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Vita in Campagna
Sommario rivista Approfondimento
06
Giugno

  2006
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GUIDA ILLUSTRATA VECCHIE VARIETA'
Fico: riscopriamo un frutto antico coltivando le vecchie varietà locali


 


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Le varietà di fico in Italia sono sempre state molto numerose.
Gallesio, nei suoi diari di viaggio, pur individuando molteplici sinonimie ed omonimie – attribuibili in buona parte all’influenza che le diverse condizioni ambientali possono avere sul prodotto – ne nomina più di 450. A differenza di quanto si è verificato per altre specie (melo, pero, pesco, ecc.), per il fico non si è avuto un lavoro di miglioramento genetico che abbia portato alla costituzione recente di nuove varietà e neppure si è verificata, da parte dei produttori e dei commercianti, una scelta, tra le centinaia di varietà da tempo diffuse, per individuare quelle che potrebbero meglio rispondere alle esigenze della moderna commercializzazione.
Pertanto, nella descrizione che segue, abbiamo cercato di dare la preferenza a quelle varietà locali che, per il sapore del frutto e per la produttività, pensiamo che possano meglio soddisfare le aspettative del piccolo produttore.
È bene ricordare che il fico che mangiamo deriva dallo sviluppo di un’infiorescenza, detta siconio. Le pareti interne di questa infiorescenza, che nella forma somiglia a una piccola trottola, sono tappezzate di piccolissimi fiori.
Le varietà qui descritte hanno solo fiori femminili, che, salvo in una (la Troiano), si sviluppano in frutto per partenocarpia, cioè senza bisogno di essere fecondati.
Invece i fiori della Troiano, come quelli di altre varietà tipiche del Meridione d’Italia, hanno bisogno, per svilupparsi, di essere fecondati. A ciò provvede un piccolo insetto appartenente all’ordine degli Imenotteri (Blastophaga psenes) che raccoglie il polline dai fiori maschili, contenuti nei siconi di fichi selvatici anch’essi molto diffusi nell’Italia del sud.
Ricordiamo anche la distinzione tra i vari tipi di fico: si chiamano fòrniti (o fichi veri) quelli che derivano da infiorescenze che si formano tra la primavera e l’estate all’ascella delle foglie e che maturano tra l’estate e l’autunno; alcuni di questi, in ambienti con clima particolarmente mite, riescono a maturare tardi, tra novembre e dicembre, e sono detti cimaruoli; si chiamano infine fioroni quelli che derivano dallo sviluppo di siconi che si formano verso la cima del ramo in crescita (cioè al di sopra dei fòrniti); questi si ingrossano nella primavera successiva e maturano in estate.
Riteniamo utile richiamare l’attenzione sul fatto che il fico, per dare i migliori risultati produttivi per quantità e qualità anche nelle regioni settentrionali o in alta collina, deve vivere in posizioni calde, soleggiate, possibilmente protette a nord.
In qualunque luogo, poi, per gustare a pieno la prelibatezza dei frutti, occorre staccarli dall’albero quando sono ben maturi, spesso quando cominciano a raggrinzirsi.

 

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