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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
10
 7 - 13 Mar

  2008
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Attualità, L'Informatore Agrario POLITICA

L'acqua è poca,diamoci da fare

Intervista al presidente dell'Anbi Massimo Gargano.
La stagione primaverile comincia sotto auspici preoccupanti per la scarsità di pioggia, a conferma che le stagioni siccitose non sono più un’eccezione. È quindi sempre più urgente elaborare strategie per gestire al meglio la risorsa acqua, a cominciare dal piano nazionale degli invasi.



M. Gargano - Informatore AgrarioL’inverno che si sta concludendo, non particolarmente piovoso, fa temere una stagione estiva ancora all’insegna della scarsità idrica. Su questo tema, anche alla luce dell’approvazione del decreto «milleproroghe» che ha corretto una «svista» della Finanziaria sul futuro dei consorzi di bonifica, abbiamo rivolto alcune domande al presidente dell’Associazione bonifiche Massimo Gargano.

Come si presenta, a oggi, la situazione idrica del Paese?
È preoccupante soprattutto in Puglia e Basilicata, dove abbiamo già chiesto l’attivazione delle procedure d’emergenza per concertare l’uso dell’acqua fra i diversi soggetti interessati, nel rispetto delle priorità stabilite dalla legge. Anche al Nord i grandi laghi sono sotto le medie stagionali e le indicazioni meteorologiche non fanno ritenere eventi tali da scongiurare un’altra stagione siccitosa. È necessario prendere atto di una realtà evidente: sono cambiate le condizioni climatiche; piove meno e in maniera diversa, più concentrata nel tempo e nello spazio.
Conseguentemente, bisogna attrezzare il territorio; per questo, continuiamo a richiedere il varo di un Piano nazionale degli invasi, che individui aree dove creare piccoli e medi bacini in pianura o collina in sintonia con le espressioni del territorio. Una rete di nuovi «laghetti artificiali» o di casse di espansione a latere dei fiumi è indispensabile per raccogliere le acque piovane da utilizzare nei momenti di crisi. È necessario prenderne urgentemente coscienza.
La Finanziaria 2008 si occupa ampiamente delle risorse per i consorzi e degli investimenti per la tutela dell’acqua. Come saranno gli anni a venire?
L’ultima legge finanziaria prevede la prosecuzione del Piano irriguo nazionale (Pin) e concede un ulteriore contributo di 100 milioni di euro per i prossimi 15 anni a decorrere dal 2011. Inoltre autorizza la spesa annuale di 5 milioni di euro per gli anni 2008, 2009 e 2010 per la progettazione delle opere previste nel Pin. Come Anbi lo riteniamo un risultato di grande importanza perché ottenuto in un momento di limitati investimenti in infrastrutture e che riconosce, quindi, la rilevanza assunta dall’irrigazione nell’ambito della politica economica del Paese. Nel mercato sempre più globalizzato, avere a disposizione acqua è un indispensabile elemento di competitività agricola, da cui dipende gran parte del valore produttivo di un settore sempre più vocato alla qualità e senza contare le positive implicazioni di carattere ambientale che derivano da una ottimale gestione del patrimonio idrico. Dobbiamo dare atto, in questo senso, dello specifico impegno del ministro delle politiche agricole Paolo De Castro che si è dimostrato particolarmente sensibile su questi temi.
In questo scenario quale potrà essere il ruolo dei Consorzi?
L’operato dei Consorzi di bonifica sul territorio, raccordato con l’azione svolta dall’Anbi in sede nazionale, è fondamentale per l’attuazione del Piano irriguo nazionale fondato su progetti immediatamente cantierabili, redatti sulla base di esigenze territoriali non più rimandabili, accentuate dalle variazioni climatiche in atto.
Proprio queste necessità ci fanno oggi affermare, come ho ricordato all’inizio, il bisogno di un Piano nazionale degli invasi che, abbinando esigenze ambientali e di salvaguardia idrogeologica, crei quelle indispensabili riserve d’acqua da utilizzare nei sempre più ricorrenti periodi di siccità.
Nei momenti di emergenza idrica, inoltre, i Consorzi di bonifica hanno svolto un ruolo determinante non solo nel segnalare in tempo il problema e sollecitare l’attivazione di «cabine di regia» dedicate al problema, ma anche nel razionare l’uso della risorsa idrica nelle campagne, riducendo al minimo le conseguenze per la produttività agricola e per tutto il territorio.
I Consorzi devono rapportarsi anche con una mutata realtà ambientale.
I Consorzi di bonifica sono organi di autogoverno del territorio che, affondando le radici nella storia, sono però realtà di straordinaria modernità, essendo la concreta applicazione del principio costituzionale della sussidiarietà e un esempio di federalismo applicato. Il loro futuro è legato non solo all’indispensabile lavoro svolto quotidianamente al servizio del territorio, ma alla capacità di saperlo comunicare, auspicando che una maggiore serenità nel confronto politico permetta una reale conoscenza dell’attività svolta dalla bonifica. Infatti, i Consorzi di bonifica sono enti pubblici di autogoverno i cui costi per il funzionamento degli organi amministrativi sono a carico della contribuenza degli utenti privati, che eleggono democraticamente gli organi.
Presidente Gargano, come vede i Consorzi di bonifica fra dieci anni?
Rafforzando il ruolo di enti di autogoverno del territorio e mantenendo la missione originale di gestione del reticolo idraulico minore a scopo prevalentemente irriguo, nonché di difesa idrogeologica del territorio, i Consorzi di bonifica avranno sicuramente crescenti responsabilità in campo ambientale e nella salvaguardia della sicurezza alimentare. Quantità e qualità delle acque di superficie sono un elemento determinante per il futuro del nostro Paese e non solo per i già citati riflessi sulla produttività agricola ma anche per la ricchezza originaria che è il nostro territorio, elemento di cui l’Italia è dotata in maniera impareggiabile. Qualsiasi ipotesi di sua valorizzazione in questi termini, nel futuro, non potrà prescindere dall’attività dei Consorzi di bonifica. Già oggi, infatti, sono molti i progetti di rinaturalizzazione affidati ai Consorzi di bonifica oltre alle tecniche di ingegneria naturalistica applicate ormai da anni nella gestione dei corsi d’acqua.
L’innovazione è sempre più indispensabile.
Per quanto riguarda l’innovazione, da tempo i Consorzi di bonifica sono impegnati nella ricerca e nell’applicazione di soluzioni per l’ottimizzazione d’uso della risorsa idrica in campo agricolo: dall’utilizzo dei sistemi di rilevamento satellitare alle tecniche di fitodepurazione per il riutilizzo della acque reflue, fino all’applicazione di una prassi dimenticata, quale l’uso plurimo dell’acqua.
Il Piano irriguo nazionale, inoltre, contribuirà in maniera determinante alla sostituzione delle reti di distribuzione irrigua ormai fatiscenti, la cui modernizzazione ha già portato, negli anni più recenti, la soglia di utilizzo dell’acqua in agricoltura al di sotto del 50% del fabbisogno idrico del Paese.
Le Regioni possono ora procedere al riordino dei Consorzi di bonifica e di miglioramento fondiario secondo i nuovi criteri definiti recentemente di intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni. Cosa potrebbe cambiare?
Il testo del decreto «milleproroghe», recentemente convertito in legge, ci soddisfa perché corregge un «abbaglio» che avrebbe comportato danni enormi al già fragile equilibrio ambientale del nostro Paese e aumentato esponenzialmente i costi dell’acqua ai fini irrigui e quindi ridotto la competitività delle imprese agricole. Non è il riordino della bonifica che ci spaventa, se questo vuol dire adeguare una normativa del 1933, ma è necessario riconoscerne le nuove domande a cui bisogna rispondere, come ad esempio sul fronte delle conseguenze derivate dai cambiamenti climatici.
Oggi ci preoccupa chi non riconosce la straordinaria modernità di un istituto che costituisce un’esperienza unica di partecipazione democratica all’autogoverno del territorio. Penso che i Consorzi di bonifica siano un’esperienza concreta di federalismo applicato! Discuterli nel nome dei «costi della politica», rischiando di mettere in crisi la già difficile gestione idrogeologica del Paese (l’acqua non rispetta certo i confini amministrativi di una Provincia o, peggio, di un Comune) o di consegnare in mani private la gestione delle risorse idriche (con ovvi incrementi di costo a carico delle imprese agricole e, quindi, dei consumatori), è sicuramente lontano dalle vere esigenze del Paese.
L’ho già detto pubblicamente e lo ribadisco: noi non abbiamo alcun interesse a difendere situazioni di inefficienza, anche quando la colpa sia da cercare nella gestione di un Consorzio di bonifica.
Se l’obiettivo del legislatore è quello di ottimizzare il nostro impegno e il nostro lavoro, siamo disponibili a ogni confronto, purché privo di pregiudizi su enti che, nella stragrande maggioranza dei casi, operano quotidianamente e in silenzio per garantire una sicura gestione delle acque, condizione prima a ogni ipotesi di sviluppo del territorio e protezione dalla straordinaria ricchezza del made in Italy agroalimentare, culturale, paesaggistico e storico di cui il nostro Paese è ricchissimo.


 

Sommario Francesco Survara


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