GUIDA ILLUSTRATA VECCHIE VARIETA' |
|
Fico: riscopriamo un frutto antico coltivando le
vecchie varietà locali |
Le varietà di fico in Italia sono sempre state molto
numerose.
Gallesio, nei suoi diari di viaggio, pur individuando molteplici sinonimie
ed omonimie – attribuibili in buona parte all’influenza che le diverse
condizioni ambientali possono avere sul prodotto – ne nomina più di 450. A
differenza di quanto si è verificato per altre specie (melo, pero, pesco,
ecc.), per il fico non si è avuto un lavoro di miglioramento genetico che
abbia portato alla costituzione recente di nuove varietà e neppure si è
verificata, da parte dei produttori e dei commercianti, una scelta, tra le
centinaia di varietà da tempo diffuse, per individuare quelle che potrebbero
meglio rispondere alle esigenze della moderna commercializzazione.
Pertanto, nella descrizione che segue, abbiamo cercato di dare la preferenza
a quelle varietà locali che, per il sapore del frutto e per la produttività,
pensiamo che possano meglio soddisfare le aspettative del piccolo
produttore.
È bene ricordare che il fico che mangiamo deriva dallo sviluppo di
un’infiorescenza, detta siconio. Le pareti interne di questa infiorescenza,
che nella forma somiglia a una piccola trottola, sono tappezzate di
piccolissimi fiori.
Le varietà qui descritte hanno solo fiori femminili, che, salvo in una (la
Troiano), si sviluppano in frutto per partenocarpia, cioè senza bisogno di
essere fecondati.
Invece i fiori della Troiano, come quelli di altre varietà tipiche del
Meridione d’Italia, hanno bisogno, per svilupparsi, di essere fecondati. A
ciò provvede un piccolo insetto appartenente all’ordine degli Imenotteri (Blastophaga
psenes) che raccoglie il polline dai fiori maschili, contenuti nei
siconi di fichi selvatici anch’essi molto diffusi nell’Italia del sud.
Ricordiamo anche la distinzione tra i vari tipi di fico: si chiamano
fòrniti (o fichi veri) quelli che derivano da infiorescenze che si
formano tra la primavera e l’estate all’ascella delle foglie e che maturano
tra l’estate e l’autunno; alcuni di questi, in ambienti con clima
particolarmente mite, riescono a maturare tardi, tra novembre e dicembre, e
sono detti cimaruoli; si chiamano infine fioroni quelli che
derivano dallo sviluppo di siconi che si formano verso la cima del ramo in
crescita (cioè al di sopra dei fòrniti); questi si ingrossano nella
primavera successiva e maturano in estate.
Riteniamo utile richiamare l’attenzione sul fatto che il fico, per dare i
migliori risultati produttivi per quantità e qualità anche nelle regioni
settentrionali o in alta collina, deve vivere in posizioni calde,
soleggiate, possibilmente protette a nord.
In qualunque luogo, poi, per gustare a pieno la prelibatezza dei frutti,
occorre staccarli dall’albero quando sono ben maturi, spesso quando
cominciano a raggrinzirsi.
|