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2004 |
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POLITICA |
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Ogm: passa il decreto, restano le divisioni |
Via libera dal Consiglio dei
ministriIl provvedimento sulla
coesistenza tra colture transgeniche, tradizionali e
biologiche ha iniziato il suo cammino. Se verrà trasformato in legge, le
Regioni dovranno varare i rispettivi piani di coesistenza entro il 2005
Il Consiglio dei ministri ha
approvato giovedì 11 novembre il decreto legge sulla coesistenza tra colture transgeniche, convenzionali e biologiche.
Il testo non è ancora stato
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ma, secondo quanto diffuso al termine del
Consiglio le principali modifiche contenute nel testo approvato riguardano
l’individuazione di aree omogenee da parte delle Regioni che dovrà essere fatta
in coerenza con la raccomandazione della Commissione europea in materia di
coesistenza; i piani di coesistenza regionali, inoltre, dovranno essere emanati
entro il 31-12-2005. Nel testo è confermato l’arresto in caso di mancato
rispetto della moratoria sulle coltivazioni ogm, come
prevede l’articolo 1 comma 5 del decreto legislativo 24-4-2001, n. 212.
L’unico voto contrario
all’approvazione del decreto è stato quello del ministro Roberto Castelli
secondo il quale le colture transgeniche dovrebbero
essere vietate su tutto il territorio nazionale.
Nel dare l’annuncio
dell’avvenuta approvazione il ministro delle politiche agricole Gianni Alemanno
ha detto che «grazie alla disponibilità del capo dello Stato è stato superato
uno scoglio, costituito dalla richiesta della presidenza del Consiglio di un
rinvio tecnico di una settimana del decreto».
Alemanno ha informato che
insieme al ministro Letizia Moratti convocherà a
breve un tavolo sulla ricerca nel settore delle agrobiotecnologie,
come concordato in sede di Tavolo agroalimentare. «Ha
prevalso il buon senso», ha concluso il ministro sottolineando che «gli appelli
provocati dal prof. Veronesi» non hanno giovato alla causa del biotech.
Il ministro ha ringraziato
anche la presa di posizione dei presidenti delle Regioni, favorevoli
all’approvazione del decreto senza modifiche. Alemanno ha sottolineato più
volte il grande ruolo delle Regioni che hanno chiesto questo quadro legislativo
di carattere generale. Il ministro ha anche ringraziato le associazioni della
società civile e agricole che si sono battute per il decreto e le forze
politiche che hanno voluto il decreto legge.
In base alle norme
costituzionali italiane, che demandano alle Regioni tutte le competenze in
materia agricola, esiste teoricamente la possibilità che queste si dichiarino ogm free. Ma questa norma risulta
in contrasto con quelle comunitarie che impediscono la costituzione di aree
omogenee ogm free che
coprano tutto il territorio di una regione. A questo potenziale conflitto
costituzionale ha accennato il ministro Alemanno nel corso della conferenza
stampa tenuta a Palazzo Chigi: secondo Alemanno,
però, se si riescono ad approvare norme sulla coesistenza «talmente stringenti
e convincenti» da non esserci più bisogno per una Regione di dichiararsi ogm free, questo conflitto può
essere di fatto superato.
I soddisfatti e gli scontenti
Pur riconoscendo che il testo
approvato dal Consiglio dei ministri è stato «stemperato» essendo stati
«apportati miglioramenti, che rendono il decreto finalmente compatibile con le
regole comunitarie», la Confagricoltura ritiene che «non si è intervenuti a
sufficienza su uno degli aspetti più delicati, quello della responsabilità a
carico degli agricoltori»: per tale ragione, secondo Palazzo della Valle,
«saranno necessari ulteriori cambiamenti su questo punto per rendere il
provvedimento autenticamente teso a dare applicazione alla raccomandazione
dell’Unione Europea del luglio 2003».
Insomma, per Confagricoltura
le settimane di dibattito e la riunione del Tavolo agroalimentare
non sono trascorse invano perché «il testo ora appare più equilibrato e si
intravede la possibilità di definizione dei piani di coesistenza». L’augurio
della Confederazione è «che ci siano piani regionali stilati tenendo conto dei
dati tecnico-scientifici e delle reali esigenze degli agricoltori, che dovranno
essere coinvolti nella redazione, sia a livello nazionale, che regionale».
Per il presidente della
Coldiretti Paolo Bedoni l’approvazione del decreto
rappresenta «un primo atto di responsabilità che risponde alla grande mobilitazione
di imprese e cittadini impegnati in una battaglia di civiltà che la Coldiretti
continuerà sul territorio con Comuni, Regioni e in Parlamento, dove la
stragrande maggioranza delle forze politiche di entrambi gli schieramenti si è
impegnata a difendere l’agricoltura italiana dai rischi di contaminazione del biotech e il diritto di scelta dei consumatori».
«L’industria alimentare
italiana nell’accogliere l’approvazione del decreto sulla coesistenza tra
colture transgeniche, convenzionali e biologiche,
modificato in adesione alle istanze avanzate dal sistema confindustriale,
confida tuttavia che in sede di conversione in legge mantenga saldi i principi
che hanno ispirato la raccomandazione europea del luglio 2003, dalla quale il
decreto stesso è derivato: innanzitutto la libertà di iniziativa economica e la
libertà di scelta dei produttori e dei consumatori», ha dichiarato Federalimentare.
«Finalmente è stata messa la
parola fine alla telenovela del decreto sulla coesistenza. Esprimiamo quindi
soddisfazione per un provvedimento che da tempo avevamo sollecitato per dare
certezze sia ai produttori che ai consumatori ha detto il presidente della Cia,
Giuseppe Politi. Adesso è opportuno che il provvedimento venga rapidamente
recepito dal Parlamento».
«Esprimiamo soddisfazione per il positivo
contributo che il Tavolo agroalimentare indetto dal
ministro Alemanno sul tema del decreto sulla coesistenza degli ogm ha apportato, facendo chiarezza e indirizzando verso
l’approvazione» – ha commentato il presidente della Fedagri-Confcooperative,
Paolo Bruni. «L’approvazione di questo decreto – ha concluso Bruni – non deve
frenare, però, il cammino della scienza nella direzione della ricerca».
La Uila
ha espresso «soddisfazione per l’approvazione del decreto, sebbene arrivi con
molto ritardo», riconoscendo «il grande e tenace impegno profuso dal ministro
Gianni Alemanno».
Minore entusiasmo ha mostrato
invece l’Aiab, Associazione italiana agricoltura
biologica: il suo presidente, Vincenzo Vizioli, ha
dichiarato che il decreto «è debole e lacunoso» essendo, a suo parere,
scomparse dal testo «le regole rigorose e dettagliate che potevano garantire
una vera agricoltura ogm free».
Anche l’Assobiotec,
ma da un versante completamente opposto, non ha apprezzato l’approvazione del
decreto. Quella in cui è stato approvato il provvedimento è stata per
l’associazione «una giornata grigia per chi fa ricerca e innovazione in
Italia», perché il provvedimento «contrasta con la promozione dell’innovazione
e della competitività, di cui il Paese ha più che mai bisogno, e soprattutto
con la libertà di fare impresa».
«Il decreto varato dal
Governo risente purtroppo delle forti pressioni di interessi pro ogm esercitate in questi ultimi giorni. Ora sono necessarie
modifiche migliorative da apportare in Parlamento, in particolare sul tema
della responsabilità civile e penale, della copertura assicurativa e della
facoltà di libera scelta delle Regioni che hanno già dichiarato il loro
territorio ogm free», ha
dichiarato la senatrice dei Verdi Loredana de Petris.
Sostanzialmente analoga la
posizione del responsabile agricolo della Margherita, Luca Marcora,
per il quale «alla fine, a forza di togliere e togliere, nel decreto non è
rimasto nulla, tutto è stato rimandato alle Regioni, che hanno tempo fino al 31
dicembre 2005 per varare i piani di coesistenza, ma in sostanza la moratoria
non esiste più e comunque i tempi per le Regioni sono strettissimi perché
l’adozione dei piani si presenta molto macchinosa».
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