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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
24
 13 - 19 Giu.

  2008
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Attualità, L'Informatore Agrario PRIMA PAGINA

Fame, prezzi, biocarburanti, clima: emergenze vere e presunte

Quattro grandi temi discussi al vertice Fao
Si è concluso il vertice Fao 2008 denominato ufficialmente: «Conferenza di alto livello sulla sicurezza alimentare mondiale: la sfida dei cambiamenti climatici e delle bioenergie». Con un titolo onnicomprensivo di questo tipo non ci si poteva aspettare molto. Così è stato: una risoluzione finale generica, buona per tutte le stagioni. L’essere presenti, da parte di capi di Stato, tra cui alcuni molto discussi, è stato lo scopo prevalente rispetto alla discussione della sostanza dei temi.
Una conferenza inutile? Sembrerebbe di sì, ma vi è un lato positivo. Dopo molti anni si è ricominciato a parlare dell’agricoltura in termini di settore strategico dell’economia mondiale. L’agricoltura è «tornata di moda» e numerosi sono i recenti rapporti delle agenzie internazionali.
Volendo sintetizzare, quattro sono i temi sul tappeto. Il primo è drammatico: 850 milioni di persone hanno gravi carenze alimentari. Secondo: il vertiginoso rialzo dei prezzi di molti prezzi agricoli da un anno a questa parte. Terzo: l’uso di produzioni agricole alimentari per ricavarne biocarburanti. Quarto e ultimo tema: l’influenza dei cambiamenti climatici sulle produzioni agricole.
Anche se molti commentatori e politici hanno tendenza a collegare questi argomenti tra loro, questa correlazione è a volte solo apparente. Partiamo dalla fame del mondo: esiste ed è grave, è però in diminuzione. Dal 1993 a oggi è diminuita del 20% (Fonte: Fao). Solo nell’Africa sub-sahariana appare strutturale. Negli altri Paesi non è un problema agricolo, ma di ridistribuzione delle risorse e pertanto squisitamente politico. Troppi sono i regimi inefficienti e corrotti e troppe le guerre, dichiarate o meno, in Africa e in Asia.
Il vertice Fao ha avuto il merito di focalizzare il discorso su questi poveri. Se nel mondo vi sono popolazioni senza il cibo occorre farglielo avere. Questo non rimuove le cause, ma non importa, poi si vedrà. Speriamo che i soldi promessi dai Paesi donatori siano versati e utilizzati a questi fini.
Veniamo ora al secondo e controverso punto: i prezzi agricoli alti. Ebbene, i prezzi elevati sicuramente incidono sia sul volume degli aiuti, perché alle organizzazioni internazionali servono più soldi per acquistare cibo, sia sulla spesa delle popolazioni, spingendo famiglie, ora solo povere, verso la fame.
Il criminalizzare gli alti prezzi agricoli è però un errore economico: se esaminiamo i dati dei molti Paesi in via di sviluppo negli ultimi vent’anni si vede chiaramente che i prezzi agricoli alti hanno favorito lo sviluppo dell’agricoltura e l’aumento dei redditi delle famiglie e il passaggio indolore delle popolazioni a settori non agricoli. Due esempi tra i tanti: il cacao in Uganda, dove l’aumento del prezzo ha permesso il decollo di aree rurali prima poverissime, e la Cina, la cui agricoltura si è sviluppata solo dopo le riforme sui diritti di proprietà e la liberalizzazione dei prezzi (Ibrd, 2008).
Non dobbiamo avere paura dei prezzi alti: sono la cura, non la malattia dell’agricoltura mondiale.
Terzo tema, le bionergie come causa di tutti i mali. Dal punto di vista etico qualcosa stride vedendo usare prodotti alimentari come carburanti. Trascurando il Brasile, che usa canna da zucchero, le superfici a mais americane sul totale mondiale sono però molto modeste. Correlare i prezzi alti delle commodity con i biocarburanti è azzardato. I prezzi agricoli sono cresciuti essenzialmente per l’aumento della domanda alimentare. L’intera Asia sta uscendo dal sottosviluppo e chiede maggiore e migliore cibo. Una moratoria sulla destinazione del mais a biocarburante servirà a poco.
Quarto punto: l’ambiente. Abbiamo già citato su queste pagine le attendibili proiezioni di centri studi internazionali sui futuri spostamenti delle produzioni da alcune aree del pianeta ad altre a causa dei cambiamenti del clima. L’India subirà trasmigrazioni verso il Nord delle colture del Sud, compreso il riso.
I problemi sono inimmaginabili. Tutti questi elementi indicano la necessità di una «nuova rivoluzione agricola» a livello mondiale. Se non si produrrà di più, i prezzi saliranno ancora e solo i ricchi potranno nutrirsi, con squilibri sociali forti.
L’avvenire è affidato all’aumento delle produzioni agricole e data la carenza di terre coltivabili questi aumenti passano per l’aumento delle rese. Aumenti possibili solo attraverso la ricerca scientifica, le scienze biologiche prima di tutto, ogm compresi.
 

Sommario Antonio Piccinini


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