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Gli Stati Uniti credono nelle energie rinnovabili |
Parla Samuel Bodman, ministro Usa dell’energia
Attualmente il 6% dell’energia consumata negli Stati Uniti proviene da
fonti rinnovabili, ma l’obiettivo è di raggiungere il 30% nei prossimi
vent’anni. Gli investimenti in questo senso sono già notevoli
Washington. Viene dal Dipartimento del tesoro. A
Washington dicono che Tesoro ed Energia sono come cavallo e calesse: il
Tesoro tira l’Energia. Ma sarà proprio così? L’importante è pur sempre che
la persona sia preparata e in sintonia con le decisioni della Casa Bianca,
perché le indicazioni provengono sempre da quella parte.
Samuel Bodman, ministro Usa dell’Energia dal 1º febbraio 2005, è considerato
negli ambienti politici della Capitale un uomo «capace».
Nato a Chicago 68 anni fa, è stato per sei anni professore di ingegneria
chimica presso il noto Massachusetts institute of technology ed è membro
dell’American academy arts and sciences.
I problemi mondiali dell’energia, dei consumi e delle possibili fonti hanno
spinto L’Informatore Agrario a chiedere a Bodman un’intervista
appunto su questi temi.
Come capirete leggendo la conversazione, il ministro statunitense è
fermamente convinto che l’unico modo per affrontare il problema energetico
sia quello di seguire la strada dell’energia rinnovabile.
Ministro Bodman, saremo mai capaci di liberarci dalla «petroldipendenza»?
Il presidente Bush, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, disse che
abbiamo bisogno di spezzare la nostra dipendenza dal petrolio. Ebbene, è una
cosa che noi prendiamo molto seriamente. Per ridurre la nostra dipendenza
dal petrolio abbiamo bisogno di diverse fonti di rifornimento e un gruppo
diverso di fornitori. Per raggiungere questo scopo il presidente Bush ha
preparato una chiara e ambiziosa strategia nel suo Advanced energy
initiative (Programma per l’energia avanzata) che impone di cambiare il modo
usato finora per fornire energia alle auto, alle case e alle aziende.
L’iniziativa si propone di spendere più di 2,1 miliardi di dollari per
finanziare le ricerche e lo sviluppo delle fonti alternative di energia
rinnovabile.
Assicurando nuove forme di energia per il mercato potremo diminuire le
richieste totali, far funzionare la nostra economia in crescita con energia
pulita prodotta negli Stati Uniti e, allo stesso tempo, aumentare la nostra
sicurezza energetica.
In percentuale, negli Usa quanto è il consumo di energia che deriva da
combustibili fossili (petrolio e carbone), da energia atomica e da energie
rinnovabili (sole, vento, biocombustibili)?
Attualmente negli Stati Uniti il consumo di energia derivata dal fossile
rappresenta all’incirca l’86% del totale, con il 40% che deriva dal
petrolio, il 23% dal carbone e il 23% dal gas naturale. Il rimanente consumo
è fornito dal nucleare (8%) e dalle fonti rinnovabili (6%).
Queste percentuali sono cambiate negli ultimi anni?
Sono rimaste relativamente stabili, ma c’è un potenziale per quanto riguarda
l’energia rinnovabile per rappresentare una quota crescente nel quadro
complessivo della produzione di energia negli Stati Uniti. L’agenzia
Informatic energy prevede che la produzione di energia da fonti rinnovabili
in America raggiungerà 19 gigawatt entro il 2025.
Ministro Bodman, alla recente conferenza di St. Louis ha detto che
500.000 case in questa Nazione usano energia creata dal vento. Lei conta
molto sull’energia eolica?
In realtà la nostra stima suggerisce che il vento possa fornire elettricità
per 2,6 milioni di case. Sono già stati installati 10.600 megawatt e sono
operativi; 2.000 megawatt sono in fase di costruzione e altri 10.000 sono
stati proposti da industriali in tutta la Nazione.
Il vento oggi soddisfa soltanto l’1% dei nostri bisogni energetici; Bush,
tramite l’Advanced energy initiative, ha detto che con le risorse del vento
potremo fornire il 20% del consumo di elettricità dell’intero Paese.
Qual è la situazione dell’energia che proviene dalle risorse vegetali come
biodiesel ed etanolo?
Esiste un grosso potenziale che viene dalle biomasse ed è la componente
chiave dell’Advanced energy initiative. Gli Stati Uniti sono già uno dei
principali produttori mondiali di etanolo: l’anno scorso l’America ha
prodotto 4 miliardi di galloni (1 gallone corrisponde a circa 3,79 litri) di
etanolo e noi siamo sicuri che la cifra salirà a 6 miliardi di galloni
quest’anno.
Quasi tutto l’etanolo prodotto in Usa proviene dal mais e da altre colture a
base di amido; ma il mais rappresenta soltanto una piccola frazione delle
biomasse che possono essere usate per fare etanolo.
Possiamo ricavare etanolo anche da cellulosa, lignina, emicellulosa, da
parti delle piante senza amido. Molti materiali considerati oggi rifiuto,
come gli stocchi del granoturco o i trucioli, potrebbero essere convertiti
in etanolo, così come colture legnose a rapido accrescimento.
Mettendo da parte le strategie ecologiche e politiche, è conveniente
investire in combustibili di origine vegetale?
Esistono importanti fattori economici, agricoli e di mercato per puntare
allo sviluppo delle biomasse. Per esempio, aumentare lo sviluppo in etanolo
cellulosico espanderebbe il numero e il tipo delle colture esistenti che
possono essere usate per fare etanolo, ma è tecnicamente più difficile – e
quindi più costoso – che produrre etanolo dal mais.
L’Advanced energy initiative propone una spesa di 150 milioni di dollari per
le ricerche su queste barriere dei costi e per rendere l’etanolo cellulosico
competitivo con l’etanolo di mais entro il 2012. Come per tutte le grandi
colture agricole, anche quelle da biomasse dovranno essere sostenibili.
Pratiche come la non lavorazione, l’uso di erbe perenni con strutture di
radici profonde, come per esempio lo switchgrass, possono aiutare lo
sviluppo delle biomasse ed evitare l’esaurimento del terreno.
Se l’Opec dovesse decidere di abbassare il prezzo del barile di petrolio a
30 dollari, lei riterrà ancora conveniente seguire la strada dell’energia
rinnovabile?
Gli Stati Uniti sono impegnati a promuovere l’Advanced energy institute del
presidente e a ricercare e sviluppare fonti alternative di energia. Negli
ultimi 5 anni e mezzo, nonostante il prezzo fluttuante del petrolio, abbiamo
sostenuto le ricerche nel campo delle energie rinnovabili in una varietà di
tecnologie come cellule all’idrogeno, auto elettriche ibride e altre come
energia solare, fotovoltaica, eolica.
Il nostro Ministero è pienamente d’accordo con Bush per arrivare a soluzioni
di lungo termine e superare l’economia basata sul petrolio e giungere così a
un’era dell’energia pulita e abbondante.
Quale futuro vede nell’agricoltura Usa come fonte di energia?
Entro l’anno 2030 almeno il 30% dell’attuale consumo di petrolio sarà
rimpiazzato da fonti di bioenergie. Noi vediamo una robusta industria
nazionale che potrà avvantaggiarsi delle varie risorse di biomasse
convertibili in etanolo. L’energia basata su biomasse continuerà a essere
una componente essenziale del nostro «mix» energetico.
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