Grano duro: cosa aspettarsi dal raccolto 2018

Quest’anno le condizioni sono tali da poter prevedere facilmente che il raccolto dei cereali 2018 non raggiungerà la qualità del 2017 e tanto meno le rese elevate del 2016.
Dopo un inverno tutto sommato mite, da aprile in poi si sono abbattute su tutto il Paese (soprattutto in Pianura Padana e sulla fascia tirrenica) delle piogge incessanti, che hanno reso difficile l’esecuzione delle normali operazioni colturali (diserbo, concimazioni e trattamenti fungicidi).

Primi risultati del duro «sotto trebbia»
Intanto è iniziata la trebbiatura nelle zone costiere del Sud (Manfredonia, Catania, Gela) e, piogge permettendo, in questi giorni dovrebbe iniziare la provincia di Foggia.
I primi risultati evidenziano per il grano duro rese a ettaro più basse dello scorso anno (dal 10 al 20% in meno), pesi specifici anche questi più bassi, ma accettabili (78-80 kg/hL) e proteine piuttosto buone, che per alcune varietà superano il 15%.
Il problema è che per i prossimi giorni sono previste ancora piogge in varie zone del Paese, anche sotto forma di violenti acquazzoni («bombe d’acqua»).
Come noto l’effetto principale di eventi climatici estremi a ridosso della trebbiatura è, oltre allo slavamento della granella, la riduzione del peso specifico, con conseguente declassamento qualitativo della granella. Potremmo assistere perciò (come tre anni fa) a una doppia quotazione del grano duro «fino» a Foggia, distinto tra «pre-pioggia» e «post-pioggia».

Centro-Nord: incognita DON
Al Centro-Nord le prospettive sono anche peggiori. In ampie zone del Nord e del Centro (Umbria soprattutto) molti campi si presentano allettati e con un’elevata umidità al suolo. La pioggia e le temperature miti di maggio hanno favorito la ricrescita di alcune infestanti, per cui anche se il grano maturasse a breve, sarebbe difficile raccoglierlo con l’umidità (< 13%) raccomandata.
Inoltre si rilevano danni più o meno gravi alle spighe, che sicuramente compromettono il potenziale produttivo e qualitativo.
C’è poi l’incognita del DON (deossinivalenolo): il Fusarium della spiga è ben visibile in molti campi, ma non è ancora detto che comporti livelli di contaminazione elevati.
Insomma, come in Puglia possiamo attenderci ragionevolmente una resa inferiore al 2017 e una riduzione di 2/3 punti di peso specifico, come dimostrano anche i primi dati sull’orzo.