riviste mensili agricole, riviste settimanali agricole, riviste agricoltura, riviste online agricoltura, riviste agricole specializzate, riviste specializzate agricoltura

riviste agricole, mondo agricoltura, riviste agricoltori  
riviste agricoltura, testate agricoltura, edizioni agricoltura
 
   
Home Riviste   L'Informatore Agrario   Vita in Campagna   Vivere La Casa in Campagna   Mad   Origine   International Agricultural Policy  

elenco prodotti in vendita
n°prodotti: 0
Totale: E. 0,00
cassa

chi siamo





riviste agricole, rivista per gli amanti della campagna, rivista sull'agricoltura professionale, riviste sull'agricoltura non professionale, edizioni dedicate al mondo agricolo, riviste specializzate in agricoltura, testate e giornali online agricoltura


L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
   
46
 24-30 Nov.

  2006
segnala ad un amico  invia ad un amico    scrivi un commento alla redazione  scrivi alla redazione
non in vendita
 

Speciale pellet Speciale pellet

Pellet di legno dalle filiere agricole un’opportunità, ma c’è ancora tanto da fare

- Turni quinquennali, più adatti al pellet
- Un’occasione per l’agricoltura

Per il secondo inverno consecutivo, dopo quello 2005-2006, anche quest’anno il mercato nazionale del pellet evidenzia una certa scarsità di prodotto. I «preziosi cilindretti», costituiti da legno macinato e pressato e utilizzati in Italia soprattutto per alimentare le stufe, sono diventati una merce veramente rara.
Negli ultimi anni la vendita di stufe ha registrato incrementi a due cifre, mentre la produzione nazionale di pellet è cresciuta più lentamente, creando un deficit di offerta colmato per lo più tramite importazioni dall’Austria e da altri Paesi del Nord Europa.
E quando la merce scarseggia, si sa, qualcuno pur di soddisfare il mercato mette in commercio anche materiale di qualità scadente.
Nel caso del pellet, poi, la mancanza di una normativa cogente sulle caratteristiche del biocombustibile spinge gli operatori a commercializzare prodotto ottenuto da legno lavorato, anziché vergine, o con contenuti elevati di cenere.
Le dimensioni del mercato
In Italia la questione è ancor più delicata visto che il pellet viene utilizzato per la gran parte nelle stufe collocate all’interno di locali abitati. E anche quest’anno i produttori di stufe prevedono una campagna commerciale estremamente favorevole, con oltre 100.000 pezzi venduti.
Il pellet, praticamente sconociuto in Italia fino agli inizi degli anni 90, oggi rappresenta un mercato di oltre 400.000 t delle quali circa 250.000 prodotte in Italia. Va precisato che questi dati sono delle stime effettuate da operatori del settore, in quanto non esiste un sistema di rilevazione ufficiale.
Di certo si sa che la mancanza di pellet sta portando i prezzi di questo prodotto a livelli insospettabili solo un paio di anni fa. In alcuni punti vendita confezioni di 15 kg vengono pagate fino a 5 euro, vale a dire 0,33 euro/kg. All’ingrosso tuttavia si osserva una forte riduzione del prezzo. Acquistando almeno un pallet, ovvero 10 q di prodotto, si può arrivare a spuntare un prezzo di 230-240 euro (0,23-0,24 euro/kg). Con queste premesse alcune organizzazioni di agricoltori e società di servizi hanno cominciato a intravedere la possibilità di coltivare specie legnose a rapido accresciemento e trasformarle in pellet.
Dal punto di vista economico probabilmente la filiera può stare in piedi. I prezzi sono interessanti, ma chiunque pensi di tarare l’investimento necessario a costruire la filiera agricoltura-pellet sui prezzi attuali commetterebbe un errore. Il limite di convenienza all’uso del pellet rispetto al metano si colloca infatti su un valore del prodotto al dettaglio intorno a 4 euro: ben il 20% più basso di quello attualmente proposto dal mercato. Nel medio-lungo periodo è prevedibile una diminuzione dei prezzi dovuta all’aumento dell’offerta o alla contrazione della domanda quale conseguenza di un costo eccessivo del pellet.
Le questioni da risolvere
Da un punto di vista tecnico le questioni da risolvere sono invece ancora tante. Prima fra tutte la qualità del pellet che si vuole andare a produrre. Quello di buona qualità, destinato ad alimentare le stufe, deve avere un contenuto in ceneri inferiore all’1% e deve essere ottenuto da legno vergine.
E siccome le ceneri sono presenti per lo più nella corteccia, ne deriva l’obbligo di utilizzare per la produzione del pellet materia prima con un basso tenore in corteccia.
Le colture da pellet
Con questa premessa, pensare all’impiego di legno ottenuto dalle piantagioni con turni di raccolta di uno o due anni potrebbe portare all’ottenimento di pellet di qualità non ottimale. La percentuale di corteccia risulterebbe infatti elevata, incompatibile con le caratteristiche del pellet di alta qualità.
Più adatta allo scopo potrebbe essere materia prima ottenuta da arboreti con turni di almeno 5 anni. I fusti raggiungono diametri maggiori ed è quindi possibile procedere all’eliminazione della corteccia. Ma il legname ottenuto da queste piantagioni è appetito anche da altre industrie, come quella della carta. Va quindi attentamente valutata la convenienza economica e la capacità competitiva della filiera del pellet.
Altro aspetto da tener presente è la necessità di avere a disposizione impianti per la frantumazione e l’essiccazione del legno. La materia prima di origine agricola va sminuzzata e ridotta in fine segatura. Inoltre non di rado la biomassa agricola presenta tenori di umidità superiori al 50% che impongono un processo di essiccazione, perché il legno deve entrare nella trafila (la macchina che produce di fatto il pellet) con un contenuto di acqua non superiore all’11%. Si tratta di operazioni molto energivore e quindi costose.
Il pellet industriale
Il medesimo fabbisogno di energia è necessario anche per produrre il pellet industriale. Una tipologia di qualità inferiore e indicata per gli usi in caldaia: in questo caso il contenuto in ceneri può essere decisamente più alto, anche intorno al 2,5-3%. Le caldaie presentano infatti sistemi di estrazione delle ceneri automatizzati, mentre le stufe richiedono l’intervento manuale dell’opratore: da limitare il più possibile per ragioni di praticità.
Il pellet industriale potrebbe essere un’alternativa per il prodotto ottenuto da short rotation a ciclo biennale o triennale che presenta un alto contenuto di corteccia. Va però ricordato che il prezzo in questo caso è decisamente inferiore a quello del pellet di qualità.
Il futuro
Un prodotto ad alto valore aggiunto come il pellet potrebbe diventare una opportunita per l’agricoltura, tuttavia si rendono necessari investimenti importanti e studi più approfonditi sulla sostenibilità economica della filiera.
Oggi il pellet viene prodotto quasi esclusivamente a partire dalla segatura: un materiale di scarto già sminuzzato e secco. Alcune Regioni stanno avviando progetti di ricerca e sperimentali per verificare la possibilità di sostenere filiere agricole e forestali per la produzione del pellet. In ogni caso le dimensioni dell’investimento richiederanno con ogni probabilità agli agricoltori di agregarsi in cooperative o associazioni. E magari queste associazioni potrebbero risalire lungo la filiera e diventare produttori di calore attaverso il loro pellet, anziché semplici produttori di materia prima, come accade in molti Paesi del Nord Europa.

Si ringrazia Aiel (Associazione italiana per l’energia del legno) per il materiale e i dati forniti.

Sommario rivista  


la ricerca

trova 

© 2024 Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. - Tutti i diritti riservati