POLITICA |
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Allevatori lombardi pronti alla mobilitazione |
Accordo interprofessionale da ridiscutere.
In Lombardia si discute la strategia per ridefinire il prezzo del latte
crudo alla stalla. La richiesta minima dei produttori è di rivedere del
10-12% il prezzo concordato.
Nei giorni scorsi si è tenuto a Cremona l’ennesimo incontro tra i presidenti
regionali della Lombardia di Coldiretti, Confagricoltura e Cia (Nino Andena,
Franco Bettoni e Mario Lanzi) finalizzato a definire una strategia comune
del mondo agricolo in vista dell’incontro del prossimo 11 settembre con i
rappresentanti di Assolatte, per riavviare la trattativa sul prezzo di
riferimento regionale del latte alla stalla.
Prima dell’atteso appuntamento con l’industria di trasformazione, i vertici
delle organizzazioni agricole regionali incontreranno i rappresentanti del
mondo della cooperazione del settore lattiero-caseario, al fine di
confrontarsi sulla situazione di mercato che è caratterizzata da un mercato
del latte spot che a fine agosto ha sfiorato addirittura 0,50 euro/L.
Le richieste agricole
Dunque, i rappresentanti del mondo agricolo regionale lombardo rivendicano
un aggiustamento del livello di prezzo pagato agli allevatori.
Infatti, secondo l’accordo regionale, valido sino al prossimo 31-3-2008,
cioè a conclusione della campagna 2007-2008, il prezzo base è poco superiore
ai 33 centesimi di euro/L.
Ma,
come detto, la congiuntura favorevole dei mercati ha fatto lievitare in modo
consistente la domanda di materia prima, tanto che le quotazioni del latte
spot hanno superato costantemente negli ultimi mesi i 40 centesimi di
euro/L, e i mercati del Grana Padano e del Parmigiano-Reggiano, che erano
fermi da tempo, stanno puntando al rialzo.
È proprio dalla constatazione che il mercato è in deficit di materia prima
che Coldiretti, Confagricoltura e Cia sono partite per chiedere un
aggiornamento del prezzo del latte già all’inizio di luglio. Tanto più che
il costo delle materie prime ha inciso in modo consistente e determinante
sui costi di produzione, in particolare quelli legati all’alimentazione del
bestiame, da parte degli allevatori.
Tra l’altro sono già partite alcune iniziative, anche legali, per poter
arrivare a una revisione degli accordi stipulati.
Per la prima volta si potrebbero infatti presentare le condizioni oggettive
previste dal Codice civile, tali da richiedere un aggiornamento del prezzo a
causa della eccessiva onerosità intervenuta rispetto agli accordi.
In altri termini, il forte aumento dei costi delle materie prime e
dell’alimentazione non consente di ottenere una remunerazione adeguata dalla
produzione di latte, nonostante il mercato presenti listini molto alti nelle
quotazioni del latte.
Ma le richieste del mondo agricolo riguardano anche l’adeguamento dei
parametri di pagamento della qualità e la necessità di introdurre delle
verifiche periodiche sul prezzo e/o l’introduzione di un opportuno indice
che ne consenta in modo automatico l’adeguamento alle condizioni di mercato
al dettaglio del latte e di un paniere di principali derivati.
Coldiretti, Cia e Confagricoltura auspicano che «gli industriali siedano al
tavolo della trattativa, consapevoli della necessità di giungere a un nuovo
accordo aderente alla realtà del mercato, garantendo un’adeguata
remunerazione agli allevatori e senza aggravare i bilanci delle famiglie,
visto che nella forbice tra prezzi alla produzione e al consumo c’è già
sufficiente margine, considerato che il prezzo del latte in Italia aumenta
di oltre quattro volte dalla stalla alla tavola, dove raggiunge il valore di
oltre 1,4 euro/L, tra i più alti in Europa».
«Se così non fosse – hanno aggiunto i tre presidenti delle organizzazioni
agricole in un comunicato stampa congiunto – abbiamo definito una serie di
iniziative sindacali che prevedono una forte mobilitazione dei nostri soci e
in particolare abbiamo già messo in cantiere l’invio da parte di ogni
singolo allevatore di comunicazioni mirate ai rispettivi acquirenti, per
richiedere la revisione dei contratti in essere, adeguandoli in conformità
agli accordi che potranno essere assunti in sede regionale dalle loro
organizzazioni di rappresentanza, alle quali hanno già provveduto a
conferire preciso mandato a procedere alla negoziazione di un nuovo prezzo».
Inoltre, se tale adeguamento non sarà concordato entro 15 giorni, la stessa
comunicazione informerà gli acquirenti che Coldiretti, Confagricoltura e Cia
hanno pieno mandato a notificare agli acquirenti «le disdette dell’accordo
di somministrazione di latte attualmente in essere, che ogni singolo
allevatore firmerà e consegnerà nelle mani delle loro rispettive
organizzazioni».
Se i Cobas del latte, riuniti ai primi di settembre a Montichiari (Brescia)
da Roberto Cavaliere, minacciano di portare il loro latte alla
polverizzazione in Germania, l’avvertimento di Coldiretti, Cia e
Confagricoltura suona, oltre che più credibile, certamente più determinato a
raggiungere l’obiettivo di un aggiustamento del prezzo di base.
Viste le aspettative, fare ipotesi sulla percentuale di adeguamento che
verrà chiesto dalle organizzazioni agricole della Lombardia è azzardato,
poiché le cifre che si rincorrono sono le più svariate.
Ma tutte non scendono al di sotto di una soglia minima del 10-12% di
adeguamento, da aggiungere al prezzo dell’accordo che resterebbe valido come
riferimento, ma verrebbe variato in funzione della nuova realtà del mercato
lattiero-caseario.
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