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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
46
19 - 25 Nov.

  2004
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POLITICA AGRARIA
Aspettative e incognite per l'olio d'oliva

Quest’anno produzione abbondante

La campagna 2004 promette produzione e qualità ottime, ma il settore deve compiere scelte fondamentali per utilizzare gli strumenti messi a disposizione, forse per l’ultima volta, dall’ocm

Se il tempo lo permetterà, la nuova campagna olivicola segnerà un record produttivo per il nostro Paese. Le operazioni di raccolta sono in pieno svolgimento sull’intero territorio nazionale e l’oro verde sgorga abbondante nei frantoi, riempiendo l’atmosfera degli aromi e delle fragranze che nell’olio novello sono esaltate.
La qualità appare eccellente. Il deciso anticipo dei tempi di raccolta e i forti investimenti realizzati nei frantoi sottolineano l’attenzione di tutti gli operatori per raggiungere standard di eccellenza sempre maggiori da consegnare a un consumatore che si vorrebbe sempre più consapevole ed evoluto nelle sue scelte di acquisto.
Tuttavia i produttori sono preoccupati, non tanto per il clima impietoso di questi giorni, quanto – e soprattutto – per i prezzi che paiono subire un vistoso abbassamento anche per le categorie superiori (extravergine, prodotto dop-igp, biologico, made in Italy).
La domanda sembra ferma e molte strutture lamentano giacenze di olio invenduto della scorsa campagna. Sotto accusa le importazioni cospicue della scorsa estate e il rilascio di numerose autorizzazione all’importazione temporanea (Tpa). Vibrante la richiesta di controlli soprattutto sulla classificazione degli oli di oliva importati.
L’unico elemento positivo, in questo scenario, appare la volontà di Agea di pagare entro il mese di novembre l’acconto sull’aiuto alla produzione per la campagna 2003-2004, anticipando di oltre un mese la consuetudine stabilita negli anni passati.
Come uscire da questo stato di torpore del mercato che non sembra in grado di selezionare il prodotto sulla base della sua qualità effettiva? Come recuperare un ruolo attivo sul mercato senza essere ogni volta costretti ad accettare supinamente le scelte di una domanda sempre più concentrata nelle mani della gdo?
Inoltre, come difendersi da una forte intraprendenza dei gruppi cooperativi spagnoli seriamente intenzionati ad acquisire grandi marchi italiani per condizionarne, a loro favore, i comportamenti commerciali ed erodere il posizionamento di mercato del made in Italy?
L’olivicoltura italiana ha nelle sue mani la chiave per aprire la porta del proprio sviluppo, per affrontare a viso aperto, con coraggio e determinazione, aggressioni e competizioni internazionali, per andare oltre nella strada che ha compiuto fino a oggi.
Nei prossimi giorni il Sistema Italia si confronterà presso il Tavolo olivicolo istituito dal Mipaf e da Agea sui temi focali del settore. Sono urgenti decisioni e scelte da compiere utilizzando anche gli strumenti e le leve finanziarie che, forse per l’ultima volta, l’ocm mette a disposizione delle imprese per investire e per crescere sul mercato.
Come rilanciare il settore
Il ministro Gianni Alemanno, che ha già seguito in prima persona tanto l’approvazione dell’ocm del 2001 quanto la nuova regolamentazione varata nella scorsa primavera, ha assicurato la propria partecipazione ai lavori del Tavolo olivicolo e alla definizione di una piattaforma complessiva per il settore.
I punti fondamentali di un programma di rilancio e modernizzazione sono:
- concentrazione e qualificazione dell’offerta;
- integrazione di filiera;
- investimenti e sviluppo;
-  promozione;
- revisione della politica dei controlli;
- avvio spedito del nuovo sistema di pagamenti.
Occorre allineare il tessuto produttivo, molto frammentato, alle esigenze del mercato e operare ogni sforzo nella direzione di una reale concentrazione dell’offerta, sia per incrementare la capacità contrattuale degli operatori che per ottimizzare gli interventi già avviati verso il miglioramento della qualità del prodotto, la sua tracciabilità, la tutela dell’ambiente, l’informazione del consumatore.
Le strutture di rappresentanza degli operatori devono parallelamente evolvere verso forme associate che siano, per efficacia economica e organizzativa, in grado di accompagnare, con servizi reali, i percorsi virtuosi degli operatori nella qualificazione dell’offerta e del territorio.
Un sistema associativo più forte e capace di assumere funzione di mercato potrà consentire, nel nostro Paese, una migliore integrazione di filiera. Una modifica del dl 228/01 e seguenti appare indispensabile per dare al nostro Paese un sistema di op in grado di accompagnare le imprese al mercato. Oggi, con le attuali regole, solo una op è stata riconosciuta e l’Italia si troverebbe nell’imbarazzante condizione di non poter garantire, per mancanza di strumenti operativi, il diritto di accesso degli olivicoltori ai nuovi programmi operativi su qualità, tracciabilità e valorizzazione stabiliti dall’Ue nella nuova ocm di settore.
In quest’ottica sia le misure previste nel regolamento 865/04 sia quelle contenute nei Por e Psr e in altri fondi strutturali o di filiera potranno essere destinate e finalizzate al rilancio di una politica di investimenti e dello sviluppo del sistema olivicolo italiano.
Molte imprese hanno intenzione di investire per realizzare nuovi impianti produttivi, per ammodernare i frantoi, per dotarsi di strutture di confezionamento e stoccaggio del prodotto e di quanto è necessario per un’idonea commercializzazione dell’olio dei soci. Molti piccoli produttori hanno difficoltà ad affrontare in proprio investimenti per adeguarsi alle nuove normative e sono interessati a partecipare a programmi comuni e finalizzati al mercato.
Una volta compiuto
un salto di qualità nella concentrazione e nella qualificazione dell’offerta, si creeranno le condizioni per poter puntare con decisione a una strategia di valorizzazione del made in Italy capace di esaltare attraverso specifici accordi inteprofessionali il tema dell’origine, della qualità e della tracciabilità del prodotto.
Un altro tema forte è rappresentato dalla promozione e dai programmi di informazione del consumatore, con particolare riferimento alla diffusione della cultura dell’olio extravergine, dop e igp. Anche in questo caso non bisogna disperdere energie e risorse. La disponibilità di BuonItalia per un’azione sinergica di promozione del made in Italy in Paesi esteri appare un’occasione da non perdere.
E ancora, è importante la disponibilità di Agea a coordinare un progetto di Opec dell’olio d’oliva per dare maggiore trasparenza agli scambi commerciali a livello di Paesi del Mediterraneo, anticipando regole e procedure d’intervento in previsione degli accordi euromediterranei del 2010. Anche in questo caso si tratta di disporsi a governare i processi di internazionalizzazione e non a subirli, in una giungla di comportamenti spesso al di fuori di ogni norma e controllo messi in opera da lestofanti che inquinano un settore nobile e pieno di valori.
Una strategia che sarà possibile e vincente solo se si riuscirà a gestirla attraverso soggetti rappresentativi della filiera, di concerto con la Pubblica amministrazione, in appositi contenitori operativi.
Un sistema coeso, concentrato, con una forte integrazione di filiera, capace di darsi e far rispettare regole di mercato può facilitare l’attuazione di una politica di controlli, che va totalmente rivista.
Infine, è indispensabile attivarsi per consentire agli olivicoltori di accedere nei tempi stabiliti al nuovo sistema di aiuti cercando di ridurre al massimo i disagi relativi al complesso meccanismo della ricognizione del diritto e alla raccolta delle deleghe verso i Caa. Tali organismi devono essere messi in condizioni di operare efficacemente nel più breve tempo possibile, liberando così le associazioni verso i nuovi e fondamentali compiti di accompagnamento delle imprese verso il mercato.
Nei prossimi mesi quasi 1 milione e mezzo di raccomanate saranno inviate dall’Agea agli olivicoltori beneficiari del nuovo diritto di aiuto: un’impresa imponente che va gestita opportunamente per un comparto che, a differenza degli altri disciplinati nella pac, ha vissuto di regole diverse e di un rapporto diretto con le associazioni dei produttori.
 

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