Il quarantacinquenne lussemburghese Christophe Hansen è commissario europeo all’agricoltura dal dicembre 2024.
Anche grazie alla spinta delle proteste degli agricoltori dell’anno scorso, che hanno fatto tornare l’agricoltura in cima all’agenda politica, in nemmeno un anno è stato capace di intensificare il ritmo al dibattito politico sull’agricoltura europea.
L’Informatore Agrario lo ha intervistato sulle tematiche “agricole” attualmente più divisive.

Commissario Hansen, quali sono le principali novità del regolamento omnibus sulla semplificazione?
Il costo medio annuo degli adempimenti amministrativi per gli agricoltori italiani è di 1.325 euro. Non è normale.
Le nostre proposte potrebbero far risparmiare fino a 1,58 miliardi di euro all’anno agli agricoltori dell’UE e 210 milioni di euro alle amministrazioni nazionali.
Gli agricoltori hanno dichiarato che i requisiti verdi, le condizionalità, rappresentano un onere per loro.
Per questo proponiamo di compensarli finanziariamente per il rispetto di alcuni requisiti, in particolare quello relativo alla protezione delle zone umide e delle torbiere.
Anche gli agricoltori biologici saranno esentati da quasi tutte le condizionalità, perché riteniamo che le norme sul biologico garantiscano lo stesso livello di protezione della natura.
Dopo lo smantellamento della condizionalità, quali sono i prossimi passi verso la semplificazione?
Innanzitutto, voglio essere chiaro: non stiamo allentando i requisiti di condizionalità. Il nostro lavoro di semplificazione non significa abolire i nostri obiettivi politici o i nostri elevati standard sociali e ambientali, ma al contrario realizzarli nel modo più efficiente possibile.
Il pacchetto di semplificazione è il primo passo del nostro lavoro per portare più pragmatismo nella Politica agricola comune.
E in termini di semplificazione, il lavoro non si ferma qui.
Prepareremo un altro pacchetto di semplificazione legislativa più ampio per la fine dell’anno, che riguarderà altre aree politiche oltre alla Pac che hanno un impatto sugli agricoltori, sulle imprese agroalimentari e sulle amministrazioni nazionali.
Come vuole rafforzare la «reciprocità » degli standard di produzione tra agricoltori europei e dei Paesi terzi?
Il nostro obiettivo non è imporre gli standard dell’UE ai nostri partner commerciali, ma piuttosto aumentare le ambizioni sulla base di obiettivi politici legittimi e in linea con gli impegni internazionali.
Intendiamo stabilire il principio secondo cui gli agrofarmaci più pericolosi vietati nell’UE per motivi sanitari e ambientali non possono rientrare attraverso le importazioni.
Ciò avverrà nel pieno rispetto degli obblighi internazionali e attraverso un dialogo rafforzato con le parti interessate e i Paesi terzi. Nel 2025 avvieremo un’analisi d’impatto per valutare attentamente gli effetti delle nostre politiche e prendere decisioni informate.
Ha detto che la riforma della Pac sarà presentata «insieme» al nuovo bilancio UE. Eppure, i regolamenti sull’Ocm e sui Piani strategici nazionali sono già cantieri aperti…
C’è molto da fare. I negoziati sulla futura Pac richiederanno molto tempo.
Era urgente agire su alcuni punti: rafforzare la posizione degli agricoltori nella catena di approvvigionamento alimentare, semplificare ulteriormente la politica agricola.
Questo è ciò che abbiamo fatto.
Ora questi testi sono in fase di discussione tra gli Stati membri e il Parlamento europeo e speriamo che i negoziati si concludano entro la fine dell’anno.
Tratto dall’articolo in pubblicazione su L’Informatore Agrario n. 19/2025
Pac: la parola d’ordine è semplificazione
di A. Di Mambro
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