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L'Informatore Agrario
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01
 4 - 10 Gen.

  2008
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Attualità, L'Informatore Agrario POLITICA

Nuovi contratti di filiera al nastro di partenza

Agevolazioni per oltre 55 milioni di euro.
Il Cipe ha approvato investimenti che riguardano l’olio d’oliva, le agroenergie, il settore del grano duro e tenero e ha rimodulato alcuni contratti già in essere.


Il 21 dicembre 2007 il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ha rimesso mano, su proposta del ministro delle politiche agricole, Paolo De Castro, ai cosiddetti contratti di filiera del settore agricolo e agroalimentare attraverso una doppia operazione: da una parte procedendo alla rimodulazione e alla revoca di alcuni contratti già in essere e, dall’altra, approvandone di nuovi a seguito della ricognizione delle risorse finanziarie disponibili a tal fine.

Un po’ di storia
La strada percorsa fino a oggi dai contratti di filiera è stata lunga e non sempre in discesa o piana.
Infatti, fu la legge finanziaria del 2002 ad attivare l’iniziativa definendo la filiera agroalimentare come l’insieme delle fasi di produzione, trasformazione, commercializzazione e distribuzione dei prodotti agricoli, forestali e agroalimentari e il contratto come l’accordo tra i soggetti della filiera agroalimentare e il Mipaaf per la realizzazione di programmi di investimento integrati a carattere interprofessionale e di rilevanza nazionale e che, partendo dalla produzione agricola, trovassero sviluppo nei diversi segmenti della filiera in ambito territoriale multiregionale.
Ai 100 milioni di euro assegnati inizialmente se ne aggiunsero altri 100 nel 2005 che nel complesso portarono all’approvazione di 14 iniziative di integrazione di filiera nei settori di grano duro, latte, frutta, zootecnia, florovivaistico e viticolo.
Alla luce del fatto, poi, che non tutte le risorse erano state spese e che quindi «rimanevano» poco più di 50 milioni di euro, nell’agosto del 2007 è stato sospeso il blocco del 2005 riaprendo lo sportello degli incentivi che oggi ha condotto all’approvazione di ulteriori tre nuovi contratti di filiera nel settore dell’olio, del frumento di qualità e delle agroenergie.

I tre nuovi contratti
Il contratto che riguarda la filiera dell’olio è stato proposto dall’Unaprol con un pacchetto di investimenti che vanno dall’ammodernamento degli oliveti e dei frantoi, passando per la commercializzazione dell’olio di qualità e per finire con la promozione. Circa tredici i beneficiari in sei regioni (Puglia, Toscana, Lazio, Umbria, Calabria e Sicilia) per una richiesta di finanziamenti agevolati di 17 milioni di euro.
La vera novità rispetto alla prima tranche di contratti è rappresentata dal debutto della filiera delle agroenergie.
Co.Agr.Energy-Consorzio per lo sviluppo delle agroenergie con ben 19 beneficiari nelle regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Umbria, Lazio, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia si propone con un investimento che punta alla generazione diffusa di energia elettrica da biomassa, tramite soprattutto l’utilizzo di reflui zootecnici da attivare con microimpianti a carattere locale. Molte sono le attese su questo contratto di filiera in un settore che sta assumendo sempre maggiore rilevanza.
Infine, la terza approvazione del Cipe ha riguardato un contratto di filiera nel settore del grano duro e tenero proposto da una Associazione temporanea di impresa (Ati) che vede tra i beneficiari parecchi consorzi agrari e qualche mulino in 11 regioni (Campania, Puglia, Sicilia, Marche, Umbria, Toscana, Piemonte, Lombardia, Friuli, Veneto ed Emilia-Romagna).
Lo scopo è sostenere attraverso adeguati investimenti la qualificazione del grano duro e tenero made in Italy.
Il totale delle agevolazioni che verranno concesse sui tre nuovi contratti di filiera appena approvati è pari a circa 55,5 milioni di euro e il volume di investimenti prodotto si aggirerà intorno ai 71 milioni di euro.
Sul lato delle rimodulazioni, invece, il Cipe ha operato su sei vecchi contratti di filiera per agevolazioni che si aggirano sui 57 milioni di euro.
È dunque evidente l’impulso che la delibera Cipe di fine d’anno ha voluto dare alla ripartenza dei contratti di filiera, alla cui portata innovativa si aggiungono tuttavia problemi nella realizzazione.

Le difficoltà operative
Nonostante le regole siano state scritte, i tempi di realizzazione concordati e i progetti presentati e approvati, sembra che i tempi per un buon fine delle iniziative restino spesso lunghi. Infatti, l’istruttoria continua a richiedere aggiornamenti e integrazioni dei dati ricevuti, allungando in tal modo le procedure e i tempi ma, soprattutto, creando aspettative nei potenziali beneficiari. Questi vedono allungarsi di volta in volta il tempo per ricevere una risposta certa necessaria per una sana programmazione, avvio e realizzazione del contratto di filiera proposto.
Tale difficoltà operativa è da addebitarsi soprattutto alla complessità dei contratti, i quali richiedono non solo articolazioni ambiziose e quindi non sempre di facile attuazione, ma anche la capacità di più soggetti della filiera di accordarsi in un patto di lungo respiro vantaggioso e conveniente per tutti.
Inoltre, la complessità è data anche dal fatto che non basta sommare algebricamente le iniziative dei diversi attori della filiera ma è necessario trovare il giusto equilibrio tra le azioni a livello aziendale e quelle trasversali all’intera filiera. Sono proprio queste ultime che rendono innovativo lo strumento.
È molto più facile realizzare contratti di filiera dove le volontà dei singoli si sommano piuttosto che siglare un patto «trasversale» che risulti di vantaggio per tutti. Ne deriva che tutti gli investimenti e le azioni previste all’interno del contratto devono risultare collegati e coerenti tra di loro e soprattutto, ulteriore elemento di complicazione, soddisfare tutte le regole comunitarie previste in materia di aiuti di Stato al settore agricolo e agroalimentare.
Tale stato di cose non fa venire meno l’importanza dello strumento necessario per il rilancio di alcune filiere strategiche per l’intero sistema agroalimentare nazionale.
L’idea di fondo di una filiera agroalimentare che sia in grado di rispondere alle domande dei cittadini e dei consumatori attraverso non solo un patto con questi ultimi, ma anche e soprattutto con un patto tra le sue diverse anime, è la garanzia del successo di questi strumenti. Infatti, il contratto trova il suo fondamento nella volontà comune di raggiungere uno o più obiettivi condivisi con vantaggio economico reciproco, da una parte, e soddisfazione delle richieste dei consumatori dall’altra. Se poi tra gli obiettivi condivisi c’è anche la tutela e promozione del made in Italy con garanzia circa l’origine delle materie prime, allora il contratto di filiera si trasforma in un vero patto a doppia stretta di mano, con il consumatore e all’interno della filiera stessa.
Per questi motivi il Mipaaf sta lavorando a una revisione delle procedure che potranno contare su uno stanziamento già previsto dalla Cassa depositi e prestiti per ulteriori 300 milioni di euro. Le novità dovrebbero riguardare, da una parte, la natura stessa dei contratti da assimilarsi ai contratti di programma e, dall’altra, l’istruttoria che dovrebbe essere affidata alle banche.
 

Sommario rivista Andrea Fugaro


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