Pero: più qualità, minori costi e nuovi mercati
- Una coltura ancora remunerativa, ma...
- Vocazionalità dei suoli dell’Emilia-Romagna
- A quasi 10 anni dalle epidemie di colpo di fuoco batterico
- Tolleranza al rame nel suolo
La coltivazione del pero mostra ancora margini di
redditività, quanto meno nelle zone vocate e nelle aziende migliori. Occorre
continuare a perseguire il miglioramento delle caratteristiche qualitative
e, contemporaneamente, valorizzare commercialmente il prodotto. È importante
inoltre «alzare lo sguardo», non puntando tutto sul Vecchio continente in
cui la produzione italiana continua, anche se lentamente, a perdere quote di
mercato, ma individuando nuovi mercati già pronti a offrire interessanti
possibilità di collocamento del nostro prodotto.
E di vocazionalità dei suoli alla coltivazione del pero parliamo in questo
Speciale, così come degli effetti dell’accumulo di rame nel terreno,
tornando dopo qualche anno a riparlare di colpo di fuoco batterico (agente
Erwinia amylovora) non per una recrudescenza della malattia, ma per
riaffermare la possibilità di convivere con essa adottando una opportuna
agrotecnica che preveda, in primis, l’eliminazione delle fioriture
secondarie
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