Ricambio generazionale, le scelte che fanno la differenza

«Ricambio generazionale: le scelte che fanno la differenza» è il titolo del convegno organizzato da L’Informatore Agrario – Stalle da latte, con il sostegno di Mediolanum, lo scorso 15 febbraio durante Fazi 2020 a Montichiari (Brescia).
Massimo Doria, consulente specializzato nella pianificazione dei passaggi generazionali di aziende e fondi rurali, ha evidenziato come in Italia vi sia una scarsissima cultura su questi temi. Lo dimostrano i numeri della propensione nazionale, ad esempio, a ricorrere alla stesura di testamenti: 8% contro il 48% del Regno Unito, il 33% dell’Olanda e il 28% della Germania.

Nello specifico, mentre la Lombardia è al primo posto con oltre 11.700 testamenti pubblicati il Veneto con soli 3.400 si colloca al 10° posto in Italia. Il punto – ha evidenziato Doria – è che in assenza di un testamento e di una pianificazione, a decidere della successione non è il giovane imprenditore, né colui che passa il testimone, ma lo Stato mediante le leggi del Codice civile. Ciò provoca spesso la frammentazione dei fondi rurali, se non addirittura la cessazione dell’impresa agricola a causa di liti tra eredi agricoltori e eredi (fratelli/sorelle impegnati in altre professioni) non agricoltori, senza contare i casi particolari nei quali tra gli eredi vi possono essere minori piuttosto che membri acquisiti della famiglia.

A conferma di quanto sostenuto da Doria anche la testimonianza e l’esperienza di Michele Campiotti, specialista in allevamenti di vacche da latte: sul totale delle aziende agricole soggette a passaggio generazionale solo il 30% continua l’attività, e tale percentuale si riduce al 5% al terzo passaggio. Tale «moria» di imprese è in parte legata a motivazioni fisiologiche e in parte a mancata innovazione dovuta all’assenza di rinnovamento imprenditoriale. Campiotti ha osservato come spesso è proprio l’arrivo in azienda dei giovani a introdurre le innovazioni capaci di mantenere l’impresa sul mercato.

 

Gli interventi di Sergio Borella, dell’azienda agricola Borella Giaco ed Emilio di Barbata (Bergamo), e di Matteo Valinotto, dell’azienda agricola Valinotto di Piossasco (Torino) hanno mostrato come il loro ingresso nell’impresa di famiglia abbia portato a un netto miglioramento della competitività aziendale.

A titolo di esempio Borella ha riferito i suoi dati sulla riduzione dei costi di pareggio della produzione del latte del suo allevamento: 42,5 euro/100 L nel 2012 contro un prezzo di 44 euro/100 L, mentre a soli 7 anni di distanza, cioè nel 2019, a fronte di un prezzo del latte alla stalla di 42 euro/100 L il costo di produzione, in virtù delle innovazioni intraprese da Borella, era sceso a 31,1 euro/100 L.