POLITICA AGRARIA |
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Aspettative e incognite per l'olio d'oliva |
Quest’anno produzione
abbondanteLa campagna 2004 promette
produzione e qualità ottime, ma il settore deve compiere scelte fondamentali
per utilizzare gli strumenti messi a disposizione, forse per l’ultima volta,
dall’ocm
Se il tempo lo permetterà, la nuova campagna olivicola segnerà un record produttivo per il nostro Paese.
Le operazioni di raccolta sono in pieno svolgimento
sull’intero territorio nazionale e l’oro verde sgorga abbondante nei frantoi,
riempiendo l’atmosfera degli aromi e delle fragranze che nell’olio novello sono
esaltate.
La qualità appare eccellente.
Il deciso anticipo dei tempi di raccolta e i forti investimenti realizzati nei
frantoi sottolineano l’attenzione di tutti gli
operatori per raggiungere standard di eccellenza sempre maggiori da consegnare
a un consumatore che si vorrebbe sempre più consapevole ed evoluto nelle sue
scelte di acquisto.
Tuttavia i produttori sono
preoccupati, non tanto per il clima impietoso di questi giorni, quanto – e
soprattutto – per i prezzi che paiono subire un vistoso
abbassamento anche per le categorie superiori (extravergine, prodotto dop-igp, biologico, made in Italy).
La domanda sembra ferma e
molte strutture lamentano giacenze di olio invenduto
della scorsa campagna. Sotto accusa le importazioni cospicue della scorsa
estate e il rilascio di numerose autorizzazione
all’importazione temporanea (Tpa). Vibrante la
richiesta di controlli soprattutto sulla classificazione degli oli di oliva importati.
L’unico elemento positivo, in questo scenario, appare la volontà di Agea di
pagare entro il mese di novembre l’acconto sull’aiuto alla produzione per la
campagna 2003-2004, anticipando di oltre un mese la consuetudine stabilita
negli anni passati.
Come uscire da questo stato
di torpore del mercato che non sembra in grado di selezionare il prodotto sulla
base della sua qualità effettiva? Come recuperare un ruolo attivo sul mercato
senza essere ogni volta costretti ad accettare supinamente le scelte di una
domanda sempre più concentrata nelle mani della gdo?
Inoltre, come difendersi da
una forte intraprendenza dei gruppi cooperativi spagnoli seriamente
intenzionati ad acquisire grandi marchi italiani per condizionarne, a loro
favore, i comportamenti commerciali ed erodere il posizionamento
di mercato del made in Italy?
L’olivicoltura italiana ha
nelle sue mani la chiave per aprire la porta del proprio sviluppo, per
affrontare a viso aperto, con coraggio e determinazione, aggressioni e
competizioni internazionali, per andare oltre nella strada che ha compiuto fino
a oggi.
Nei prossimi giorni il
Sistema Italia si confronterà presso il Tavolo olivicolo
istituito dal Mipaf e da Agea sui temi focali del
settore. Sono urgenti decisioni e scelte da compiere utilizzando anche gli
strumenti e le leve finanziarie che, forse per l’ultima volta, l’ocm mette a disposizione delle
imprese per investire e per crescere sul mercato.
Come rilanciare il settore
Il ministro Gianni Alemanno,
che ha già seguito in prima persona tanto l’approvazione dell’ocm del 2001 quanto la nuova regolamentazione varata nella
scorsa primavera, ha assicurato la propria partecipazione ai lavori del Tavolo olivicolo e alla definizione di
una piattaforma complessiva per il settore.
I punti fondamentali di un
programma di rilancio e modernizzazione sono:
- concentrazione e
qualificazione dell’offerta;
- integrazione di filiera;
- investimenti e sviluppo;
- promozione;
- revisione
della politica dei controlli;
- avvio spedito del nuovo
sistema di pagamenti.
Occorre allineare il tessuto
produttivo, molto frammentato, alle esigenze del mercato e operare ogni sforzo
nella direzione di una reale concentrazione dell’offerta, sia per incrementare
la capacità contrattuale degli operatori che per ottimizzare gli interventi già
avviati verso il miglioramento della qualità del prodotto, la sua tracciabilità, la tutela dell’ambiente, l’informazione del
consumatore.
Le strutture di
rappresentanza degli operatori devono parallelamente evolvere verso forme associate
che siano, per efficacia economica e organizzativa, in
grado di accompagnare, con servizi reali, i percorsi virtuosi degli operatori
nella qualificazione dell’offerta e del territorio.
Un sistema associativo più
forte e capace di assumere funzione di mercato potrà
consentire, nel nostro Paese, una migliore integrazione di filiera. Una
modifica del dl 228/01 e seguenti appare indispensabile per dare al nostro
Paese un sistema di op in grado di accompagnare le
imprese al mercato. Oggi, con le attuali regole, solo una op
è stata riconosciuta e l’Italia si troverebbe nell’imbarazzante condizione di
non poter garantire, per mancanza di strumenti operativi, il diritto di accesso
degli olivicoltori ai nuovi programmi operativi su qualità, tracciabilità
e valorizzazione stabiliti dall’Ue nella nuova ocm di settore.
In quest’ottica sia le misure
previste nel regolamento 865/04 sia quelle contenute nei Por e Psr e in altri fondi strutturali o di filiera potranno
essere destinate e finalizzate al rilancio di una politica di
investimenti e dello sviluppo del sistema olivicolo
italiano.
Molte imprese hanno
intenzione di investire per realizzare nuovi impianti produttivi, per
ammodernare i frantoi, per dotarsi di strutture di confezionamento
e stoccaggio del prodotto e di quanto è necessario per un’idonea commercializzazione dell’olio dei soci. Molti piccoli
produttori hanno difficoltà ad affrontare in proprio
investimenti per adeguarsi alle nuove normative e sono interessati a
partecipare a programmi comuni e finalizzati al mercato.
Una volta
compiuto un salto di qualità nella
concentrazione e nella qualificazione dell’offerta, si creeranno le condizioni
per poter puntare con decisione a una strategia di valorizzazione del made in Italy capace di esaltare
attraverso specifici accordi inteprofessionali il
tema dell’origine, della qualità e della tracciabilità
del prodotto.
Un altro tema forte è
rappresentato dalla promozione e dai programmi di informazione
del consumatore, con particolare riferimento alla diffusione della cultura
dell’olio extravergine, dop e igp.
Anche in questo caso non bisogna disperdere energie e
risorse. La disponibilità di BuonItalia per un’azione
sinergica di promozione del made
in Italy in Paesi esteri appare un’occasione da non
perdere.
E ancora, è importante la
disponibilità di Agea a coordinare un progetto di Opec
dell’olio d’oliva per dare maggiore trasparenza agli scambi commerciali a
livello di Paesi del Mediterraneo, anticipando regole e procedure d’intervento
in previsione degli accordi euromediterranei del
2010. Anche in questo caso si tratta di disporsi a governare i processi di internazionalizzazione e non a subirli, in una giungla di
comportamenti spesso al di fuori di ogni norma e controllo messi in opera da
lestofanti che inquinano un settore nobile e pieno di valori.
Una strategia che sarà
possibile e vincente solo se si riuscirà a gestirla attraverso soggetti
rappresentativi della filiera, di concerto con la Pubblica amministrazione, in appositi contenitori operativi.
Un sistema coeso,
concentrato, con una forte integrazione di filiera, capace di darsi e far
rispettare regole di mercato può facilitare l’attuazione di una politica di
controlli, che va totalmente rivista.
Infine, è indispensabile
attivarsi per consentire agli olivicoltori di accedere
nei tempi stabiliti al nuovo sistema di aiuti cercando di ridurre al massimo i
disagi relativi al complesso meccanismo della ricognizione del diritto e alla
raccolta delle deleghe verso i Caa. Tali organismi
devono essere messi in condizioni di operare efficacemente nel più breve tempo
possibile, liberando così le associazioni verso i nuovi e fondamentali compiti di accompagnamento delle imprese verso il mercato.
Nei prossimi mesi quasi 1
milione e mezzo di raccomanate saranno inviate dall’Agea agli olivicoltori beneficiari del nuovo diritto di
aiuto: un’impresa imponente che va gestita opportunamente per un comparto che,
a differenza degli altri disciplinati nella pac, ha
vissuto di regole diverse e di un rapporto diretto con le associazioni dei
produttori.
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