Durante il Tavolo di filiera della carne bovina che si è tenuto al Masaf il 13 maggio scorso, con i lavori coordinati dal sottosegretario Giacomo La Pietra, è stata pronunciata più volte la frase «Piano strategico di settore» e cioè un intervento organico, razionale, solido per rilanciare un comparto che in passato è stato determinante per il sistema agricolo nazionale.
Questo settore però è da tempo alla ricerca di una propria identità e di un rilancio organizzativo, strutturale e di mercato.
Gli operatori economici invocano il piano in modo convinto.
Ora la parola passa al Masaf che ha il compito di elaborare una prima versione.
Le proposte dell’interprofessione
Per l’Oicb, l’Organizzazione interprofessionale della carne bovina composta da Confagricoltura, Cia-Agricoltori italiani, Copagri, Uniceb, Assalzoo, Assograssi e Fiesa Confesercenti, «la zootecnia bovina italiana da carne necessita di un’azione strutturata che riduca l’attuale dipendenza dai ristalli esteri, soprattutto dalla Francia, con quasi 800.000 capi l’anno, e che reagisca agli effetti delle tensioni geopolitiche delle emergenze sanitarie, come Blue tongue e malattia emorragica epizootica, e della crescente competizione internazionale, in particolare Nordafricana. Infatti, sebbene il mercato interno stia registrando un significativo aumento dei prezzi, la carenza di offerta e l’assenza di una filiera nazionale ben strutturata impediscono di cogliere appieno le opportunità di crescita».
Inoltre, si legge nel comunicato di Oicb una «priorità è quella di un Piano nazionale per la crescita della linea vacca-vitello e dei ristalli nazionali, per il quale è necessaria l’attivazione di un progetto strutturato che aumenti la produzione interna».
Tratto dall’articolo in pubblicazione su L’Informatore Agrario n. 20/2025
Per la filiera carne bovina serve un Piano nazionale
di E.Comegna
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