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L'Informatore Agrario

Sommario rivista

Approfondimento

   
49
 15-21 Dic.

  2006
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Attualità POLITICA

L'agroalimentare italiano che conta

I dati del rapporto di Mediobanca

Barilla Holding è il primo gruppo di questo settore e il 20° nella classifica per fatturato delle società industriali e di servizi italiane; seguono Ferrero, Nestlè Italiana e Veronesi. Il primo in classifica tra i gruppi vinicoli, Caviro, è oltre il 500° posto nella graduatoria generale

Sono stati recentemente resi noti i dati dei fatturati 2005 delle principali società industriali e di servizi italiane, pubblicati dall’ufficio studi di Mediobanca (scaricabile dal sito www.mbres.it).
Sono oltre 240 pagine di numeri relativi alle principali società italiane che fatturano tra i 73 miliardi di euro (è il fatturato dell’Eni che è la società più «ricca» d’Italia) e i 50 milioni di euro.
Si tratta di 950 gruppi e 2.701 imprese con una graduatoria che lo scorso anno ha visto in testa, nell’ordine, Eni (73,7 miliardi di euro), Fiat (46,5), Enel (32), Grtn-Gestore sistema elettrico nazionale (23,6), Telecom Italia (17,1), Finmeccanica (10,9), Esso Italiana (9,8), Poste Italiane (9,1), Erg (8,9), Riva Fire (8,5).
Noi, ovviamente, siamo andati a scoprire come si collocano, in questa graduatoria del «Gotha» industriale italiano, le imprese dell’agroalimentare (agricole, alimentari e affini, molitorie e della pastificazione, conserviere, casearie, olearie, saccarifere e dolciarie, enologiche, alimenti zootecnici). Abbiamo analizzato i dati riferiti alle società maggiormente afferenti all’agroalimentare, tralasciando quelle che realizzano il loro fatturato in attività talvolta decisamente lontane da questo segmento.
La prima è la Barilla Holding (4,6 miliardi di euro) che si colloca al ventesimo posto di questa classifica. A questo proposito è opportuna una prima importante annotazione: Barilla raggiunge questo fatturato con oltre 20.000 dipendenti, mentre una società petrolifera come Erg fattura il doppio con poco più di 2.500 addetti.
Si tratta, dal nostro punto di vista, di una significativa sottolineatura che evidenzia come l’importanza di un’impresa vada valutata anche in relazione al suo impatto a livello occupazionale. A questo proposito, lo si vedrà anche più avanti, l’agroalimentare italiano rappresenta un segmento strategico fondamentale anche in termini di bacino di occupazione.
Dopo Barilla, l’azienda leader internazionale nel settore della pasta, troviamo il noto marchio piemontese Ferrero e al terzo posto Nestlè Italiana.
Decisamente importante la posizione della Veronesi Finanziaria, la società capogruppo di Veronesi, un vero colosso dell’agroalimentare italiano con marchi storici come Veronesi Mangimi, Aia, Negroni, Montorsi, Italsalumi, Fini, tanto per citare i più noti.
Uno spazio rilevante lo occupano anche le società e i gruppi impegnati sul versante lattiero-caseario italiano. Primo fra tutti, in questo contesto, il gruppo Galbani seguito da Parmalat che nel 2005, fortunatamente, dopo le disgraziate vicende ha ripreso a correre, e Granlatte (la società cooperativa capogruppo di Granarolo).
A proposito di Parmalat va evidenziato come tuttora rappresenti uno dei gruppi più importanti anche per quanto concerne l’occupazione, dando lavoro a oltre 15.500 dipendenti.
Spostandosi sul versante conserve e succhi, il leader è Conserve Italia.
Nel comparto zootecnico troviamo, invece, al primo posto Unipeg, leader cooperativo delle carni fresche e Inalca, il noto marchio del gruppo Cremonini che, ricordiamo, con l’altro marchio Marr è anche tra i leader nazionali nel settore della ristorazione collettiva.
Da sottolineare, inoltre, come al 279° posto di questa classifica troviamo la Cooperativa produttori bieticoli (Coprob) a dimostrazione che, nonostante le note difficoltà, il settore bieticolo-saccarifero rappresenta un importante segmento dell’agroalimentare italiano.
Un capitolo a parte, in conclusione, lo dedichiamo alle società vitivinicole che non occupano i primi posti di questa classifica. La prima, infatti, la troviamo al 505° posto ed è Caviro, con un fatturato di circa 264 milioni di euro, seguita da Gruppo Italiano Vini con 257 milioni di euro, Ilva Saronno (la holding che detiene marchi importanti come il Duca di Salaparuta) con 230 milioni e dalla trentina Cavit con 162 milioni di euro.
 

Sommario rivista

Fabio Piccoli


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