POLITICA
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La lingua blu si diffonde nella Pianura Padana |
Otto bovini da latte positivi nel veronese.
Un’ampia area ad alta densità zootecnica è ora soggetta a restrizione nella
movimentazione dei capi sensibili. Timori per un rapido espandersi
dell’epidemia.
Il
Ministero della salute ha annunciato che il 25 marzo scorso il Centro di
referenza nazionale di Teramo ha confermato, per la prima volta, la
positività per il sierotipo 8 del virus della blue tongue in bovini da latte
autoctoni in un’azienda nel comune di Isola della Scala, in provincia di
Verona. L’azienda, si legge nella nota firmata il 27 marzo dalla direttrice
Gaetana Ferri, è sede di focolaio primario ed è composta da 139 bovini da
latte di cui 8 capi sono risultati positivi ai test virologici.
La direzione ha anche informato gli organismi internazionali (Adns-Sistema
europeo di notifica delle malattie animali e Oie-Ufficio mondiale della
sanità animale) e sono state istituite le zone di restrizione delle
movimentazioni conformemente alla direttiva Ce n. 75/2000 e al regolamento
Ce n. 1266/2007. La zona soggetta a restrizione della movimentazione dei
capi sensibili è un’area di 150 km di raggio a partire dal focolaio. L’area
totale è suddivisa in tre sottoaree concentriche, soggette a misure di
restrizione di diversa entità come brevemente specificato di seguito:
- area infetta, è il territorio compreso nel raggio di 20 km dal focolaio;
- area di protezione, è la zona compresa tra 20 e 100 km dal focolaio;
- area di sorveglianza, è l’area compresa tra 100 e 150 km dal focolaio.
La zona regolamentata complessivamente riguarda perciò tutto il Veneto, la
provincia di Trento, la Lombardia con esclusione delle province di Como e
Varese e l’Emilia-Romagna con esclusione di Forlì e Rimini. Di fatto è la
gran parte della Pianura Padana.
Nell’ambito di ogni zona le autorità veterinarie applicano specifici piani
di controllo e sorveglianza della malattia.
Gli animali possono essere movimentati solo all’interno di ciascuna zona
muniti di certificazione veterinaria rilasciata dopo visita clinica per
accertarsi che non vi siano sintomi della malattia.
I capi grassi da macello provenienti dalla zona infetta possono essere
macellati solo in impianti situati nell’area di 150 km soggetta a
restrizione.
Gli animali situati in zona di restrizione, ma fuori dalla zona infetta,
possono essere macellati sia all’interno della zona di restrizione sia in
impianti situati all’esterno ma a norma del regolamento Ce n. 1266/2007.
Nessun divieto, invece, per l’ingresso di animali provenienti da zone
indenni o vaccinati all’interno delle zone di restrizione, dalle quali
tuttavia non potranno più uscire.
Allevatori in tensione
La situazione suscita preoccupazione nelle autorità sanitarie e negli
allevatori data l’elevata concentrazione di animali sensibili nella zona.
Altri casi sospetti sono attualmente oggetto di verifica.
L’aumento delle temperature favorirà lo sviluppo e la diffusione degli
insetti vettori per cui l’epidemia potrebbe rapidamente diffondersi anche
grazie all’alta concentrazione di animali sensibili.
Le preoccupazioni maggiori riguardano gli allevamenti di bovini da latte
veneti e lombardi laddove la malattia causa i danni più gravi.
Il focolaio rappresenta una doccia fredda anche per gli ingrassatori che
pensavano di intravedere uno spiraglio nella possibile ripresa delle
importazioni di ristalli dalla Francia. Nei giorni scorsi è stato infatti
raggiunto un accordo tra le autorità veterinarie italiane e francesi che
consente la ripresa immediata delle importazioni di bovini dalle zone
libere, non soggette a restrizioni, dal territorio transalpino. In secondo
luogo viene anche consentito l’ingresso in Italia dei bovini risultati
positivi ai test per la blue tongue da almeno 60 giorni, poiché nel
frattempo hanno sviluppato gli anticorpi e perciò, secondo il regolamento Ce
n. 1266/2007, sono «naturalmente immunizzati» e quindi equiparabili agli
animali vaccinati.
Le quantità disponibili di queste categorie di animali sono senz’altro
limitate ma tuttavia sono utili in una fase di blocco totale di cui non si
intravede ancora uno sbocco a breve termine. Bruxelles ha infatti rinviato
alla prossima riunione del Comitato veterinario, che si terrà a metà aprile
prossimo, la decisione sulla proposta di riduzione del tempo intercorrente
tra la vaccinazione e l’esportazione degli animali (attualmente 90 giorni).
Ironia della sorte, proprio nei giorni scorsi il Ministero della salute ha
disposto l’avvio della campagna di vaccinazione 2008 nelle regioni del
Centro e Sud dell’Italia nonché nelle Isole per i ceppi esotici dei
sierotipi BTV 1, 2, 4, 9, 16 ripartiti secondo le aree specifiche.
La campagna sarà gestita dalle Regioni con le modalità previste nello
specifico protocollo predisposto dal Ministero. Gli animali da sottoporre a
vaccinazione sono delle specie ovina, caprina, bovina e bufalina.
I vaccini utilizzati sono quello di tipo vivo attenuato monovalente per il
sierotipo 1, prodotto dall’Istituto zooprofilattico di Teramo, mentre sia il
vaccino inattivato bivalente per i sierotipi 2 e 4 sia il vaccino inattivato
monovalente per il sierotipo 9 sono prodotti da Merial Italia.
L’immunità si ottiene dopo quattro settimane dall’unica somministrazione nel
caso del vaccino vivo e dopo un richiamo, a 30 giorni dalla prima iniezione,
nel caso dei vaccini inattivati. Disposizioni dettagliate del Ministero
riguardano l’età degli animali e il periodo in cui sottoporre alla
vaccinazione gli animali delle varie specie. Solo in Sardegna sono alcune
migliaia i giovani bovini che attendono la vaccinazione per poter essere
inviati soprattutto nelle aziende da ingrasso del Centro e Sud Italia.
Ora che il sierotipo BTV 8 ha iniziato la sua diffusione nella Pianura
Padana le autorità veterinarie dovranno rapidamente, prima che giunga
l’estate, considerare anche la vaccinazione straordinaria nelle regioni
padane, unico strumento che consente di controllare la malattia e di
limitare i danni negli allevamenti.
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