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L'Informatore Agrario

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47
 1-7 Dic.

  2006
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Attualità POLITICA

Gli Stati Uniti credono nelle energie rinnovabili

Parla Samuel Bodman, ministro Usa dell’energia

Attualmente il 6% dell’energia consumata negli Stati Uniti proviene da fonti rinnovabili, ma l’obiettivo è di raggiungere il 30% nei prossimi vent’anni. Gli investimenti in questo senso sono già notevoli

Washington. Viene dal Dipartimento del tesoro. A Washington dicono che Tesoro ed Energia sono come cavallo e calesse: il Tesoro tira l’Energia. Ma sarà proprio così? L’importante è pur sempre che la persona sia preparata e in sintonia con le decisioni della Casa Bianca, perché le indicazioni provengono sempre da quella parte.
Samuel Bodman, ministro Usa dell’Energia dal 1º febbraio 2005, è considerato negli ambienti politici della Capitale un uomo «capace».
Nato a Chicago 68 anni fa, è stato per sei anni professore di ingegneria chimica presso il noto Massachusetts institute of technology ed è membro dell’American academy arts and sciences.
I problemi mondiali dell’energia, dei consumi e delle possibili fonti hanno spinto L’Informatore Agrario a chiedere a Bodman un’intervista appunto su questi temi.
Come capirete leggendo la conversazione, il ministro statunitense è fermamente convinto che l’unico modo per affrontare il problema energetico sia quello di seguire la strada dell’energia rinnovabile.
Ministro Bodman, saremo mai capaci di liberarci dalla «petroldipendenza»?

Il presidente Bush, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, disse che abbiamo bisogno di spezzare la nostra dipendenza dal petrolio. Ebbene, è una cosa che noi prendiamo molto seriamente. Per ridurre la nostra dipendenza dal petrolio abbiamo bisogno di diverse fonti di rifornimento e un gruppo diverso di fornitori. Per raggiungere questo scopo il presidente Bush ha preparato una chiara e ambiziosa strategia nel suo Advanced energy initiative (Programma per l’energia avanzata) che impone di cambiare il modo usato finora per fornire energia alle auto, alle case e alle aziende.
L’iniziativa si propone di spendere più di 2,1 miliardi di dollari per finanziare le ricerche e lo sviluppo delle fonti alternative di energia rinnovabile.
Assicurando nuove forme di energia per il mercato potremo diminuire le richieste totali, far funzionare la nostra economia in crescita con energia pulita prodotta negli Stati Uniti e, allo stesso tempo, aumentare la nostra sicurezza energetica.
In percentuale, negli Usa quanto è il consumo di energia che deriva da combustibili fossili (petrolio e carbone), da energia atomica e da energie rinnovabili (sole, vento, biocombustibili)?

Attualmente negli Stati Uniti il consumo di energia derivata dal fossile rappresenta all’incirca l’86% del totale, con il 40% che deriva dal petrolio, il 23% dal carbone e il 23% dal gas naturale. Il rimanente consumo è fornito dal nucleare (8%) e dalle fonti rinnovabili (6%).
Queste percentuali sono cambiate negli ultimi anni?

Sono rimaste relativamente stabili, ma c’è un potenziale per quanto riguarda l’energia rinnovabile per rappresentare una quota crescente nel quadro complessivo della produzione di energia negli Stati Uniti. L’agenzia Informatic energy prevede che la produzione di energia da fonti rinnovabili in America raggiungerà 19 gigawatt entro il 2025.
Ministro Bodman, alla recente conferenza di St. Louis ha detto che 500.000 case in questa Nazione usano energia creata dal vento. Lei conta molto sull’energia eolica?

In realtà la nostra stima suggerisce che il vento possa fornire elettricità per 2,6 milioni di case. Sono già stati installati 10.600 megawatt e sono operativi; 2.000 megawatt sono in fase di costruzione e altri 10.000 sono stati proposti da industriali in tutta la Nazione.
Il vento oggi soddisfa soltanto l’1% dei nostri bisogni energetici; Bush, tramite l’Advanced energy initiative, ha detto che con le risorse del vento potremo fornire il 20% del consumo di elettricità dell’intero Paese.
Qual è la situazione dell’energia che proviene dalle risorse vegetali come biodiesel ed etanolo?

Esiste un grosso potenziale che viene dalle biomasse ed è la componente chiave dell’Advanced energy initiative. Gli Stati Uniti sono già uno dei principali produttori mondiali di etanolo: l’anno scorso l’America ha prodotto 4 miliardi di galloni (1 gallone corrisponde a circa 3,79 litri) di etanolo e noi siamo sicuri che la cifra salirà a 6 miliardi di galloni quest’anno.
Quasi tutto l’etanolo prodotto in Usa proviene dal mais e da altre colture a base di amido; ma il mais rappresenta soltanto una piccola frazione delle biomasse che possono essere usate per fare etanolo.
Possiamo ricavare etanolo anche da cellulosa, lignina, emicellulosa, da parti delle piante senza amido. Molti materiali considerati oggi rifiuto, come gli stocchi del granoturco o i trucioli, potrebbero essere convertiti in etanolo, così come colture legnose a rapido accrescimento.
Mettendo da parte le strategie ecologiche e politiche, è conveniente investire in combustibili di origine vegetale?

Esistono importanti fattori economici, agricoli e di mercato per puntare allo sviluppo delle biomasse. Per esempio, aumentare lo sviluppo in etanolo cellulosico espanderebbe il numero e il tipo delle colture esistenti che possono essere usate per fare etanolo, ma è tecnicamente più difficile – e quindi più costoso – che produrre etanolo dal mais.
L’Advanced energy initiative propone una spesa di 150 milioni di dollari per le ricerche su queste barriere dei costi e per rendere l’etanolo cellulosico competitivo con l’etanolo di mais entro il 2012. Come per tutte le grandi colture agricole, anche quelle da biomasse dovranno essere sostenibili.
Pratiche come la non lavorazione, l’uso di erbe perenni con strutture di radici profonde, come per esempio lo switchgrass, possono aiutare lo sviluppo delle biomasse ed evitare l’esaurimento del terreno.
Se l’Opec dovesse decidere di abbassare il prezzo del barile di petrolio a 30 dollari, lei riterrà ancora conveniente seguire la strada dell’energia rinnovabile?

Gli Stati Uniti sono impegnati a promuovere l’Advanced energy institute del presidente e a ricercare e sviluppare fonti alternative di energia. Negli ultimi 5 anni e mezzo, nonostante il prezzo fluttuante del petrolio, abbiamo sostenuto le ricerche nel campo delle energie rinnovabili in una varietà di tecnologie come cellule all’idrogeno, auto elettriche ibride e altre come energia solare, fotovoltaica, eolica.
Il nostro Ministero è pienamente d’accordo con Bush per arrivare a soluzioni di lungo termine e superare l’economia basata sul petrolio e giungere così a un’era dell’energia pulita e abbondante.
Quale futuro vede nell’agricoltura Usa come fonte di energia?

Entro l’anno 2030 almeno il 30% dell’attuale consumo di petrolio sarà rimpiazzato da fonti di bioenergie. Noi vediamo una robusta industria nazionale che potrà avvantaggiarsi delle varie risorse di biomasse convertibili in etanolo. L’energia basata su biomasse continuerà a essere una componente essenziale del nostro «mix» energetico.

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Benny Manocchia


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