I LAVORI LUGLIO-AGOSTO |
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Il vigneto |
Il vigneto per la produzione di uva da vino -
Lavori
Tra luglio e agosto, l’approssimarsi della maturazione e della raccolta
dell’uva impegnano il viticoltore nei controlli e nella preparazione della
vendemmia. Spesso si attende l’invaiatura per un’ultima regolazione della
carica produttiva.
Nelle zone siccitose è necessario intervenire, anche ripetutamente, con
l’irrigazione di soccorso. Nel mese di agosto inizia la vendemmia delle uve
precoci e delle basi spumanti.
Interventi di potatura verde. I lavori di potatura verde, che
comprendono tutti gli interventi di regolazione della chioma e della
produzione, sono già stati avviati nei mesi precedenti e in questo periodo è
possibile intervenire per gli ultimi «ritocchi» prima della raccolta.
§Scacchiatura e sfemminellatura. Normalmente, al sopraggiungere
dell’estate, tali operazioni sono già concluse; talvolta, però, è
consigliabile o necessario intervenire di nuovo.
La tardiva eliminazione dei germogli può essere utilizzata per equilibrare
una produzione molto abbondante o una vegetazione troppo lussureggiante
quando ormai è evidente la resa del vigneto, oppure si rende necessaria per
ridurre la massa fogliare e la produzione in piante deboli o stressate dalla
insufficienza di acqua. Gli interventi tardivi hanno tanto minore incidenza
sulla qualità delle uve quanto più ci si avvicina all’invaiatura.
Cimatura dei germogli. Sospendete le cimature entro la metà del mese
di luglio per consentire la formazione di nuovo apparato fogliare da parte
delle femminelle prima dell’invaiatura. La presenza di nuovi germogli, con
foglie neoformate pienamente efficienti, consente di assicurare ai grappoli
un buon processo di maturazione.
Nei vigneti più vigorosi, comunque, prevale l’esigenza di evitare
l’eccessiva copertura dei grappoli; pertanto si preferisce intervenire con
le cimature ripetutamente anche nei mesi estivi. In tale contesto (vigneti
molto vigorosi in ambienti fertili) può essere previsto un drastico
intervento di cimatura da effettuarsi pochi giorni prima della vendemmia al
fine di agevolare la raccolta; tale intervento, però, comporta l’arresto del
processo di maturazione, pertanto deve essere preso in considerazione solo a
maturazione completata.
Legatura dei tralci. Tale pratica, tipica delle controspalliere
(cioè Cordone Speronato, Guyot, Casarsa e Silvoz), consiste nel raccogliere
la vegetazione con dei fili di nailon fissati ai fili di ferro, fili di
nailon che si stendono manualmente o con apposite macchine legatrici; questo
modo di operare è ormai in via di abbandono per l’eccessivo carico di lavoro
manuale richiesto per l’installazione e la rimozione e per l’intralcio che
questi fili di nailon causano durante le potature invernali se non sono
tempestivamente rimossi.
La legatura sostituisce la ben più onerosa (in termini di tempo e di
efficacia del lavoro) raccolta manuale dei tralci che ricadono ai lati e il
loro inserimento o attorcigliamento ai fili di ferro.
Attualmente la legatura dei tralci è sostituita, in sede di impianto del
vigneto, dal posizionamento permanente delle coppie di fili metallici o di
plastica (quelli metallici sono preferiti nei vigneti nei quali si effettua
la prepotatura meccanica) ai due lati del palo di sostegno, ad una altezza
di 35-40 cm dal cordone permanente; per sostenerli sono disponibili sul
mercato ganci e distanziatori di diverse forme, ma non utilizzateli se
intendete meccanizzare la vendemmia, poiché l’ingombro laterale eccessivo
può limitare l’operatività delle macchine operatrici.
Diradamento dei grappoli. Per eliminare eventuali eccessi di
produzione ed evitare il relativo scadimento qualitativo del prodotto, è
possibile intervenire con il diradamento dei grappoli fino al momento dell’invaiatura.
Il diradamento in epoca così avanzata è più indicato nelle varietà a
grappolo compatto, poiché l’asportazione di parte del prodotto in questa
fase limita l’accrescimento eccessivo dei grappoli rimasti, riducendo i
pericoli di spaccatura degli acini in fase di maturazione e di formazione di
marciumi. Questo intervento, molto oneroso, poiché rappresenta una vera e
propria vendemmia manuale, completa le scacchiature primaverili.
Evitate di diradare i grappoli dopo l’invaiatura, poiché dopo questo stadio
non si ottiene un miglioramento delle caratteristiche qualitative dei
grappoli rimasti.
Defogliazione. Questa pratica, utilizzata nelle controspalliere, ha
lo scopo di aumentare l’insolazione dei grappoli, soprattutto nei vitigni a
bacca rossa. Consiste nell’asportare, a mano o meccanicamente, nella
porzione basale dei tralci, le foglie che coprono i grappoli e che sono meno
efficienti. Negli ultimi anni si sta diffondendo l’utilizzo di macchine
defogliatrici che rendono tale intervento meno faticoso.
Se i grappoli sono coperti da vegetazione molto rigogliosa, l’improvvisa
esposizione alla luce solare può causare scottature dell’epidermide e
successive spaccature, pertanto conviene operare gradualmente.
Eliminazione di viti malate. Nelle zone in cui si è diffusa la
flavescenza dorata, in questi mesi sono evidentissimi i sintomi di tale
malattia (vedi foto a pag. 64):
in questi casi conviene eliminare completamente le piante colpite, che
comunque sono destinate a soccombere, allo scopo di ridurre al minimo la
possibilità di contagio.
Sempre per questo motivo tagliate anche le piante colpite da malattie del
legno (mal dell’esca ed eutipiosi); in questo caso inoltre dovete
allontanare e distruggere il legno per evitare di mantenere in campo focolai
di infezione.
Potature necessarie in seguito a grandinate. In caso di forti
grandinate che compromettono completamente la produzione di uva, occorre
intervenire drasticamente con interventi di potatura che consentano la
formazione di una nuova chioma, in grado di assicurare la presenza del legno
necessario per la produzione dell’anno prossimo, da effettuarsi nei giorni
immediatamente successivi all’evento meteorico. In particolare nelle forme
di allevamento che utilizzano archetti (Sylvoz, Casarsa, Guyot), accorciate
completamente i tralci defogliati dalla grandine, così da consentire alla
pianta la formazione di nuova vegetazione direttamente inserita sul legno
vecchio; successivamente dovrete intervenire con un intervento di
scacchiatura e lasciare solo i tralci necessari alle successive potature
invernali di produzione.
Il problema della potatura è meno pressante nei cordoni speronati colpiti da
grandine, ma resta di fondamentale importanza la scacchiatura successiva al
ricaccio della pianta.
In tutti i casi, infatti, le piante tendono a ricreare la chioma persa
mobilitando tutte le gemme a disposizione; questo comporta la crescita di
germogli numerosi ma esili. La scacchiatura permette di concentrare le
energie della pianta solo sui germogli ritenuti utili per la futura
produzione.
Controllo delle infestanti. In genere il caldo estivo limita
l’accrescimento delle malerbe, ma in taluni ambienti più freschi può essere
necessario intervenire con un ultimo sfalcio dell’interfila, anche per
preparare l’ingresso delle macchine e degli operatori al momento della
vendemmia.
Sulla fila non dovrebbe essere necessaria alcuna operazione, poiché gli
interventi precedenti dovrebbero aver impedito la crescita delle infestanti
sin dalla primavera. Se si opera lo sfalcio anche sulla fila occorre
ripassare con le macchine provviste di organi rientranti quando le
infestanti raggiungono l’altezza di 15-20 cm.
Irrigazione. Negli ambienti caldi e siccitosi, specie nei terreni di
collina, in questo periodo si rende spesso necessario intervenire con
l’irrigazione di soccorso.
La necessità di intervento irriguo può essere valutata con l’uso di
strumenti che misurano l’umidità del suolo (tensiometri, udometri, ecc.) e
l’evaporazione di acqua dal suolo (evaporimetri), per poi risalire alla
quantità di acqua necessaria mediante l’uso di formule matematiche, ma il
più delle volte lo stato di stress delle piante si valuta empiricamente
osservando il loro comportamento e la comparsa di ingiallimenti o
appassimenti delle foglie basali di ogni germoglio. Tali segnali sono sempre
tardivi e indicano che la pianta ha già raggiunto un livello di stress
idrico notevole, ma normalmente nelle varietà tardive non si hanno riflessi
negativi; maggiore attenzione, invece, bisogna dedicare alle varietà
precoci, con raccolta a fine agosto, che non possono affrontare la
maturazione in condizioni di stress.
Il volume di acqua da distribuire deve essere pari all’acqua persa per
evaporazione dal suolo e per traspirazione dalle piante (5-7 litri per metro
quadrato al giorno in estate) moltiplicato per il numero di giorni che
intercorre tra i turni di adacquamento e al netto di eventuali piogge.
Nei vigneti che raramente presentano fenomeni di mancanza d’acqua si può
operare con impianti di irrigazione mobili o estemporanei, ma nei vigneti
nei quali la necessità di irrigare si ripresenta ogni anno è bene prevedere
l’installazione di un impianto fisso di irrigazione.
Le moderne tendenze irrigue mirano al raggiungimento dei seguenti scopi:
– evitare lo stress della pianta durante la delicata fase di ingrossamento
degli acini e dell’invaiatura, mantenendo una giusta idratazione del
terreno. Nella successiva fase di maturazione l’intervento irriguo deve
avere carattere eccezionale;
– ridurre i consumi d’acqua e di energia;
– ridurre i costi di impianto e manodopera.
Il sistema che meglio si presta al raggiungimento di questi obiettivi è la
microirrigazione, cioè la distribuzione localizzata dell’acqua in ridotte
porzioni di terreno utilizzando basse portate, lunghi orari di distribuzione
e turni brevi di adacquamento (pochi giorni tra un intervento e l’altro
durante la fase più critica).
L’utilizzo di bassi volumi di acqua e di basse pressioni permette di
utilizzare fonti di approvvigionamento modeste e anche acque leggermente
salmastre; il metodo di irrigazione sotto chioma inoltre non influenza la
difesa dalle malattie fungine e la distribuzione dei fitofarmaci, poiché non
bagna la vegetazione, e l’impianto può essere utilizzato per la
distribuzione di fertilizzanti.
Il posizionamento delle condotte e la distribuzione dei microirrigatori (a
goccia, a spruzzo, statici, dinamici, ecc.) vanno valutate in base al tipo
di terreno e alla conformazione del vigneto. Nei terreni sciolti, che
percolano velocemente l’acqua che vi arriva e non ne permettono la
diffusione orizzontale nel terreno, è necessario infittire il numero dei
distributori, orientandosi verso i microjet che coprono una superficie di
terreno maggiore di quelli a goccia.
Il posizionamento delle condotte e dei distributori lungo i filari deve
assicurare la meccanizzazione delle operazioni colturali, permettendo
l’accesso al filare a tutte le macchine operatrici, e le lavorazioni lungo
il filare; normalmente tutte le condotte di trasporto dell’acqua al vigneto
si interrano, mentre quelle lungo il filare si devono posizionare
uniformemente ad almeno 50-70 cm da terra, per consentire le operazioni
colturali lungo la fila (tale altezza consente anche la spollonatura
meccanica e l’utilizzo delle attrezzature interceppo).
Vendemmia. Al fine di controllare l’avanzamento della
maturazione e poter decidere il momento migliore per la vendemmia è bene
effettuare il campionamento settimanale delle uve a partire da almeno tre
settimane prima della data presunta della raccolta.
Un campione di uva rappresentativo è costituito da 100-200 acini raccolti
casualmente nel vigneto; evitate di raccogliere acini solo dai grappoli più
esposti e più maturi o solo dai grappoli più coperti e più acerbi, e
raccogliete invece da tutte le posizioni, per ottenere dei dati
significativi. Prelevate i successivi campioni dagli stessi filari, per
garantire la comparazione dei dati.
Questi acini vanno pigiati in laboratorio e da essi si otterrà il mosto
destinato alle seguenti analisi:
– valutazione del grado zuccherino (il tenore zuccherino aumenta con
l’avanzare della maturazione);
– calcolo dell’acidità totale (l’acidità totale diminuisce con l’avanzamento
della maturazione);
– misurazione del pH (i valori di pH aumentano con il progredire della
maturazione).
Il contenuto in zuccheri può essere determinato con mostimetri o
rifrattometri di facile reperibilità nei negozi di prodotti enologici;
potete eseguire voi stessi anche le semplici analisi richieste per la
valutazione dell’acidità totale e del pH se disponete di un piccolo
laboratorio aziendale. In caso contrario consegnate il campione ad un
laboratorio specializzato. Dopo un periodo di rapida diminuzione
dell’acidità e di veloce incremento degli
zuccheri, i dati analitici provenienti dai campioni mostrano un
rallentamento dell’evoluzione indicando il raggiungimento della maturazione.
Vigneti in allevamento. Nei giovani vigneti in allevamento i
tralci sono in continuo allungamento, pertanto è necessario continuare a
legare la vegetazione ai tutori o curare il sostegno sulle strutture.
Nei vigneti al secondo anno di allevamento i tralci principali hanno
raggiunto la lunghezza necessaria a coprire lo spazio assegnato sulle
strutture di sostegno nella forma definitiva: potete allora cimarli alla
lunghezza desiderata e legarli sul filo di ferro nella posizione richiesta
dalla forma di allevamento che avete scelto. Questa operazione consente di
migliorare la lignificazione di quello che sarà il cordone permanente e
permette alla pianta di concentrare il nutrimento e le sostanze di riserva
solo sul legno destinato a fornire la produzione dell’anno successivo.
Eliminate gli eventuali grappoli presenti su questi tralci, per consentire
la buona lignificazione e l’accumulo di sostanze di riserva nel legno
destinato a svernare.
Se non avete ancora concluso l’installazione delle strutture di sostegno per
il nuovo vigneto, i mesi estivi rendono possibile dedicare a queste
operazioni diverso tempo lasciato libero dai vigneti in produzione.
Nuovi impianti. Se avete programmato di effettuare il
reimpianto del vostro vigneto nel prossimo inverno e avete già ottenuto
l’autorizzazione all’impianto da parte dei competenti uffici regionali, è il
momento di procedere alla preparazione del terreno.
Prima di iniziare le operazioni è bene effettuare una analisi chimico-fisica
del terreno, sui dati della quale verrà calcolato l’apporto di elementi
nutritivi della concimazione di base.
Con il terreno in tempera, cioè con il giusto grado di umidità, si può
procedere alla lavorazione del terreno. Attualmente si sta sostituendo
sempre di più lo scasso, cioè la profonda aratura di fondo, con la
lavorazione a doppio strato: essa consiste in una prima ripuntatura,
profonda 80-100 cm, con passaggi più fitti (fino a 50 cm tra un solco e
l’altro) nei terreni più pesanti, seguita da una aratura a 40-50 cm. Tale
tipo di lavorazione ha i seguenti indiscutibili vantaggi:
– limita la potenza necessaria ad effettuare ogni singola operazione, che
può essere effettuata con trattrici meno pesanti che calpestano meno il
terreno;
– evita di portare in superficie gli strati profondi del terreno, che sono
meno fertili e che spesso richiedono interventi aggiuntivi (spietramento,
correzioni, ecc.);
– rende più veloci le lavorazioni.
Dopo la ripuntatura, nei terreni con scheletro, può rendersi necessaria una
prima asportazione dei sassi e delle pietre più grosse, specie se il terreno
è stato messo a coltura per la prima volta; un altro intervento di
spietramento si renderà necessario anche dopo l’aratura.
Nei terreni ricchi di scheletro calcareo o tufaceo è possibile ridurre le
dimensioni delle pietre con apposite macchine in grado di frantumarle; tale
intervento, invece, non è possibile se il materiale è di origine vulcanica
(porfidi, trachiti o basalti), che è troppo resistente.
Prima dell’aratura distribuite la sostanza organica per la concimazione di
fondo, per consentire l’interramento del prodotto distribuito.
Nei terreni più sciolti, con poche infestanti, l’aratura può essere
sostituita da ripetute estirpature, che consentono di pareggiare subito il
terreno sminuzzandolo. Nei terreni più pesanti, invece, le lavorazioni di
affinamento del terreno potranno essere effettuate dopo i freddi invernali,
che facilitano la disgregazione delle zolle più pesanti.
Interventi fitosanitari
La peronospora in questo bimestre non è pericolosa come nei precedenti,
se non altro perché il grappolo è molto meno recettivo alle infezioni. Solo
in caso di pioggia, intervenite, prima dello scadere del periodo di
incubazione (vedi tabella qui a fianco) con ossicloruro di rame-50 (bio,
irritante o nocivo) o poltiglia bordolese-20 (bio, non classificato) alla
dose rispettivamente di grammi 300-400 e di grammi 800-1.000 per 100 litri
di acqua. Per i prodotti a base di rame è comunque opportuno fare
riferimento alle dosi riportate in etichetta. Entrambi i prodotti hanno 20
giorni di tempo di sicurezza.
Contro l’oidio, in questa fase pericoloso particolarmente nelle zone ai
piedi delle colline e collinari, intervenite con zolfo bagnabile-80 (bio,
non classificato) alla dose di 200 grammi per 100 litri di acqua, cadenzando
gli interventi ogni 10-14 giorni.
Se verificate nel vigneto sintomi di flavescenza dorata, una pericolosa
malattia per la quale è previsto un decreto di lotta obbligatoria,
segnalatelo immediatamente al Servizio fitosanitario della vostra Regione,
per ricevere le indicazioni su come comportarvi nei confronti di questa
avversità ed eventualmente per effettuare gli interventi fitosanitari, che
possono essere ancora necessari ad inizio luglio, contro il vettore della
malattia, lo Scaphoideus titanus.
Gli attacchi della seconda generazione di tignoletta della vite si possono
verificare nei primi giorni del mese di luglio. Bisogna intanto precisare
che questo insetto non è pericoloso in tutte le zone. Solo se avete avuto
problemi nelle passate stagioni o siete in zone dove la tignoletta è
presente in modo consistente, si rendono necessari interventi specifici.
Questa generazione è sicuramente la più pericolosa e la più importante da
trattare. Se avete le trappole intervenite dopo 10-12 giorni, iniziando a
contare i giorni non dall’inizio delle catture ma da quando il volo ha avuto
un netto incremento. Ripetete l’intervento dopo 10 giorni. Oppure
controllate attentamente sugli acini la presenza delle uova di tignola (sono
traslucide e si vedono abbastanza bene in controluce): quando stanno per
schiudersi si nota un puntino nero sull’uovo, rappresentato dalla testa
della larvetta che sta per nascere. Se su almeno il 5% dei grappoli sono
presenti le uova in questa fase o le larve appena nate, il trattamento è
necessario.
Normalmente, almeno nell’Italia settentrionale, l’intervento contro questa
generazione della tignola si effettua nei primissimi giorni di luglio,
ripetendolo dopo 10 giorni. Un accorgimento molto importante è quello di
intervenire, almeno nel primo trattamento, prima che gli acini s’ingrossino
al punto da impedire alla soluzione insetticida di penetrare all’interno del
grappolo (fase di «pre-chiusura del grappolo»). Trattando dopo questa fase
si rischia di non riuscire a colpire le larve che si trovano all’interno del
grappolo.
Il prodotto da utilizzare è il Bacillus thuringiensis var.
kurstaki-6,4 (bio, non classificato) alla dose di grammi 100 per 100 litri
di acqua.
Il vigneto per la produzione di uva da tavola - Lavori
Potatura verde. In generale, le indicazioni di potatura verde o
estiva riportate per l’uva da vino sia in questo fascicolo, a pag.60-61, sia
ne «i Lavori» di maggio-giugno, da pag. 65, sono da ritenersi valide anche
per l’uva da tavola. Considerata però la particolarità della produzione,
bisogna inoltre:
– prestare una maggiore cura nel diradamento dei germogli più deboli o mal
posizionati, comprese alcune femminelle di recente produzione;
– eliminare le foglie vecchie a ridosso dei grappoli (cioè le 3-5 foglie
basali), le quali coprendo gli stessi potrebbero ostacolarne l’arieggiamento
e, soprattutto, impedire agli antiparassitari di raggiungerli;
– effettuare la «pettinatura» del tendone o della pergola, che consiste nel
calare delicatamente i grappoli separandoli dai fili o dai tralci,
nell’intento di favorire il miglior arieggiamento degli stessi e le
successive operazioni colturali, vendemmia compresa;
– per le varietà a maturazione tardiva, in caso di produzione ritenuta
eccessiva, attuare poco prima della fase d’invaiatura un buon diradamento
dei grappoli: va lasciato solo il grappolo basale su ogni tralcio o, meglio,
solo il grappolo meglio conformato tra quelli presenti;
– eseguire la «pulizia dei grappoli», cioè l’eliminazione degli acini, o di
parti del grappolo, che si sviluppano poco o che presentano irregolarità,
con possibili ripercussioni negative a livello commerciale;
– praticare l’incisione anulare, che consiste nell’incidere ed eventualmente
togliere (mediante decorticazione) un anello di corteccia di 2-3 mm
d’altezza, sul tralcio lasciato con la potatura precedente, immediatamente
al di sopra del primo germoglio di sostituzione (cioè quello che sarà
utilizzato con la successiva potatura invernale), al fine di interrompere il
movimento della linfa elaborata verso il fusto e le radici, col preciso
scopo di ottenere un migliore sviluppo dei grappoli;
– infine, pur essendo già intervenuti una prima volta una-due settimane dopo
la fioritura, dalla fase di invaiatura in poi, valutare la necessità di
aprire dei varchi nella vegetazione, tramite la cimatura dei germogli e
delle femminelle esistenti; col sistema di allevamento a tendone, verranno
garantiti maggiore arieggiamento ed insolazione, con positivi effetti sulla
colorazione e sulla maturazione dei grappoli.
Irrigazione. Anche questa pratica, preziosissima per ottenere
uva da tavola di buona qualità e per prevenire danni da scottature solari,
deve basarsi sulla reale necessità della pianta e deve considerare le
maggiori esigenze d’acqua della viticoltura da tavola rispetto a quella da
vino, sia per l’ambiente solitamente più secco, sia per la maggiore quantità
produttiva.
In ogni caso, per ottenere grappoli sani e ben maturi, anche per l’uva da
tavola l’irrigazione deve intendersi come puro strumento di soccorso, cioè
di ripristino delle normali dotazioni idriche del suolo, con l’apporto di
quantità d’acqua via via decrescenti man mano che ci si avvicina alla
vendemmia.
Copertura con film di polietilene. Allo scopo di ritardare la
raccolta, grazie alla protezione della vegetazione e dei grappoli dalle
piogge di fine estate e inizio autunno, a partire dai primi giorni d’agosto
potete coprire il vostro vigneto in cui sono presenti varietà tardive di uva
da tavola, quali Italia, Aledo e Red Globe, con un film bianco di
polietilene, garantendo però un minimo di circolazione di aria proveniente
dai lati esterni per il tendone (che dovrete però proteggere con reti per
impedire l’entrata degli uccelli) o dal basso nel caso di allevamento a
spalliera.
La copertura andrà tolta dopo la vendemmia, la quale, con andamento
climatico favorevole, potrà essere ultimata in novembre o, addirittura, in
dicembre.
In Spagna, soprattutto per le varietà tardive, Aledo in particolare, dalla
seconda metà di luglio, cioè poco prima della fase di invaiatura, i grappoli
vengono protetti con sacchetti di carta cerata chiusi attorno al peduncolo
ma aperti in basso in modo da garantire un sufficiente arieggiamento.
Riparando i grappoli dall’acqua, quindi prevenendo anche gli attacchi di
parassiti fungini, manterrete l’uva sana fino alla raccolta, la quale potrà
essere effettuata al momento ideale e con buona scalarità.
Questa esperienza può essere adottata anche per il piccolo vigneto
familiare, purché si utilizzi carta adeguata, di colore chiaro e
impermeabile, e si mantenga aperto il sacchetto in basso.
Vendemmia. Anche per quanto riguarda la vendemmia dell’uva da tavola
si riferirà dettagliatamente nel prossimo numero de «i Lavori».
Ricordiamo comunque che al sud le varietà più precoci si vendemmiano sin da
luglio, in particolare se avete coperto con pvc il vostro vigneto in marzo
allo scopo di anticipare la raccolta.
È bene ricordare che il momento ideale per la raccolta si può determinare
sia ricorrendo a semplici analisi da effettuare anche sul campo (con un
rifrattometro o con un mostimetro), sia osservando attentamente l’evoluzione
dei caratteri organolettici dell’uva (colorazione della buccia, consistenza
dell’acino, sapore dolce della polpa).
Ponete comunque la massima attenzione per la scelta del momento ideale per
la vendemmia, così come dovete prestare il massimo impegno nelle modalità di
distacco dei grappoli, nella posa di questi nei vari contenitori e nel loro
trasporto agli eventuali locali di selezione e di confezionamento.
Naturalmente, non dovete mai dimenticare l’assoluto rispetto dei tempi di
sicurezza (cioè i giorni che devono intercorrere dal momento del trattamento
all’inizio della raccolta) per i vari prodotti antiparassitari, così come
dovete assolutamente attenervi ai soli prodotti autorizzati per la
viticoltura da vino e/o da tavola (leggete attentamente le etichette).
Concimazioni. Alcune varietà di uva da tavola, per esempio la
varietà Italia, sono più sensibili di altre a carenze (insufficienze) di
magnesio e quindi al disseccamento del rachide in vicinanza della
maturazione. La prevenzione e la cura di tali carenze si attuano con la
distribuzione di solfato di magnesio per via fogliare (alla dose di 15-20 kg
per ettaro), in concomitanza con gli ultimi due trattamenti antiparassitari
prima dell’invaiatura.
Interventi fitosanitari
Nei territori di Scaramia, Punta Secca, Scoglitti, Vittoria, Gela e
Licata, ecc. nel sud della Sicilia, una parte della viticoltura di uva da
tavola è attuata in serre e vigneti allevati a tendone, coperti con plastica
per favorire la maturazione precoce delle uve. In queste zone, infatti, le
varietà Matilde, Black Magic, Cardinal e Victoria vengono raccolte già dalla
fine di maggio. Dalla metà di giugno inizia la raccolta di ridotti
quantitativi di uva anche nelle zone costiere abruzzesi di Ortona e Tollo,
in provincia di Chieti e nelle zone più precoci della provincia di Bari
(territori di Mola, Torre a Mare, Noicattaro, Rutigliano, Trani, Bisceglie,
ecc.).
Entro la prima metà di luglio si completa la raccolta di tutte le varietà
precoci ricoperte con plastica ed entro la fine del mese di quelle coperte
con reti e senza forzature.
Tutti i produttori di Black Magic, Matilde, Victoria, Cardinal, Sugraone
seedless, Sublima seedless, Michele Palieri,
che sono prossime alla raccolta, non devono attuare nessuna pratica di
difesa fitosanitaria.
L’attenzione va rivolta ai vigneti delle varietà medio-tardive: Italia, Red
Globe, Regina bianca, Black Pearl, Pizzutello, Michele Palieri, Autum Royal,
Crimson seedless, Thompson seedless.
A luglio queste si trovano tra la fase di prechiusura del grappolo e quella
di invaiatura.
Tra i parassiti da osservare con particolare attenzione vi è la peronospora
che non dovrebbe destare preoccupazione considerando che in estate
non vi sono le condizioni ottimali per gli attacchi. Solo se si
verificassero piogge e umidità, occorre ancora intervenire.
Per i trattamenti si consiglia una miscela di ossicloruro di rame-22 e
mancozeb-5,8 (ad esempio R6, irritante, 28 giorni di tempo di sicurezza). Le
dosi da impiegare sono di 400-500 grammi per 100 litri di acqua, utilizzando
circa 1.000 litri di acqua per ettaro e avendo cura di bagnare tutte le file
del vigneto.
Nel caso di forti attacchi, occorre intervenire con cymoxanil-40 (non
classificato) con tempo di sicurezza di dieci giorni. È un fungicida ad
azione curativa (blocca in circa due giorni lo sviluppo del fungo
all’interno dei tessuti vegetali). La dose è di 35 grammi per 100 litri di
acqua.
Le attenzioni maggiori vanno riservate, durante il mese di luglio, alla
lotta preventiva contro l’oidio. Nella forma di allevamento a tendone questo
fungo trova le condizioni di ombreggiamento e di umidità ideali per il suo
sviluppo, condizioni favorite anche dagli interventi irrigui e di
fertirrigazione che si attuano in estate per favorire un ottimale sviluppo
dei grappoli.
Il fungicida antioidico più utilizzato per la lotta attuata sia con i
sistemi biologici che convenzionali è lo zolfo. È preferibile impiegare
quello polverulento, più efficace all’interno del grappolo, da distribuire
nelle ore più fresche del pomeriggio per evitare danni da scottatura ai
grappoli. Il prodotto da utilizzare è lo zolfo ventilato-50 (bio, irritante)
delle ditte Mannino, Ecoiatros e Mormino. Le dosi sono di 25 kg per ettaro.
In alternativa potete impiegare anche zolfo bagnabile-80 (bio, non
classificato) alle dosi di 600-800 grammi per 100 litri di acqua.
Per avere un periodo di protezione più lungo, ad integrazione di questi
trattamenti e in presenza di varietà di uva da tavola particolarmente di
pregio, è consigliabile impiegare 20 ml di penconazolo-10,2 (non
classificato) per 100 litri di acqua, ripetendo l’intervento ogni
sette-dieci giorni.
Sempre contro l’oidio è possibile utilizzare il biofungicida Ampelomyces
quisqualis 58 (AQ 10 della Intrachem Bio, bio, non classificato) alle dosi
di 35 grammi per ettaro. Il prodotto si deve distribuire sin dal
germogliamento della vite, con 2 trattamenti da eseguire a distanza di pochi
giorni uno dall’altro per aumentare la presenza del biofungicida; si deve
poi proseguire con altri 4 trattamenti, distanziati 10-15 giorni l’uno
dal-l’altro, dalla pre-chiusura del grappolo alla pre-raccolta.
Nel mese di luglio si ha nei vigneti la seconda generazione della tignoletta,
che si nutre dell’acino. Per individuare la presenza di questi insetti e
valutarne l’entità dell’infestazione è utile impiegare trappole a feromone
(1-2 per ettaro) dotate di un fondo spalmato di colla che blocca gli
insetti. Gli interventi di lotta devono essere attuati soltanto quando il
numero delle catture è rilevante (da 5 a 10 adulti per trappola al giorno).
Contro la tignoletta impiegate Bacillus thuringiensis var. kurstaki-6,4 (bio,
non classificato) alla dose di 75 grammi per 100 litri di acqua; il periodo
migliore per gli interventi è alla schiusura delle uova e in presenza di
larve.
In alternativa potete impiegare clorpirifos-metile-22,1 (irritante) alla
dose di 100 ml per 100 litri di acqua.
Nella fase di pre-chiusura del grappolo, occorre effettuare un trattamento
preventivo contro la muffa grigia. Lo sviluppo di questa malattia è favorito
dalla forma di allevamento a tendone, dalle piogge e dall’umidità dell’aria.
Spesso la sua presenza è dovuta ai forellini sugli acini provocati dagli
attacchi di tignola.
Intervenite con fenexamid-50 (Teldor della Bayer, non classificato, 7 giorni
di tempo di sicurezza), alla dose di 1-1,5 kg per ettaro (100-150 grammi per
100 litri d’acqua). Si consiglia di distribuire 1000 litri d’acqua per
ettaro bagnando accuratamente tutti i grappoli.
L’uva fragola - Lavori
Considerato l’elevato vigore vegetativo delle piante di uva fragola,
durante il periodo estivo possono rendersi necessari alcuni interventi di
potatura verde quali:
– la spollonatura cioè la soppressione dei germogli e dei tralci che
si sono sviluppati lungo il tronco della pianta;
– la sfemminellatura cioè l’eliminazione delle femminelle (tralci
secondari che si sono da poco sviluppati dalle cosiddette «gemme pronte»),
allo scopo di arieggiare meglio i grappoli e le foglie ad essi adiacenti;
– la cimatura, che si effettua sui tralci più vigorosi asportando con
un taglio la parte terminale; è un’operazione che si esegue entro giugno o
solamente da metà agosto, cioè dopo la fase di invaiatura; lo scopo è quello
di bloccare lo sviluppo dei tralci e di favorire l’ingrossamento degli acini
dei grappoli; in ogni caso vanno mantenute almeno 10-11 foglie sul tralcio,
dopo l’ultimo grappolo;
– la sfogliatura, che consiste nell’eliminazione di una parte delle
foglie; si effettua in prossimità della maturazione dei grappoli ed ha lo
scopo di ridurre leggermente la compattezza della chioma nei pergolati;
questa pratica si deve eseguire con moderazione eliminando solo le prime 5-6
foglie a partire dalla base dei tralci;
– il diradamento dei grappoli, che si effettua quando la produzione
risulta elevata; di solito vanno eliminati i grappoli portati dai tralci più
deboli, oppure quelli che, in prossimità dell’invaiatura, stentano a
cambiare colore.
Oltre a queste operazioni, che tendono a migliorare la qualità della
produzione, dovete provvedere alle irrigazioni periodiche e alla lavorazione
superficiale del terreno oppure alla falciatura periodica dell’erba nel caso
di inerbimento permanente del terreno vitato con uva fragola.
Interventi fitosanitari
Per l’uva fragola non sono necessari trattamenti antiparassitari.
A cura di: Filippo Giannone (Lavori: Il vigneto per la
produzione di uva da vino); Enzo Corazzina (Lavori: Il vigneto per la
produzione di uva da tavola - L’uva fragola); Paolo Solmi (Interventi
fito-sanitari: Uva da vino); Mario Colapietra (Interventi
fitosanitari: Uva da tavola).
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