POLITICA
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Il Parmigiano-Reggiano vince una battaglia |
Verdetto a due facce della corte di giustizia.
La sentenza dei giudici di Lussemburgo stabilisce che il Parmesan può essere
solo Parmigiano-Reggiano dop, ma resta ancora da combattere in sede europea,
perché ogni Stato membro sia tenuto a sorvegliare e a reprimere le eventuali
contraffazioni.
Passi avanti importanti per la tutela della dop Parmigiano-Reggiano
nell’Unione Europea. La Corte di giustizia europea ha infatti stabilito che
solo il formaggio recante la denominazione di origine protetta (dop)
Parmigiano-Reggiano può essere venduto con la denominazione «Parmesan».
La pronuncia della Corte di Lussemburgo si riferisce alla causa intentata
tre anni fa dalla Commissione europea contro la Germania rea, secondo
l’Esecutivo comunitario, di non tutelare a sufficienza la dop
Parmigiano-Reggiano perché consentiva sul suo territorio la
commercializzazione di un formaggio denominato Parmesan ma non appartenente
alla dop.
Il lato negativo della sentenza
Tuttavia
la Corte ha respinto il ricorso della Commissione perché, a parere dei
giudici europei, non ha dimostrato che l’ordinamento tedesco non tutela a
sufficienza la dop. I giudici hanno ritenuto che nell’ordinamento tedesco
siano presenti gli strumenti adeguati a garantire la tutela sia degli
interessi dei produttori, sia quelli dei consumatori.
Inoltre la Corte sottolinea che, contrariamente a quanto sostiene la
Commissione, uno Stato membro non è tenuto ad adottare d’ufficio i
provvedimenti necessari per sanzionare, nel suo territorio, le violazioni
delle dop provenienti da un altro Paese membro.
La Corte aggiunge che gli organi di controllo cui incombe l’obbligo di
assicurare il rispetto delle dop sono quelli dello Stato membro da cui
proviene la dop medesima.
La soddisfazione del Mipaaf e del Consorzio
Preso atto con soddisfazione della sentenza in quanto riconosce che il
Parmesan è sinonimo di Parmigiano-Reggiano, il ministro delle politiche
agricole Paolo De Castro ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa
tenutasi a Roma il 26 febbraio, un’azione immediata a Bruxelles per
modificare l’articolo 13 del regolamento 506/2006 con una indicazione
esplicita sul fatto che gli Stati membri dove si commercializza o si produce
impropriamente un prodotto tutelato sono tenuti a intervenire d’ufficio per
sanzionare e bloccare le falsificazioni.
«Esprimiamo soddisfazione per un lavoro di squadra tenacemente condotto
negli anni – ha affermato il ministro – e voglio sottolineare il ruolo
fondamentale della Commissione europea, scesa in campo direttamente, e
l’impegno costante del Consorzio di tutela del Parmigiano-Reggiano».
È la prima volta nella storia della Comunità europea che la Commissione
scende direttamente in campo contro uno Stato membro su questo argomento e
la circostanza – a giudizio di molti osservatori – fa ben sperare circa la
possibilità che sia lo stesso Esecutivo a pretendere la modifica
dell’articolo 13.
Soddisfazione è stata espressa dal Consorzio di tutela del
Parmigiano-Reggiano. Il presidente Roberto Alai, che ha tenuto la conferenza
stampa insieme al ministro, ha detto, esprimendo gratitudine verso la
Commissione Ue e gli uffici del Mipaaf, che si è trattato di un «successo
totale». A suo parere la «sentenza finalmente sgombra definitivamente il
campo dalle ambiguità dietro le quali si sono nascosti contraffattori che
hanno procurato danni economici e d’immagine a un prodotto cui si lega
l’attività di 20.000 operatori e che, all’origine, vale oltre 800 milioni di
euro e circa 1.500 al consumo». Se però la Commissione avesse vinto – ha
aggiunto in una nota Alai – «questo poteva diventare davvero un caso
emblematico sul come si tutela sino in fondo chi produce eccellenze legate
al territorio».
I distinguo delle organizzazioni
Coldiretti è apparsa un po’ meno entusiasta della sentenza. Una nota della
Confederazione rileva, non senza una lieve ironia, che «l’atteso stop alla
vendita sul mercato comunitario del Parmesan non ha trovato impreparata
l’industria del falso made in Italy, che ha già fatto arrivare sugli
scaffali dei supermercati europei il pamesello, il parma, il rapesan e il
pasgrasan, pronti per sostituire la più nota imitazione del
Parmigiano-Reggiano».
Di vittoria non completa ha parlato la Cia perché la sentenza europea ha
lasciato aperto il problema delle modalità dei controlli. Per questa ragione
– sottolinea – «è indispensabile che il nostro Governo intervenga con
determinazione a Bruxelles».
Di «sentenza pilatesca» anche se importante parla Confagricoltura. Per ora –
avverte – «saranno i produttori a pagare non solo i controlli interni per il
rispetto del disciplinare, ma anche quelli fatti nei Paesi esteri. È un
attacco al cuore dei prodotti di qualità – sostiene la Confagricoltura – che
ne mette in discussione principi basilari». «Speriamo che questa sentenza –
conclude Confagricoltura – non infici il lavoro del Parlamento europeo, che
recentemente ha iniziato l’iter di approvazione del nuovo regolamento
sull’etichettatura».
«Ci sono voluti tre anni, un tempo lunghissimo per un settore produttivo
sottoposto a continue pressioni da parte di un mercato liberalizzato, per
ottenere una vittoria dovuta sul caso Parmesan, che ora auspichiamo possa
funzionare da apripista per tanti altri casi di contraffazione ai quali
assistiamo, per ora, impotenti», ha detto il presidente del coordinamento
delle centrali cooperative agricole Paolo Bruni. «Ben venga – ha aggiunto –
l’azione del Ministero delle politiche agricole per l’adeguamento della
normativa comunitaria che autorizza gli Stati membri a intervenire con
sanzioni».
«È un risultato importante quello che scaturisce dalla sentenza» sostiene
Copagri, che condivide la necessità dei controlli da parte degli Stati in
cui viene venduto il prodotto contraffatto e introduce il tema spinoso del
riconoscimento multilaterale in sede Wto dei marchi comunitari.
Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte, ha dichiarato: «Siamo
parzialmente soddisfatti del risultato ottenuto. Sicuramente, dopo questa
pronuncia, i prodotti dop godranno di una migliore e più efficace tutela. È
però necessario – ha aggiunto – l’incremento dell’efficacia del sistema dei
controlli».
Di «sentenza che delude tutti coloro che giustamente pretendono una maggiore
protezione dei sistemi di controllo comunitari per combattere la
contraffazione dei prodotti alimentari a denominazione di origine» ha
parlato infine la senatrice verde Loredana De Petris, pur giudicando
importante la sentenza.
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