POLITICA
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Semine boom per i frumenti |
Dopo le quotazioni record degli ultimi mesi.
Gli investimenti a grano duro in Italia hanno toccato il massimo storico,
con 1,7 milioni di ettari a coltura. È cresciuta del 14% anche la superficie
destinata a frumento tenero. Sensibili incrementi anche nel resto d’Europa.
Le semine dei cereali nell’autunno del 2007 sono state assai diverse dagli
anni immediatamente precedenti.
Gli agricoltori italiani hanno reagito in modo evidente a due eventi di
fondamentale importanza: l’impennata delle quotazioni delle materie agricole
di base, con particolare riferimento al frumento duro e agli altri cereali,
e la decisione dell’Unione Europea di fissare a zero il tasso percentuale di
set aside obbligatorio per i raccolti del corrente anno.
Aumenti attesi
Da diverse settimane era diffusa la consapevolezza che quest’anno ci sarebbe
stato un forte aumento delle semine dei cereali.
Ora quella che era solo un’impressione è diventata una concreta realtà, alla
luce dei risultati dell’indagine condotta da Ismea, in collaborazione con
Unione seminativi, sull’evoluzione della coltivazione nazionale di cereali
autunno-vernini nella campagna di semina 2007-2008.
C’è stata un’esplosione delle semine di frumento duro e tenero e una
parziale riduzione delle superfici investite a orzo.
Grano duro
Per il frumento duro l’indagine conoscitiva ha evidenziato una crescita
delle superfici del 18% con un aumento del numero di ettari coltivati pari a
circa 260.000, arrivando così a sfiorare la soglia di 1,7 milioni di ettari
che è anche il massimo storico toccato dalla coltura negli ultimi anni in
Italia.
Da notare la forte crescita della coltivazione di grano duro nelle regioni
settentrionali, con incrementi superiori al 100% in Piemonte e in Veneto, al
70% in Emilia-Romagna e pare al 27% in Lombardia.
Frumento tenero e orzo
Per il frumento tenero le previsioni di Ismea indicano una superficie
investita di 750.000 ha, grazie a un incremento di 92.000 ha rispetto al
2007, con un balzo del 14%.
Per quanto riguarda l’orzo, c’è stata una riduzione di 43.000 ha, pari al
13%.
Il documento Ismea sulle previsioni di semina per la corrente campagna
riporta anche l’evoluzione temporale dei prezzi all’origine dei cereali,
rilevando che dal 2003 a oggi c’è stata una lunga fase di stabilità che è
durata fino alla metà del 2007, alla quale è poi seguita una fase di rapida
e consistente lievitazione dei prezzi.
A fronte di quotazioni medie che si attestano attorno a 150 euro/t, nel
corso del periodo giugno 2003 giugno 2007, l’attuale quotazione del frumento
duro in Italia si attesta attorno a 500 euro/t.
Inferiore è stato l’incremento del prezzo del frumento tenero, che a
febbraio 2008 si è attestato a 278 euro/t, con un aumento del 60% rispetto
allo stesso periodo dell’anno precedente, e dell’orzo quotato 262 euro/t.
Cosa succede in Europa
Anche nel resto d’Europa si è registrato un incremento della superficie
coltivata a cereali nel corso della corrente campagna di
commercializzazione.
La Commissione europea ha recentemente calcolato un aumento delle semine di
cereali di 2,9 milioni di ettari, per un incremento complessivo del 5,2%
rispetto all’annata precedente.
Tutti i cereali sono in crescita, con incrementi percentuali compresi da un
minimo del 2,4% per l’orzo, a un massimo del 10,1% per la segale.
Le proiezioni della Commissione calcolano un aumento della superficie a
frumento tenero, nell’Unione Europea a 27 Paesi membri, di 1,5 milioni di
ettari e un incremento della coltivazione di mais di 400.000 ha (+5,3%).
Per quanto riguarda l’andamento della produzione stimata, la Commissione
europea prevede un aumento dell’offerta cerealicola complessiva del 10,3%, a
fronte di un incremento delle superfici del 5,2%.
Evidentemente si conta su un favorevole andamento climatico e su un aumento
delle rese rispetto alla campagna di commercializzazione precedente.
Gli agricoltori europei hanno in tal modo reagito alla favorevole
congiuntura di mercato, che ha prodotto un aumento dell’indice dei prezzi
all’origine dei prodotti cerealicoli del 50,3% nel corso del 2007 (fonte
Eurostat), a fronte di un più modesto incremento del 7,5% dell’indice che
rappresenta la totalità dei prodotti agricoli e zootecnici.
Di contro, sempre nel 2007 e per l’intera Unione Europea a 27, si è
verificato un incremento dell’indice dei prezzi dei fattori produttivi
utilizzati nell’azienda agricola, per un importo pari al 6,1% per i beni e
servizi correnti e per gli investimenti in agricoltura. Pertanto, l’aumento
dei costi di produzione è risultato inferiore a quello dei prezzi di vendita
dei prodotti agricoli, almeno per quanto riguarda il settore dei cereali.
La notizia dell’incremento delle semine dei cereali in Italia e in Europa è
stata giudicata favorevolmente dagli operatori economici e dall’opinione
pubblica, entrambi preoccupati di avere garantito un adeguato
approvvigionamento di materie prime di base e, possibilmente, di tenere
sotto controllo il fenomeno dell’aumento dei prezzi che sta causando, in
Europa e nel mondo, la crescita del tasso di inflazione alimentare.
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