Filiera suinicola: strategia condivisa cercasi

L’Opinione di Gabriele Canali

Gabriele Canali

Il tema non è nuovo: la conflittualità nella filiera suinicola italiana resta sempre a livelli elevatissimi, e una strategia condivisa per affrontare le criticità strutturali continua a mancare. Certo la pandemia non ha aiutato, ma le difficoltà e le tensioni sui mercati vengono da molto lontano e non sono nuove per la filiera. Negare questo e attribuire le difficoltà al lockdown significa non avere il coraggio di guardare in faccia la realtà.

Ne è una riprova la situazione di tensione che perdura, nell’ambito delle Cun, anche quando le controparti sono gli stessi allevatori; come nel caso della Cun suinetti, dove venditori e acquirenti sono allevatori delle diverse fasi del ciclo di vita del suino. In questo caso i «garanti» sono dovuti intervenire per ben 17 volte nelle prime 33 settimane dell’anno e per ben 7 volte non sono stati formulati i prezzi. Per la verità il ruolo abnorme dei «garanti» è evidente anche nell’ambito della Cun suini da macello: da inizio anno essi sono intervenuti ben 19 volte su 33 quotazioni e a queste va aggiunto un prezzo «non formulato». Come noto, le Cun vennero istituite a partire da maggio 2018 per risolvere il problema delle quotazioni, per semplificare il meccanismo di formazione dei prezzi e per avere uno strumento più efficace; stando così le cose, non si può certo parlare di successo. Finché la maggior parte dei prezzi non viene definita dalle parti c’è qualcosa che non va. I commissari hanno a disposizione molti dati, prima degli incontri, ma non sembrano in grado di riuscire a ricavarne una lettura condivisa che possa condurre, come sempre avviene tra controparti che sono «costrette» a comprare o vendere un prodotto, un prezzo adeguato, che risponda in modo logico alle condizioni di mercato, nazionale e internazionale.

Ma al di là di un miglioramento dell’efficacia delle Cun, il problema di fondo resta quello dell’assenza di una strategia condivisa per lo sviluppo della filiera. Troppo spesso si procede per compartimenti stagni o guidati solo dalle necessità del momento, se non da meri opportunismi di breve periodo. Ne sono un esempio, purtroppo, le difficoltà croniche che interessano, da troppo tempo, il prosciutto di Parma. I prezzi del prosciutto stagionato non sono ai minimi storici da diverse settimane a causa del Covid-19, ma per le difficoltà interne alla filiera.

Le modifiche ai disciplinari dei prosciutti dop per i quali è in corso l’iter di approvazione potevano essere l’occasione per una discussione ampia e aperta sulle prospettive per l’intera filiera suinicola italiana, ma l’occasione non è stata colta. Bene che i disciplinari abbiano finalmente proposto alcune modifiche assolutamente utili, ma certo una sede e un contesto veramente «di filiera» per ora manca.

Manca non solo una moderna interprofessione, ma una sede ampia nella quale discutere e soprattutto costruire, con continuità e lungimiranza, fuori dalle emergenze, una prospettiva di lungo termine per questa componente così importante della zootecnia italiana.

Un’altra occasione potrebbe essere fornita dall’opportunità di ragionare insieme, tra tutti i soggetti della filiera, in vista della nuova revisione della politica agricola comune. Una politica agroalimentare per la filiera è una necessità e un’opportunità, anche perché potrebbe consentire di affrontare diversi temi aperti: da quelli del benessere animale a quelli della gestione dei reflui zootecnici, dal tema della sostenibilità a quello dell’impiego di antibiotici e altri farmaci, dalle misure di sostegno in caso di crisi di mercato a forme più avanzate di programmazione produttiva dei prosciutti dop, dal sostegno alle Op e agli organismi interprofessionali alla promozione dell’innovazione nelle diverse fasi della filiera, alla promozione di forme contrattuali più avanzate, tra allevatori (per i suinetti) o tra allevatori e macelli (per i capi da macello).

Si tratta solo di alcuni esempi. Ciò che serve ora è un’azione coordinata ed efficace tra tutte le componenti della filiera.


Gabriele Canali

Università Cattolica del Sacro Cuore – Piacenza