POLITICA INTERNAZIONALE |
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L'agricoltura argentina in sciopero |
Contro la politica del governo
Le restrizioni all’export di carne e l’imposizione di prezzi
controllati per diversi prodotti hanno portato le principali organizzazioni
agricole all’attuazione di nove giorni di sciopero e a manifestazioni di
protesta
E' terminato martedì 12 dicembre
il più lungo sciopero agricolo organizzato in Argentina dal 1975 a oggi: ben
nove giorni di seguito in cui i principali prodotti agricoli, tra cui i
bovini e il grano, non sono stati inviati ai mercati. Blocchi stradali delle
principali strade e comizi pubblici sono avvenuti in tutto il Paese. Solo
latte, frutta e verdura sono stati regolarmente commercializzati.
La protesta ha comunque avuto un effetto minimo sui consumatori, poiché nei
giorni precedenti erano state effettuate scorte di prodotto e inoltre il
Governo aveva disposto la vendita sui mercati di produzioni ottenute dai
campi e dalle mandrie bovine di proprietà statale.
Promossa da tre delle quattro principali confederazioni sindacali agricole,
la protesta ha avuto una grande adesione: al mercato di Liniers dopo una
settimana di sciopero sono affluiti 6.855 bovini, di cui 5.089 di proprietà
delle Forze armate, contro i 30.000 capi abituali.
Lo scopo era di dimostrare la forza del mondo rurale contro la politica
economica seguita nell’ultimo anno dal Governo e appoggiata dal presidente
Néstor Kirchner.
L’azione del Governo è prioritariamente rivolta al contenimento
dell’inflazione sotto il 10% e le norme messe in atto dal potere centrale
colpiscono fortemente il settore agricolo.
Per le carni bovine il primo provvedimento, nello scorso marzo, comportò la
forte restrizione tuttora in vigore dell’export. Da allora i produttori
lamentano ben 17 provvedimenti atti a controllare l’esportazione, il
commercio interno e il prezzo dei principali prodotti agricoli.
Queste misure hanno lo scopo di contenere i prezzi interni della carne
bovina e del pane, in particolare, su livelli inferiori rispetto ai prezzi
del mercato internazionale, dopo i notevoli rincari di questi prodotti nel
2005. Al blocco delle esportazioni ha fatto seguito anche l’imposizione di
prezzi «concordati» con le categorie sociali, il cui mancato rispetto è
oggetto di sanzioni amministrative.
Le misure adottate sembravano sortire effetti desiderati e, secondo
l’Istituto nazionale di statistica (Indec), negli 11 mesi del 2006 l’aumento
dei prezzi è stato contenuto: 8,8% rispetto all’11,1% dello stesso periodo
del 2005. Tuttavia i prodotti alimentari nell’ultimo mese hanno ripreso
l’aumento (+2% sul mese precedente), nonostante le pressanti azioni dei
funzionari pubblici per il controllo dei prezzi. Ne sono conseguite pesanti
accuse di speculazione da parte del Governo verso i produttori che
venderebbero in nero parte dei prodotti: fino al 40% secondo Segùn Moreno,
sottosegretario al commercio interno, aggirando i prezzi ufficiali.
L’indice annuo dei prezzi alla produzione, secondo il Ministero
dell’economia, è aumentato dell’8,7% per cereali e oleaginose, con il
massimo del 19,6% per il mais e del 6% per il bestiame.
Nel contempo gli esportatori argentini hanno perso la favorevole congiuntura
internazionale che solo per le carni bovine ha portato a un aumento dei
prezzi del 60% e un’analoga tendenza per i cereali. A causa delle
restrizioni l’export argentino di carni bovine nei primi nove mesi del 2006
è infatti sceso a 258.000 t rispetto alle 375.000 dell’anno precedente, con
un calo del 31%. Le esportazioni verso l’Unione Europea sono diminuite del
26% toccando 51.000 t.
In questo clima di scontro frontale è giunta la decisione governativa di
prorogare fino al 31 luglio 2007 le misure restrittive all’esportazione di
carni bovine.
Botta e risposta tra Governo e produttori
I produttori contestano l’interventismo del Governo nel mercato teso solo a
contenere l’inflazione vessando l’agricoltura e in assenza di una vera
politica agricola che consenta di formulare programmi pluriennali alle
aziende e di pianificare gli investimenti. Si lamentano, inoltre, dei
mancati guadagni causati dai divieti di esportazione e dall’obbligo di
vendere ai prezzi imposti dall’Amministrazione che non coprirebbero i costi
di produzione.
Il prezzo di riferimento dei bovini vivi è di 2,60 pesos (circa 0,6 euro/kg)
affinché al dettaglio la carne «da arrosto» sia venduta a 6,50 (circa 1,58
euro/kg) mentre, secondo il Governo, se fosse ai prezzi internazionali
costerebbe approssimativamente 15 pesos (3,65 euro/kg).
Il costo di produzione, secondo le organizzazioni agricole, si aggira invece
sui 3,10-3,15 pesos (circa 0,75 euro); ciò porterebbe a un ulteriore calo di
produzione in un Paese che, nonostante i suoi 52 milioni di capi bovini, ha
difficoltà a sfamare 38 milioni di argentini che ne consumano ben 62 kg a
testa per anno, un dato che fa di loro i maggiori consumatori mondiali.
Dal canto suo il Governo accusa le organizzazioni agricole di avere indetto
uno sciopero politico in vista delle prossime elezioni presidenziali.
Contesta i dati forniti dai sindacati portando ad esempio della buona salute
del settore il notevole aumento del valore dei terreni agricoli negli ultimi
anni. Accusa inoltre i produttori di egoismo poiché vorrebbero ottenere
guadagni esorbitanti vendendo i prodotti agli elevati prezzi internazionali
anche sul mercato interno, speculando sulla pelle degli argentini e
compromettendo la ripresa economica del Paese. Da qualche mese il Governo ha
pronto nel cassetto un piano economico-zootecnico di medio termine, sino al
2010, denominato «Più carne» e del valore di 1 miliardo di pesos, che
coinvolgerebbe più di 190.000 allevamenti su un totale di oltre 310.000 per
incrementare il patrimonio bovino, incentivare la produzione e migliorare la
qualità. Lo scontro in corso ne ha bloccato completamente l’attivazione e
anzi il Governo, ufficialmente per nulla intimorito dallo sciopero, ha
promesso l’aumento dei controlli e delle sanzioni per combattere il mercato
nero.
Si prospetta quindi un nuovo anno difficile per l’allevamento argentino e la
sua assenza nel mercato internazionale dei prodotti agricoli.
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