Gli interventi sulla sola componente agricola non possono garantire lo
sviluppo socio-economico, ma è necessario agire in parallelo su
infrastrutture, turismo e formazione
La ricerca scientifica svolge da sempre un ruolo primario
nella creazione di saperi e nella rielaborazione di questi in beni e
strumenti per il soddisfacimento di bisogni manifestati dall’uomo nelle
diverse epoche storiche.
Bisogni che hanno subito una continua e, soprattutto nell’ultimo decennio,
frenetica evoluzione e che nell’epoca attuale assumono connotazioni
particolarmente complesse, dando alla ricerca scientifica una responsabilità
maggiore, un ruolo senza dubbio accresciuto nelle sue componenti sia
socio-culturali, sia economico-giuridiche che tecnico-informatiche.
Il variegato panorama proiettato in un’ottica globale si profila, quindi,
denso di connessioni non solo intrasettoriali, ma anche intersettoriali,
contribuendo così ad ampliare lo scacchiere delle scelte strategiche da
adottare per il prossimo futuro.
In tale contesto l’agricoltura siciliana, nell’accezione di insieme di
volontà di varia estrazione, dall’Amministrazione pubblica, alle Università
e ai Consorzi di ricerca, si muove in piena armonia con la necessità di
sincronizzare la ricerca scientifica con l’azione di assistenza alle imprese
agricole operanti nei territori rurali e di orientarne il percorso durante
le diverse fasi della filiera agroalimentare o agroindustriale.
A supporto di ciò i primi punti di forza su cui scommettere, per certi versi
in antitesi tra loro, sono l’innovazione tecnologica e lo sviluppo rurale.
Da un lato l’innovazione tecnica e tecnologica si pongono quale il più
efficace strumento a disposizione dei processi produttivi agricoli per
sostenere e alimentare gli elevati standard qualitativi raggiunti e per
definire le linee strategiche di competitività e crescita delle imprese, in
un’ottica di sviluppo rurale sostenibile che tenga altresì conto delle varie
specificità territoriali.
Ancora, il ruolo della ricerca poi diviene tanto più significativo quanto
più svolto in piena aderenza alle reali esigenze dei singoli territori. È
questo ad esempio l’obiettivo dei Programmi interregionali previsti dalla
legge n. 499 del 23 dicembre 1999, recante norme per la razionalizzazione
degli interventi nei settori agricolo, agroalimentare, agroindustriale e
forestale, grazie ai quali le Regioni e le Province autonome hanno assunto
un ruolo centrale nella programmazione, nell’attuazione e nel coordinamento
di progetti di ricerca, anche riferiti ad aree che superano i confini
territoriali.
Dall’altro lo sviluppo rurale assume un ruolo fondamentale in un’Isola in
cui il tessuto produttivo agricolo risulta strettamente connesso ad attività
collaterali come l’artigianato, il turismo rurale, la conservazione
dell’ambiente, connessione che ha una storia lunga vent’anni (basti pensare
al regolamento 2052/88 dell’allora Comunità Economica Europea) e che si basa
sulla consapevolezza che gli interventi sulla sola componente agricola non
possono garantire uno sviluppo socio-economico tale da far crescere e
consolidare i livelli di occupazione e di reddito e, in generale, di far
migliorare le condizioni di vita delle popolazioni locali. Da qui nasce la
multifunzionalità, sancita dal regolamento CE 1257/99 e recepita in Italia
dalla legge di orientamento del 2001, che presuppone modelli di sviluppo
rurale integrato.
Agli interventi in agricoltura vanno associati quindi interventi nel settore
delle infrastrutture, del turismo, dei servizi ma anche della formazione,
poiché questo processo sarà tanto più rapido e definitivo quanto più saremo
in grado di creare un tessuto di professionalità in grado di anticipare
soluzioni, ottimizzare le risorse e rendere più efficienti ed efficaci il
recupero, il mantenimento e infine lo sviluppo dell’agricoltura siciliana.
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Giovanni La Via
Assessore all’Agricoltura e foreste della Regione Siciliana |
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