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Politica agricola al centro della tutela
ambientale e dei cittadini |
FORUM internazionale COLDIRETTI-Studio Ambrosetti a BRUXELLES.
Dal Forum emerge l’immagine di un’agricoltura sempre più legata ad ambiente
e salute dei cittadini europei, tanto da prospettare un allargamento della
pac dopo il 2013 all’intero settore agroalimentare.
Al centro dell’agricoltura ci devono essere concetti come multifunzionalità,
sostenibilità ambientale, legame con il territorio, attenzione al
consumatore e alle sue esigenze, orientamento al mercato e sempre meno
condizionamenti derivanti dalla pac».
Così Sergio Marini, presidente di Coldiretti, ha aperto i lavori del Forum
organizzato assieme allo Studio Ambrosetti dal titolo «Dal territorio la
salute per la nuova Europa» svoltosi a Bruxelles lo scorso 5 giugno con cui
Coldiretti ha celebrato la Giornata mondiale dell’ambiente.
L’organizzazione sindacale continua la riflessione sul futuro
dell’agricoltura italiana ed europea. Un futuro che non può essere slegato
da quanto sta accadendo al pianeta a livello ambientale e climatico, ma
anche all’uomo occidentale sempre più afflitto da problemi di salute dovuti
a cattiva alimentazione e inquinamento.
E dietro a quel «territorio» richiamato nel titolo del Forum si può
senz’altro vedere il settore che provvede alla produzione di derrate
alimentari e alla conservazione e gestione dell’ambiente: l’agricoltura.
«Nell’Unione un bambino su quattro è affetto da obesità – ha dichiarato
Paola Testori Coggi, direttore generale aggiunto della Dg salute e tutela
dei consumatori della Commissione Ue – e l’alimentazione oggi è diventata il
principale rischio di morte nei Paesi della Comunità».
Servono politiche per promuovere la consapevolezza dei consumatori e su
questo fronte «il dialogo con il comparto agricolo è fondamentale».
Dopo il 2013 una pac agroalimentare
Agricoltura-alimentazione-salute, un asse che diventerà sempre più forte e
qualificante per l’agricoltura europea anche secondo Klaus Dieter Borchardt,
capo di gabinetto del commissario Mariann Fischer Boel.
«Possiamo continuare - si chiede Borchardt - con una pac orientata solo al
settore agricolo?». «Non è ora che la pac si occupi di tutta la catena
alimentare» con un approccio politico «integrato» – ha continuato Borchardt
– che incentivi l’intera filiera (agricoltura, trasformazione e commercio)?
Le politiche dopo il 2013 necessitano di credibilità e giustificazioni agli
occhi della pubblica opinione, pena un attacco frontale al bilancio
agricolo.
«Dobbiamo salvare la struttura della nostra agricoltura, diversa da quella
industriale degli Stati Uniti - ha proseguito Borchardt - anche dopo il
2013». «La nostra agricoltura è fatta di grandi aziende ma anche di tante
piccole imprese famigliari» in grado di rispondere ai principi della
multifunzionalità e dell’ecocompatibilità. «L’agricoltura europea - ha
continuato Borchardt - dovrà sempre più soddisfare la domanda di sicurezza
alimentare, di qualità, di benessere animale dei consumatori».
Ma con la stessa decisione con cui dichiara la necessità di tutelare anche
le piccole aziende agricole, il capo di gabinetto si schiera per una
agricoltura sempre più orientata al mercato. Il che si traduce in una
graduale riduzione dei pagamenti diretti, nell’eliminazione entro il 2015 di
quote di produzione, set aside, aiuti accoppiati, distillazioni,
restituzioni all’export, diritti di impianto.
Agricoltura sempre più orientata al mercato
Su questa linea anche Fabrizio De Filippis dell’Università di Roma.
«È necessario completare la riforma iniziata nel 2003 – ha dichiarato il
professore – e in tal senso auspico il disaccoppiamento totale subito per l’ocm
ortofrutta».
L’orientamento al mercato secondo De Filipps non deve mostrare indecisioni,
per questo «i pagamenti unici aziendali vanno regionalizzati». In altre
parole fissati per aree omogenee, indipendentemente dai dati produttivi
aziendali del triennio di riferimento (2000-2002).
E ancora bisognerà applicare con più coraggio la condizionalità «perché il
sostegno – ha dichiarato De Filippips – alla lunga è giustificabile solo se
subordinato in modo visibile ad azioni virtuose su temi sensibili ai
cittadini».
Anche Borchardt insiste sulle produzioni sostenibili e sulla tutela
dell’ambiente. «I pagamenti diretti – ha affermato – non possono essere
legati alla tutela del prezzo, ma devono essere rivolti a coprire beni e
servizi pubblici generati dall’agricoltura e non remunerati dal mercato».
«Bisogna rafforzare il secondo pilastro anche ridefinendo la modulazione –
ha rilanciato De Filippis – che potrebbe essere spinta oltre il 10%».
Gli fa eco Gianni Pittella, membro della Commissione per i bilanci del
Parlamento europeo, che prospetta anche un cofinanziamento alla spesa
agricola nella misura del 10% da parte degli Stati nazionali. «La struttura
della spesa Ue – ha dichiarato Pittella – non può continuare a vedere circa
il 50% delle risorse destinato all’agricoltura».
È necessario reperire fondi per la ricerca, l’innovazione e la
competitività.
Su questa linea anche Jean Paul Fitoussi, presidente dell’Osservatorio
francese delle congiunture economiche. Anzi, Fitoussi si spinge oltre ed
evidenzia la necessità di «creare una comunità economica dell’energia, della
tecnologia e dell’ambiente» sul modello della comunità economica del carbone
e dell’acciaio.
«Questa – ha proseguito Fitoussi – è la vera alternativa alla sudditanza
energetica dell’Unione Europea e in particolare al leader russo Vladimir
Putin. La maggior indipendenza energetica dell’Unione ne aumenterebbe il
peso politico e anche su questo aspetto l’agricoltura può giocare un ruolo
chiave».
Insomma, dal Forum di Bruxelles emergono indicazioni chiare sul futuro ruolo
chiave dell’agricoltura europea, alla base di un ambiente sano e vivibile e
fonte di alimenti di qualità e sicuri.
Coldiretti punta alla trasparenza
Ma sono emersi anche alcuni aspetti critici molto concreti per l’agricoltura
e ci ha pensato Marini, a conclusione dei lavori, a ricordare al modo
politico e istituzionale quali sono le istanze di Coldiretti per assicurare
un futuro «imprenditoriale» all’agricoltura europea.
Innanzitutto l’indicazione d’origine in etichetta. «L’organizzazione è
assolutamente determinata e continuerà questa battaglia – ha asserito Marini
– in difesa della volontà dei consumatori. La mancanza dell’indicazione
d’origine non è un ostacolo al libero scambio come afferma l’Unione, anzi
rappresenta una carenza di trasparenza e in quanto tale una limitazione
della concorrenza tra prodotti e produttori».
E riprendendo i concetti con cui aveva aperto i lavori Marini elenca ciò che
l’organizzazione si aspetta dall’Unione Europea: «Innanzitutto politiche che
premino l’agricoltura dai comportamenti virtuosi, che garantiscano la
riconoscibilità dei prodotti e della loro orig5ne, unico strumento per
permettere la valorizzazione del legame con il territorio.
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