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Vita in Campagna
Sommario rivista Approfondimento
7-8
Luglio-Agosto

  2006
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I LAVORI LUGLIO-AGOSTO
Il vigneto

 


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Il vigneto per la produzione di uva da vino - Lavori
Tra luglio e agosto, l’approssimarsi della maturazione e della raccolta dell’uva impegnano il viticoltore nei controlli e nella preparazione della vendemmia. Spesso si attende l’invaiatura per un’ultima regolazione della carica produttiva.
Nelle zone siccitose è necessario intervenire, anche ripetutamente, con l’irrigazione di soccorso. Nel mese di agosto inizia la vendemmia delle uve precoci e delle basi spumanti.
Interventi di potatura verde.
I lavori di potatura verde, che comprendono tutti gli interventi di regolazione della chioma e della produzione, sono già stati avviati nei mesi precedenti e in questo periodo è possibile intervenire per gli ultimi «ritocchi» prima della raccolta.
§Scacchiatura e sfemminellatura.
Normalmente, al sopraggiungere dell’estate, tali operazioni sono già concluse; talvolta, però, è consigliabile o necessario intervenire di nuovo.
La tardiva eliminazione dei germogli può essere utilizzata per equilibrare una produzione molto abbondante o una vegetazione troppo lussureggiante quando ormai è evidente la resa del vigneto, oppure si rende necessaria per ridurre la massa fogliare e la produzione in piante deboli o stressate dalla insufficienza di acqua. Gli interventi tardivi hanno tanto minore incidenza sulla qualità delle uve quanto più ci si avvicina all’invaiatura.
Cimatura dei germogli.
Sospendete le cimature entro la metà del mese di luglio per consentire la formazione di nuovo apparato fogliare da parte delle femminelle prima dell’invaiatura. La presenza di nuovi germogli, con foglie neoformate pienamente efficienti, consente di assicurare ai grappoli un buon processo di maturazione.
Nei vigneti più vigorosi, comunque, prevale l’esigenza di evitare l’eccessiva copertura dei grappoli; pertanto si preferisce intervenire con le cimature ripetutamente anche nei mesi estivi. In tale contesto (vigneti molto vigorosi in ambienti fertili) può essere previsto un drastico intervento di cimatura da effettuarsi pochi giorni prima della vendemmia al fine di agevolare la raccolta; tale intervento, però, comporta l’arresto del processo di maturazione, pertanto deve essere preso in considerazione solo a maturazione completata.
Legatura dei tralci.
Tale pratica, tipica delle controspalliere (cioè Cordone Speronato, Guyot, Casarsa e Silvoz), consiste nel raccogliere la vegetazione con dei fili di nailon fissati ai fili di ferro, fili di nailon che si stendono manualmente o con apposite macchine legatrici; questo modo di operare è ormai in via di abbandono per l’eccessivo carico di lavoro manuale richiesto per l’installazione e la rimozione e per l’intralcio che questi fili di nailon causano durante le potature invernali se non sono tempestivamente rimossi.
La legatura sostituisce la ben più onerosa (in termini di tempo e di efficacia del lavoro) raccolta manuale dei tralci che ricadono ai lati e il loro inserimento o attorcigliamento ai fili di ferro.
Attualmente la legatura dei tralci è sostituita, in sede di impianto del vigneto, dal posizionamento permanente delle coppie di fili metallici o di plastica (quelli metallici sono preferiti nei vigneti nei quali si effettua la prepotatura meccanica) ai due lati del palo di sostegno, ad una altezza di 35-40 cm dal cordone permanente; per sostenerli sono disponibili sul mercato ganci e distanziatori di diverse forme, ma non utilizzateli se intendete meccanizzare la vendemmia, poiché l’ingombro laterale eccessivo può limitare l’operatività delle macchine operatrici.
Diradamento dei grappoli.
Per eliminare eventuali eccessi di produzione ed evitare il relativo scadimento qualitativo del prodotto, è possibile intervenire con il diradamento dei grappoli fino al momento dell’invaiatura. Il diradamento in epoca così avanzata è più indicato nelle varietà a grappolo compatto, poiché l’asportazione di parte del prodotto in questa fase limita l’accrescimento eccessivo dei grappoli rimasti, riducendo i pericoli di spaccatura degli acini in fase di maturazione e di formazione di marciumi. Questo intervento, molto oneroso, poiché rappresenta una vera e propria vendemmia manuale, completa le scacchiature primaverili.
Evitate di diradare i grappoli dopo l’invaiatura, poiché dopo questo stadio non si ottiene un miglioramento delle caratteristiche qualitative dei grappoli rimasti.
Defogliazione.
Questa pratica, utilizzata nelle controspalliere, ha lo scopo di aumentare l’insolazione dei grappoli, soprattutto nei vitigni a bacca rossa. Consiste nell’asportare, a mano o meccanicamente, nella porzione basale dei tralci, le foglie che coprono i grappoli e che sono meno efficienti. Negli ultimi anni si sta diffondendo l’utilizzo di macchine defogliatrici che rendono tale intervento meno faticoso.
Se i grappoli sono coperti da vegetazione molto rigogliosa, l’improvvisa esposizione alla luce solare può causare scottature dell’epidermide e successive spaccature, pertanto conviene operare gradualmente.
Eliminazione di viti malate.
Nelle zone in cui si è diffusa la flavescenza dorata, in questi mesi sono evidentissimi i sintomi di tale malattia (vedi foto a pag. 64):
in questi casi conviene eliminare completamente le piante colpite, che comunque sono destinate a soccombere, allo scopo di ridurre al minimo la possibilità di contagio.
Sempre per questo motivo tagliate anche le piante colpite da malattie del legno (mal dell’esca ed eutipiosi); in questo caso inoltre dovete allontanare e distruggere il legno per evitare di mantenere in campo focolai di infezione.
Potature necessarie in seguito a grandinate.
In caso di forti grandinate che compromettono completamente la produzione di uva, occorre intervenire drasticamente con interventi di potatura che consentano la formazione di una nuova chioma, in grado di assicurare la presenza del legno necessario per la produzione dell’anno prossimo, da effettuarsi nei giorni immediatamente successivi all’evento meteorico. In particolare nelle forme di allevamento che utilizzano archetti (Sylvoz, Casarsa, Guyot), accorciate completamente i tralci defogliati dalla grandine, così da consentire alla pianta la formazione di nuova vegetazione direttamente inserita sul legno vecchio; successivamente dovrete intervenire con un intervento di scacchiatura e lasciare solo i tralci necessari alle successive potature invernali di produzione.
Il problema della potatura è meno pressante nei cordoni speronati colpiti da grandine, ma resta di fondamentale importanza la scacchiatura successiva al ricaccio della pianta.
In tutti i casi, infatti, le piante tendono a ricreare la chioma persa mobilitando tutte le gemme a disposizione; questo comporta la crescita di germogli numerosi ma esili. La scacchiatura permette di concentrare le energie della pianta solo sui germogli ritenuti utili per la futura produzione.
Controllo delle infestanti. In genere il caldo estivo limita l’accrescimento delle malerbe, ma in taluni ambienti più freschi può essere necessario intervenire con un ultimo sfalcio dell’interfila, anche per preparare l’ingresso delle macchine e degli operatori al momento della vendemmia.
Sulla fila non dovrebbe essere necessaria alcuna operazione, poiché gli interventi precedenti dovrebbero aver impedito la crescita delle infestanti sin dalla primavera. Se si opera lo sfalcio anche sulla fila occorre ripassare con le macchine provviste di organi rientranti quando le infestanti raggiungono l’altezza di 15-20 cm.
Irrigazione.
Negli ambienti caldi e siccitosi, specie nei terreni di collina, in questo periodo si rende spesso necessario intervenire con l’irrigazione di soccorso.
La necessità di intervento irriguo può essere valutata con l’uso di strumenti che misurano l’umidità del suolo (tensiometri, udometri, ecc.) e l’evaporazione di acqua dal suolo (evaporimetri), per poi risalire alla quantità di acqua necessaria mediante l’uso di formule matematiche, ma il più delle volte lo stato di stress delle piante si valuta empiricamente osservando il loro comportamento e la comparsa di ingiallimenti o appassimenti delle foglie basali di ogni germoglio. Tali segnali sono sempre tardivi e indicano che la pianta ha già raggiunto un livello di stress idrico notevole, ma normalmente nelle varietà tardive non si hanno riflessi negativi; maggiore attenzione, invece, bisogna dedicare alle varietà precoci, con raccolta a fine agosto, che non possono affrontare la maturazione in condizioni di stress.
Il volume di acqua da distribuire deve essere pari all’acqua persa per evaporazione dal suolo e per traspirazione dalle piante (5-7 litri per metro quadrato al giorno in estate) moltiplicato per il numero di giorni che intercorre tra i turni di adacquamento e al netto di eventuali piogge.
Nei vigneti che raramente presentano fenomeni di mancanza d’acqua si può operare con impianti di irrigazione mobili o estemporanei, ma nei vigneti nei quali la necessità di irrigare si ripresenta ogni anno è bene prevedere l’installazione di un impianto fisso di irrigazione.
Le moderne tendenze irrigue mirano al raggiungimento dei seguenti scopi:
– evitare lo stress della pianta durante la delicata fase di ingrossamento degli acini e dell’invaiatura, mantenendo una giusta idratazione del terreno. Nella successiva fase di maturazione l’intervento irriguo deve avere carattere eccezionale;
– ridurre i consumi d’acqua e di energia;
– ridurre i costi di impianto e manodopera.
Il sistema che meglio si presta al raggiungimento di questi obiettivi è la microirrigazione, cioè la distribuzione localizzata dell’acqua in ridotte porzioni di terreno utilizzando basse portate, lunghi orari di distribuzione e turni brevi di adacquamento (pochi giorni tra un intervento e l’altro durante la fase più critica).
L’utilizzo di bassi volumi di acqua e di basse pressioni permette di utilizzare fonti di approvvigionamento modeste e anche acque leggermente salmastre; il metodo di irrigazione sotto chioma inoltre non influenza la difesa dalle malattie fungine e la distribuzione dei fitofarmaci, poiché non bagna la vegetazione, e l’impianto può essere utilizzato per la distribuzione di fertilizzanti.
Il posizionamento delle condotte e la distribuzione dei microirrigatori (a goccia, a spruzzo, statici, dinamici, ecc.) vanno valutate in base al tipo di terreno e alla conformazione del vigneto. Nei terreni sciolti, che percolano velocemente l’acqua che vi arriva e non ne permettono la diffusione orizzontale nel terreno, è necessario infittire il numero dei distributori, orientandosi verso i microjet che coprono una superficie di terreno maggiore di quelli a goccia.
Il posizionamento delle condotte e dei distributori lungo i filari deve assicurare la meccanizzazione delle operazioni colturali, permettendo l’accesso al filare a tutte le macchine operatrici, e le lavorazioni lungo il filare; normalmente tutte le condotte di trasporto dell’acqua al vigneto si interrano, mentre quelle lungo il filare si devono posizionare uniformemente ad almeno 50-70 cm da terra, per consentire le operazioni colturali lungo la fila (tale altezza consente anche la spollonatura meccanica e l’utilizzo delle attrezzature interceppo).
Vendemmia. Al fine di controllare l’avanzamento della maturazione e poter decidere il momento migliore per la vendemmia è bene effettuare il campionamento settimanale delle uve a partire da almeno tre settimane prima della data presunta della raccolta.
Un campione di uva rappresentativo è costituito da 100-200 acini raccolti casualmente nel vigneto; evitate di raccogliere acini solo dai grappoli più esposti e più maturi o solo dai grappoli più coperti e più acerbi, e raccogliete invece da tutte le posizioni, per ottenere dei dati significativi. Prelevate i successivi campioni dagli stessi filari, per garantire la comparazione dei dati.
Questi acini vanno pigiati in laboratorio e da essi si otterrà il mosto destinato alle seguenti analisi:
– valutazione del grado zuccherino (il tenore zuccherino aumenta con l’avanzare della maturazione);
– calcolo dell’acidità totale (l’acidità totale diminuisce con l’avanzamento della maturazione);
– misurazione del pH (i valori di pH aumentano con il progredire della maturazione).
Il contenuto in zuccheri può essere determinato con mostimetri o rifrattometri di facile reperibilità nei negozi di prodotti enologici; potete eseguire voi stessi anche le semplici analisi richieste per la valutazione dell’acidità totale e del pH se disponete di un piccolo laboratorio aziendale. In caso contrario consegnate il campione ad un laboratorio specializzato. Dopo un periodo di rapida diminuzione dell’acidità e di veloce incremento degli
zuccheri, i dati analitici provenienti dai campioni mostrano un rallentamento dell’evoluzione indicando il raggiungimento della maturazione.
Vigneti in allevamento. Nei giovani vigneti in allevamento i tralci sono in continuo allungamento, pertanto è necessario continuare a legare la vegetazione ai tutori o curare il sostegno sulle strutture.
Nei vigneti al secondo anno di allevamento i tralci principali hanno raggiunto la lunghezza necessaria a coprire lo spazio assegnato sulle strutture di sostegno nella forma definitiva: potete allora cimarli alla lunghezza desiderata e legarli sul filo di ferro nella posizione richiesta dalla forma di allevamento che avete scelto. Questa operazione consente di migliorare la lignificazione di quello che sarà il cordone permanente e permette alla pianta di concentrare il nutrimento e le sostanze di riserva solo sul legno destinato a fornire la produzione dell’anno successivo. Eliminate gli eventuali grappoli presenti su questi tralci, per consentire la buona lignificazione e l’accumulo di sostanze di riserva nel legno destinato a svernare.
Se non avete ancora concluso l’installazione delle strutture di sostegno per il nuovo vigneto, i mesi estivi rendono possibile dedicare a queste operazioni diverso tempo lasciato libero dai vigneti in produzione.
Nuovi impianti. Se avete programmato di effettuare il reimpianto del vostro vigneto nel prossimo inverno e avete già ottenuto l’autorizzazione all’impianto da parte dei competenti uffici regionali, è il momento di procedere alla preparazione del terreno.
Prima di iniziare le operazioni è bene effettuare una analisi chimico-fisica del terreno, sui dati della quale verrà calcolato l’apporto di elementi nutritivi della concimazione di base.
Con il terreno in tempera, cioè con il giusto grado di umidità, si può procedere alla lavorazione del terreno. Attualmente si sta sostituendo sempre di più lo scasso, cioè la profonda aratura di fondo, con la lavorazione a doppio strato: essa consiste in una prima ripuntatura, profonda 80-100 cm, con passaggi più fitti (fino a 50 cm tra un solco e l’altro) nei terreni più pesanti, seguita da una aratura a 40-50 cm. Tale tipo di lavorazione ha i seguenti indiscutibili vantaggi:
– limita la potenza necessaria ad effettuare ogni singola operazione, che può essere effettuata con trattrici meno pesanti che calpestano meno il terreno;
– evita di portare in superficie gli strati profondi del terreno, che sono meno fertili e che spesso richiedono interventi aggiuntivi (spietramento, correzioni, ecc.);
– rende più veloci le lavorazioni.
Dopo la ripuntatura, nei terreni con scheletro, può rendersi necessaria una prima asportazione dei sassi e delle pietre più grosse, specie se il terreno è stato messo a coltura per la prima volta; un altro intervento di spietramento si renderà necessario anche dopo l’aratura.
Nei terreni ricchi di scheletro calcareo o tufaceo è possibile ridurre le dimensioni delle pietre con apposite macchine in grado di frantumarle; tale intervento, invece, non è possibile se il materiale è di origine vulcanica (porfidi, trachiti o basalti), che è troppo resistente.
Prima dell’aratura distribuite la sostanza organica per la concimazione di fondo, per consentire l’interramento del prodotto distribuito.
Nei terreni più sciolti, con poche infestanti, l’aratura può essere sostituita da ripetute estirpature, che consentono di pareggiare subito il terreno sminuzzandolo. Nei terreni più pesanti, invece, le lavorazioni di affinamento del terreno potranno essere effettuate dopo i freddi invernali, che facilitano la disgregazione delle zolle più pesanti.
Interventi fitosanitari
La peronospora in questo bimestre non è pericolosa come nei precedenti, se non altro perché il grappolo è molto meno recettivo alle infezioni. Solo in caso di pioggia, intervenite, prima dello scadere del periodo di incubazione (vedi tabella qui a fianco) con ossicloruro di rame-50 (bio, irritante o nocivo) o poltiglia bordolese-20 (bio, non classificato) alla dose rispettivamente di grammi 300-400 e di grammi 800-1.000 per 100 litri di acqua. Per i prodotti a base di rame è comunque opportuno fare riferimento alle dosi riportate in etichetta. Entrambi i prodotti hanno 20 giorni di tempo di sicurezza.
Contro l’oidio, in questa fase pericoloso particolarmente nelle zone ai piedi delle colline e collinari, intervenite con zolfo bagnabile-80 (bio, non classificato) alla dose di 200 grammi per 100 litri di acqua, cadenzando gli interventi ogni 10-14 giorni.
Se verificate nel vigneto sintomi di flavescenza dorata, una pericolosa malattia per la quale è previsto un decreto di lotta obbligatoria, segnalatelo immediatamente al Servizio fitosanitario della vostra Regione, per ricevere le indicazioni su come comportarvi nei confronti di questa avversità ed eventualmente per effettuare gli interventi fitosanitari, che possono essere ancora necessari ad inizio luglio, contro il vettore della malattia, lo Scaphoideus titanus.
Gli attacchi della seconda generazione di tignoletta della vite si possono verificare nei primi giorni del mese di luglio. Bisogna intanto precisare che questo insetto non è pericoloso in tutte le zone. Solo se avete avuto problemi nelle passate stagioni o siete in zone dove la tignoletta è presente in modo consistente, si rendono necessari interventi specifici.
Questa generazione è sicuramente la più pericolosa e la più importante da trattare. Se avete le trappole intervenite dopo 10-12 giorni, iniziando a contare i giorni non dall’inizio delle catture ma da quando il volo ha avuto un netto incremento. Ripetete l’intervento dopo 10 giorni. Oppure controllate attentamente sugli acini la presenza delle uova di tignola (sono traslucide e si vedono abbastanza bene in controluce): quando stanno per schiudersi si nota un puntino nero sull’uovo, rappresentato dalla testa della larvetta che sta per nascere. Se su almeno il 5% dei grappoli sono presenti le uova in questa fase o le larve appena nate, il trattamento è necessario.
Normalmente, almeno nell’Italia settentrionale, l’intervento contro questa generazione della tignola si effettua nei primissimi giorni di luglio, ripetendolo dopo 10 giorni. Un accorgimento molto importante è quello di intervenire, almeno nel primo trattamento, prima che gli acini s’ingrossino al punto da impedire alla soluzione insetticida di penetrare all’interno del grappolo (fase di «pre-chiusura del grappolo»). Trattando dopo questa fase si rischia di non riuscire a colpire le larve che si trovano all’interno del grappolo.
Il prodotto da utilizzare è il Bacillus thuringiensis var. kurstaki-6,4 (bio, non classificato) alla dose di grammi 100 per 100 litri di acqua.

Il vigneto per la produzione di uva da tavola - Lavori
Potatura verde.
In generale, le indicazioni di potatura verde o estiva riportate per l’uva da vino sia in questo fascicolo, a pag.60-61, sia ne «i Lavori» di maggio-giugno, da pag. 65, sono da ritenersi valide anche per l’uva da tavola. Considerata però la particolarità della produzione, bisogna inoltre:
– prestare una maggiore cura nel diradamento dei germogli più deboli o mal posizionati, comprese alcune femminelle di recente produzione;
– eliminare le foglie vecchie a ridosso dei grappoli (cioè le 3-5 foglie basali), le quali coprendo gli stessi potrebbero ostacolarne l’arieggiamento e, soprattutto, impedire agli antiparassitari di raggiungerli;
– effettuare la «pettinatura» del tendone o della pergola, che consiste nel calare delicatamente i grappoli separandoli dai fili o dai tralci, nell’intento di favorire il miglior arieggiamento degli stessi e le successive operazioni colturali, vendemmia compresa;
– per le varietà a maturazione tardiva, in caso di produzione ritenuta eccessiva, attuare poco prima della fase d’invaiatura un buon diradamento dei grappoli: va lasciato solo il grappolo basale su ogni tralcio o, meglio, solo il grappolo meglio conformato tra quelli presenti;
– eseguire la «pulizia dei grappoli», cioè l’eliminazione degli acini, o di parti del grappolo, che si sviluppano poco o che presentano irregolarità, con possibili ripercussioni negative a livello commerciale;
– praticare l’incisione anulare, che consiste nell’incidere ed eventualmente togliere (mediante decorticazione) un anello di corteccia di 2-3 mm d’altezza, sul tralcio lasciato con la potatura precedente, immediatamente al di sopra del primo germoglio di sostituzione (cioè quello che sarà utilizzato con la successiva potatura invernale), al fine di interrompere il movimento della linfa elaborata verso il fusto e le radici, col preciso scopo di ottenere un migliore sviluppo dei grappoli;
– infine, pur essendo già intervenuti una prima volta una-due settimane dopo la fioritura, dalla fase di invaiatura in poi, valutare la necessità di aprire dei varchi nella vegetazione, tramite la cimatura dei germogli e delle femminelle esistenti; col sistema di allevamento a tendone, verranno garantiti maggiore arieggiamento ed insolazione, con positivi effetti sulla colorazione e sulla maturazione dei grappoli.
Irrigazione. Anche questa pratica, preziosissima per ottenere uva da tavola di buona qualità e per prevenire danni da scottature solari, deve basarsi sulla reale necessità della pianta e deve considerare le maggiori esigenze d’acqua della viticoltura da tavola rispetto a quella da vino, sia per l’ambiente solitamente più secco, sia per la maggiore quantità produttiva.
In ogni caso, per ottenere grappoli sani e ben maturi, anche per l’uva da tavola l’irrigazione deve intendersi come puro strumento di soccorso, cioè di ripristino delle normali dotazioni idriche del suolo, con l’apporto di quantità d’acqua via via decrescenti man mano che ci si avvicina alla vendemmia.
Copertura con film di polietilene.
Allo scopo di ritardare la raccolta, grazie alla protezione della vegetazione e dei grappoli dalle piogge di fine estate e inizio autunno, a partire dai primi giorni d’agosto potete coprire il vostro vigneto in cui sono presenti varietà tardive di uva da tavola, quali Italia, Aledo e Red Globe, con un film bianco di polietilene, garantendo però un minimo di circolazione di aria proveniente dai lati esterni per il tendone (che dovrete però proteggere con reti per impedire l’entrata degli uccelli) o dal basso nel caso di allevamento a spalliera.
La copertura andrà tolta dopo la vendemmia, la quale, con andamento climatico favorevole, potrà essere ultimata in novembre o, addirittura, in dicembre.
In Spagna, soprattutto per le varietà tardive, Aledo in particolare, dalla seconda metà di luglio, cioè poco prima della fase di invaiatura, i grappoli vengono protetti con sacchetti di carta cerata chiusi attorno al peduncolo ma aperti in basso in modo da garantire un sufficiente arieggiamento.
Riparando i grappoli dall’acqua, quindi prevenendo anche gli attacchi di parassiti fungini, manterrete l’uva sana fino alla raccolta, la quale potrà essere effettuata al momento ideale e con buona scalarità.
Questa esperienza può essere adottata anche per il piccolo vigneto familiare, purché si utilizzi carta adeguata, di colore chiaro e impermeabile, e si mantenga aperto il sacchetto in basso.
Vendemmia.
Anche per quanto riguarda la vendemmia dell’uva da tavola si riferirà dettagliatamente nel prossimo numero de «i Lavori».
Ricordiamo comunque che al sud le varietà più precoci si vendemmiano sin da luglio, in particolare se avete coperto con pvc il vostro vigneto in marzo allo scopo di anticipare la raccolta.
È bene ricordare che il momento ideale per la raccolta si può determinare sia ricorrendo a semplici analisi da effettuare anche sul campo (con un rifrattometro o con un mostimetro), sia osservando attentamente l’evoluzione dei caratteri organolettici dell’uva (colorazione della buccia, consistenza dell’acino, sapore dolce della polpa).
Ponete comunque la massima attenzione per la scelta del momento ideale per la vendemmia, così come dovete prestare il massimo impegno nelle modalità di distacco dei grappoli, nella posa di questi nei vari contenitori e nel loro trasporto agli eventuali locali di selezione e di confezionamento.
Naturalmente, non dovete mai dimenticare l’assoluto rispetto dei tempi di sicurezza (cioè i giorni che devono intercorrere dal momento del trattamento all’inizio della raccolta) per i vari prodotti antiparassitari, così come dovete assolutamente attenervi ai soli prodotti autorizzati per la viticoltura da vino e/o da tavola (leggete attentamente le etichette).
Concimazioni.
Alcune varietà di uva da tavola, per esempio la varietà Italia, sono più sensibili di altre a carenze (insufficienze) di magnesio e quindi al disseccamento del rachide in vicinanza della maturazione. La prevenzione e la cura di tali carenze si attuano con la distribuzione di solfato di magnesio per via fogliare (alla dose di 15-20 kg per ettaro), in concomitanza con gli ultimi due trattamenti antiparassitari prima dell’invaiatura.
Interventi fitosanitari
Nei territori di Scaramia, Punta Secca, Scoglitti, Vittoria, Gela e Licata, ecc. nel sud della Sicilia, una parte della viticoltura di uva da tavola è attuata in serre e vigneti allevati a tendone, coperti con plastica per favorire la maturazione precoce delle uve. In queste zone, infatti, le varietà Matilde, Black Magic, Cardinal e Victoria vengono raccolte già dalla fine di maggio. Dalla metà di giugno inizia la raccolta di ridotti quantitativi di uva anche nelle zone costiere abruzzesi di Ortona e Tollo, in provincia di Chieti e nelle zone più precoci della provincia di Bari (territori di Mola, Torre a Mare, Noicattaro, Rutigliano, Trani, Bisceglie, ecc.).
Entro la prima metà di luglio si completa la raccolta di tutte le varietà precoci ricoperte con plastica ed entro la fine del mese di quelle coperte con reti e senza forzature.
Tutti i produttori di Black Magic, Matilde, Victoria, Cardinal, Sugraone seedless, Sublima seedless, Michele Palieri,
che sono prossime alla raccolta, non devono attuare nessuna pratica di difesa fitosanitaria.
L’attenzione va rivolta ai vigneti delle varietà medio-tardive: Italia, Red Globe, Regina bianca, Black Pearl, Pizzutello, Michele Palieri, Autum Royal, Crimson seedless, Thompson seedless.
A luglio queste si trovano tra la fase di prechiusura del grappolo e quella di invaiatura.
Tra i parassiti da osservare con particolare attenzione vi è la peronospora che non dovrebbe destare preoccupazione considerando che in estate non vi sono le condizioni ottimali per gli attacchi. Solo se si verificassero piogge e umidità, occorre ancora intervenire.
Per i trattamenti si consiglia una miscela di ossicloruro di rame-22 e mancozeb-5,8 (ad esempio R6, irritante, 28 giorni di tempo di sicurezza). Le dosi da impiegare sono di 400-500 grammi per 100 litri di acqua, utilizzando circa 1.000 litri di acqua per ettaro e avendo cura di bagnare tutte le file del vigneto.
Nel caso di forti attacchi, occorre intervenire con cymoxanil-40 (non classificato) con tempo di sicurezza di dieci giorni. È un fungicida ad azione curativa (blocca in circa due giorni lo sviluppo del fungo all’interno dei tessuti vegetali). La dose è di 35 grammi per 100 litri di acqua.
Le attenzioni maggiori vanno riservate, durante il mese di luglio, alla lotta preventiva contro l’oidio. Nella forma di allevamento a tendone questo fungo trova le condizioni di ombreggiamento e di umidità ideali per il suo sviluppo, condizioni favorite anche dagli interventi irrigui e di fertirrigazione che si attuano in estate per favorire un ottimale sviluppo dei grappoli.
Il fungicida antioidico più utilizzato per la lotta attuata sia con i sistemi biologici che convenzionali è lo zolfo. È preferibile impiegare quello polverulento, più efficace all’interno del grappolo, da distribuire nelle ore più fresche del pomeriggio per evitare danni da scottatura ai grappoli. Il prodotto da utilizzare è lo zolfo ventilato-50 (bio, irritante) delle ditte Mannino, Ecoiatros e Mormino. Le dosi sono di 25 kg per ettaro.
In alternativa potete impiegare anche zolfo bagnabile-80 (bio, non classificato) alle dosi di 600-800 grammi per 100 litri di acqua.
Per avere un periodo di protezione più lungo, ad integrazione di questi trattamenti e in presenza di varietà di uva da tavola particolarmente di pregio, è consigliabile impiegare 20 ml di penconazolo-10,2 (non classificato) per 100 litri di acqua, ripetendo l’intervento ogni sette-dieci giorni.
Sempre contro l’oidio è possibile utilizzare il biofungicida Ampelomyces quisqualis 58 (AQ 10 della Intrachem Bio, bio, non classificato) alle dosi di 35 grammi per ettaro. Il prodotto si deve distribuire sin dal germogliamento della vite, con 2 trattamenti da eseguire a distanza di pochi giorni uno dall’altro per aumentare la presenza del biofungicida; si deve poi proseguire con altri 4 trattamenti, distanziati 10-15 giorni l’uno dal-l’altro, dalla pre-chiusura del grappolo alla pre-raccolta.
Nel mese di luglio si ha nei vigneti la seconda generazione della tignoletta, che si nutre dell’acino. Per individuare la presenza di questi insetti e valutarne l’entità dell’infestazione è utile impiegare trappole a feromone (1-2 per ettaro) dotate di un fondo spalmato di colla che blocca gli insetti. Gli interventi di lotta devono essere attuati soltanto quando il numero delle catture è rilevante (da 5 a 10 adulti per trappola al giorno).
Contro la tignoletta impiegate Bacillus thuringiensis var. kurstaki-6,4 (bio, non classificato) alla dose di 75 grammi per 100 litri di acqua; il periodo migliore per gli interventi è alla schiusura delle uova e in presenza di larve.
In alternativa potete impiegare clorpirifos-metile-22,1 (irritante) alla dose di 100 ml per 100 litri di acqua.
Nella fase di pre-chiusura del grappolo, occorre effettuare un trattamento preventivo contro la muffa grigia. Lo sviluppo di questa malattia è favorito dalla forma di allevamento a tendone, dalle piogge e dall’umidità dell’aria. Spesso la sua presenza è dovuta ai forellini sugli acini provocati dagli attacchi di tignola.
Intervenite con fenexamid-50 (Teldor della Bayer, non classificato, 7 giorni di tempo di sicurezza), alla dose di 1-1,5 kg per ettaro (100-150 grammi per 100 litri d’acqua). Si consiglia di distribuire 1000 litri d’acqua per ettaro bagnando accuratamente tutti i grappoli.

L’uva fragola - Lavori
Considerato l’elevato vigore vegetativo delle piante di uva fragola, durante il periodo estivo possono rendersi necessari alcuni interventi di potatura verde quali:
– la spollonatura cioè la soppressione dei germogli e dei tralci che si sono sviluppati lungo il tronco della pianta;
– la sfemminellatura cioè l’eliminazione delle femminelle (tralci secondari che si sono da poco sviluppati dalle cosiddette «gemme pronte»), allo scopo di arieggiare meglio i grappoli e le foglie ad essi adiacenti;
– la cimatura, che si effettua sui tralci più vigorosi asportando con un taglio la parte terminale; è un’operazione che si esegue entro giugno o solamente da metà agosto, cioè dopo la fase di invaiatura; lo scopo è quello di bloccare lo sviluppo dei tralci e di favorire l’ingrossamento degli acini dei grappoli; in ogni caso vanno mantenute almeno 10-11 foglie sul tralcio, dopo l’ultimo grappolo;
– la sfogliatura, che consiste nell’eliminazione di una parte delle foglie; si effettua in prossimità della maturazione dei grappoli ed ha lo scopo di ridurre leggermente la compattezza della chioma nei pergolati; questa pratica si deve eseguire con moderazione eliminando solo le prime 5-6 foglie a partire dalla base dei tralci;
– il diradamento dei grappoli, che si effettua quando la produzione risulta elevata; di solito vanno eliminati i grappoli portati dai tralci più deboli, oppure quelli che, in prossimità dell’invaiatura, stentano a cambiare colore.
Oltre a queste operazioni, che tendono a migliorare la qualità della produzione, dovete provvedere alle irrigazioni periodiche e alla lavorazione superficiale del terreno oppure alla falciatura periodica dell’erba nel caso di inerbimento permanente del terreno vitato con uva fragola.
Interventi fitosanitari
Per l’uva fragola non sono necessari trattamenti antiparassitari.


A cura di: Filippo Giannone (Lavori: Il vigneto per la produzione di uva da vino); Enzo Corazzina (Lavori: Il vigneto per la produzione di uva da tavola - L’uva fragola); Paolo Solmi (Interventi fito-sanitari: Uva da vino); Mario Colapietra (Interventi fitosanitari: Uva da tavola).


 

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