Prossima Pac: Regioni ancora protagoniste e ambiente al centro

L’Opinione di Paolo De Castro

Paolo De CastroCi vorranno ancora diversi mesi prima di avere la riforma della Politica agricola comune definitivamente approvata. Dopo il via libera al parere del Consiglio e di quello del Parlamento UE, ora inizieranno i triloghi, ovvero i negoziati tra le tre Istituzioni europee: Parlamento, Consiglio e Commissione che dovranno trovare un accordo sul pacchetto legislativo di riforma costituito da tre regolamenti: quello sui Piani strategici, quello sull’Organizzazione comune di mercato e quello sulla «governance» ovvero il finanziamento, la gestione e il monitoraggio dei sussidi.

La sessione plenaria del Parlamento europeo il 21 ottobre scorso, dopo una settimana di voti su oltre 2.000 emendamenti, ha approvato un parere che segna un importante cambio di paradigma rispetto alla proposta presentata dalla Commissione nel giugno 2018.

Regioni protagoniste

Infatti, la proposta della Commissione delegava agli Stati membri la definizione delle misure da attuare. Una proposta che, come ricordiamo da tempo, avrebbe significato rinazionalizzare la Pac e centralizzare le scelte per lo sviluppo rurale, togliendo alle Regioni l’autonomia di costruire i propri Psr, impedendo di fatto il dialogo diretto con le autorità europee.

Dopo oltre due anni di negoziato e con il voto a larga maggioranza dei giorni scorsi, il Parlamento ha di fatto ribaltato l’impianto della proposta Hogan riportando nelle sedi istituzionali dell’Unione l’individuazione delle misure e riassegnando alle Amministrazioni regionali l’autonomia decisionale, ristabilendo così il dialogo delle regioni con Bruxelles.

La portata di questo cambio di impostazione, se sarà confermato come ci auguriamo al termine dei triloghi, è determinante per continuare a garantire una vera e propria Politica agricola «comune».
Gli agricoltori europei saranno inoltre chiamati a nuovi e più stringenti impegni ambientali in linea con il Green Deal e le due strategie Biodiversity e Farm to fork.

Gli aiuti diretti saranno infatti assegnati ai produttori con una nuova condizionalità rafforzata che incorporerà le misure dell’attuale greening e, inoltre, si affiancherà a un menu di misure ecologiche, l’ecoschema, che la proposta del Parlamento vorrebbe rappresentassero almeno il 30% del totale degli aiuti. Il Consiglio si ferma al 20%.

Le risorse dello Sviluppo Rurale

La Pac si confermerà anche nella prossima programmazione 2021-2027 una delle voci più importanti del bilancio UE, con una dotazione di risorse in valore assoluto non molto diversa dall’attuale 2014-2020.

ll Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, in attesa di approvazione definitiva da parte del Consiglio, prevede circa 270 miliardi di euro, a prezzi correnti, per i pagamenti diretti, di cui oltre 25 per l’Italia, e più di 87 miliardi per lo sviluppo rurale, di cui 9,7 per l’Italia.

Risorse a cui si aggiungono circa 8 miliardi di risorse straordinarie del Next Generation Eu per lo Sviluppo rurale per fronteggiare l’emergenza Covid.

Per l’agricoltura italiana significa una dotazione aggiuntiva di 1,2 miliardi di fonte UE, che con il cofinanziamento nazionale diventano non meno di 2,4 miliardi da spendere per il biennio 2021-2022 per investimenti, giovani e agroambiente.

Tutto ciò comporterà uno sforzo straordinario per la nostra Amministrazione e per tutte le Regioni che dovranno riuscire in tempi brevi a mettere a punto gli adattamenti ai Psr per il biennio prossimo, che sarà in continuazione con le attuali regole Pac.

Guardiamo quindi con preoccupazione alle notizie di questi ultimi giorni sulla spesa dei Programmi di sviluppo regionale aggiornata a ottobre, secondo le quali l’Italia avrebbe speso solo poco più della metà dei fondi UE. Soldi che se non saranno utilizzati entro l’anno faranno perdere alle nostre aziende agricole 682 milioni di euro.

Paolo De Castro
Europarlamentare

 

Opinione pubblicata su L’Informatore Agrario n. 37/2020