/2025
Mietitrebbie basiche e semplici: perchè no?
di A. Crivellini
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