Gli impatti della mastite sull’efficienza della stalla

Come noto, la mastite è una patologia infiammatoria della mammella causata prevalentemente da batteri; può essere classificata in base a:

  • rilievo dei patogeni, attraverso analisi batteriologiche dei campioni di latte;
  • contenuto cellulare nel latte: le cellule somatiche nel latte sono costituite per circa il 90% da globuli bianchi; la conta di queste cellule fornisce informazioni sulla risposta immunitaria della bovina e sul presentarsi di una mastite. Occorre ricordare che circa il 50% delle mastiti guarisce senza interventi di terapia, proprio grazie all’efficacia del sistema immunitario dell’animale. In alcuni casi, quando l’infiammazione è elevata, si hanno esami batteriologici negativi e conta di cellule somatiche tra le 100.000 e le 200.000 cellule/ mL di latte, ed è sufficiente somministrare antinfiammatori, senza antibiotici, proprio perché i batteri non sono più presenti;
  • presenza di segni clinici: si possono osservare, ad esempio, alterazioni nel latte o rossore e gonfiore dei quarti infetti, o dell’intera mammella, talvolta con innalzamento della temperatura corporea e dolore nella zona infiammata; in questo caso, si parla di mastite clinica. In assenza, invece, di segni clinici e con una elevata conta di cellule somatiche (solitamente superiore alle 200.000 cellule/mL), si parla di mastite subclinica e l’esame batteriologico, in questo caso, può risultare sia positivo sia negativo. Una mammella può essere definita sana solo se il latte di tutti i quarti ha avuto esito negativo all’esame batteriologico e se ha un contenuto cellulare inferiore a 100.000 cellule/mL di latte.

La mastite: un costo non solo economico

La presenza di batteri, l’innalzamento delle cellule somatiche e l’infiammazione della mammella, organo produttivo delle bovine, hanno un grave impatto economico: oltre al costo di una eventuale terapia, si devono considerare il calo produttivo (e la quota di latte scartato) e qualitativo del latte, l’accorciamento della lattazione, il peggioramento delle performance riproduttive e un rallentamento nel miglioramento genetico; ci sono poi costi ulteriori in caso di inefficacia della terapia, o in presenza di patogeni contagiosi (più lavoro, altri animali infetti, altri trattamenti, ecc.), e nel caso in cui l’animale sia da riformare precocemente (costo di macellazione e aumento della rimonta).

Il costo complessivo della mastite dipende dalla gravità dell’infezione e dalla sua eziologia, dal tipo di azienda e dalla sua gestione, dalle caratteristiche della bovina, come l’età, lo stadio di lattazione, la presenza di precedenti eventi mastitici o di altre patologie, e dal protocollo terapeutico adottato. Ma l’aspetto economico non è il solo a preoccupare: cali produttivi e riduzione della carriera dell’animale hanno anche influenze negative sull’impatto ambientale, argomento oggi sempre più discusso.

Come per l’impatto economico, l’entità del danno sull’ambiente dipende dal tipo di mastite, dal numero di parto ecc., ma è, in ogni caso, rilevante. Alcuni ricercatori hanno stimato che animali con mastite clinica emettono circa il 6,2% in più di CO2eq./t di latte rispetto ad animali sani. È stato anche stimato un potenziale di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 3,7% riducendo la conta delle cellule somatiche da 800.000 a 50.000 cellule/mL di latte.

Un sistema valido per rilevare i fattori di rischio di mastite e ridurre i relativi costi, economici e ambientali, è monitorare costantemente i dati aziendali riguardo allo stato produttivo e sanitario dei propri animali. Le informazioni devono essere raccolte in modo preciso poiché, oltre alla quantità dei dati, è importante che questi siano qualitativamente validi.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 3/2023
Mastite, l’impatto sulla stalla non è solo economico
di Maria Cecilia Bianchi, Maddalena Zucali
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