POLITICA |
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Campagna pomodoro senza tensioni |
Raccolto attorno ai 43 milioni di quintali
La riduzione degli investimenti e le basse rese hanno in
qualche caso spinto le industrie a proporre maggiorazioni di prezzo pur di
disporre del prodotto. In attesa della riforma dell’ocm e in vista della
campagna 2007 bisogna fare attenzione alle scelte della Spagna
La campagna di raccolta del pomodoro volge al termine ed è
possibile perciò fare le prime considerazioni sull’andamento dell’annata.
Prima però voglio ricordare cosa è successo nel 2005, perché aiuta a
comprendere meglio il momento attuale.
Complici una situazione di mercato pesante per i prodotti derivati e una
produzione di oltre 51 milioni di quintali, dopo un raccolto 2004 da 64
milioni, nell’autunno 2005 si registrava una fortissima conflittualità tra
la parte agricola e la parte industriale, una conflittualità fatta di
carichi respinti, di pomodori lasciati marcire nei campi in attesa di un
vettore che non sarebbe mai arrivato, situazioni al limite del ricatto,
manifestazioni e blocchi stradali, convocazioni dal ministro e infinite
discussioni.
Questa situazione è poi proseguita in fase di contrattazione 2006 con il
mondo del pomodoro diviso, ancora una volta, tra Nord e Sud. L’onda lunga di
quelle polemiche, acuite dal taglio del premio comunitario per il 2006
passato da 34,5 a 30,43 euro/t, l’ombra incombente della riforma dell’ocm
ortofrutta e l’andamento negativo del mercato avevano portato a uno sviluppo
delle contrattazioni in un clima di palpabile tensione, con un risultato
finale negativo per la parte agricola, un prezzo più basso e una griglia
ancora più penalizzante che in passato.
Al Sud non era prevista addirittura alcuna tabella qualitativa, con una
opzione pomodoro concentrato a prezzi «cinesi».
In media (poi chiaramente i prezzi potevano variare a seconda dei contratti)
al Nord, che aveva un prezzo indicativo base 100 nel 2005 di 41 euro/t
(erano 50,5 euro/t nel 2004), si siglavano i contratti attorno ai 39 euro/t,
ma con una griglia di qualità peggiorativa per la parte agricola per il
terzo anno consecutivo.
Al Sud, prezzo indicativo base 100 nel 2005 di 61,9 euro/t per il lungo e
51,6 euro/t per il tondo (erano rispettivamente 67 e 56,8 euro/t nel 2004),
si erano chiusi i contratti a 41,31 euro/t per il lungo e a 36,15 euro/t per
il tondo, con una opzione «pomodoro per concentrato» a 25,82 euro/t, con la
possibilità di incrementi di prezzo per condizioni particolari, ma senza una
griglia di qualità.
Questi contratti portavano a un peggioramento del prezzo aggiuntivo alla
riduzione dell’aiuto comunitario, conseguenza del superamento della soglia
nazionale negli ultimi anni, la cui responsabilità non è stata della sola
parte agricola, ma frutto di una situazione partecipata in cui l’industria
ha fatto la sua parte, trasformando più prodotto di quanto previsto. Il peso
di tutto questo però rimaneva in capo alla sola parte agricola, nonostante
tanti bei discorsi sulla filiera.
La campagna 2006
Questi mesi travagliati hanno portato a una forte riduzione degli
investimenti, passati dagli oltre 75.000 ha del 2005 ai circa 60.000 nel
2006, con un calo del 20% circa. La campagna si è svolta senza particolari
tensioni, vista la scarsezza degli investimenti e delle rese, con gli stessi
soggetti, che lo scorso anno rifiutavano i carichi o non ritiravano il
prodotto, disponibili anche a maggiorazioni del prezzo pur di disporre
dell’agognato pomodoro.
Le aspettative di un mercato carente di prodotto e la novità dell’entrata in
vigore da giugno dell’obbligo di etichettatura con l’origine del pomodoro
contenuto nelle passate hanno scatenato la reazione di alcune industrie che
si sono poste alla caccia di quantitativi di pomodoro superiori a quanto
contrattato.
Sul fronte del mercato dei derivati, alcuni trasformatori hanno cercato di
rallentare le vendite, aspettando che il mercato recepisca le aspettative di
carenza di prodotto per poter spuntare prezzi migliori.
La costante negativa della campagna di raccolta è stata il maltempo, che ha
ostacolato e prolungato le operazioni di raccolta. Attualmente i
conferimenti sono terminati al Nord, mentre rimane ancora qualche coda al
Sud. Le ultime proiezioni davano un quantitativo complessivo attorno ai
valori di soglia (4.350.000 t), a meno di colpi di coda delle ultime
settimane.
Le prospettive
Quello che viene dato per scontato è che la prossima campagna sarà gestita
con l’attuale sistema, con una ulteriore decurtazione dell’aiuto
comunitario, come effetto della media dei tre anni (2005, 2004, 2003, con
l’ingresso del dato 2005, più elevato, al posto della produzione 2002, più
contenuta).
Le produzioni 2006 degli altri Paesi produttori sembrano anch’esse
improntate a un contenimento dei quantitativi; infatti circolano notizie di
un raccolto in forte ridimensionamento in Spagna e pare che anche in Cina la
situazione non sia migliore.
Questo dovrebbe consentire di ripartire per la campagna 2007 senza le
pesanti eredità di magazzino delle precedenti annate.
Il settore è in attesa della comunicazione del prossimo 29 novembre, quando
dovrebbe essere presentato il progetto di riforma dell’ocm ortofrutta,
pomodoro da industria compreso, ma dalle ultime voci pare che il tutto debba
slittare, ancora una volta, a gennaio 2007. Le indiscrezioni trapelate
indicano già segnata la strada che dovrebbe portare a una proposta di
disaccoppiamento per il pomodoro da industria, da discutere poi nelle
diverse declinazioni. Ma prima delle discussioni sulla riforma e sulla sua
applicazione (presumibilmente dall’1-1-2008, ma a questo punto sono tutte
ipotesi), il tema forte è quello relativo al comportamento della Spagna
nella campagna 2007. Oggi, pur rimanendo incombente il pericolo cinese, è la
produzione spagnola quella che può influire più direttamente sui corsi del
pomodoro italiano e dei suoi derivati, avendo questo Paese incrementato la
propria capacità produttiva ma senza un proprio consolidato mercato di
sbocco. I produttori spagnoli, che già in questa campagna hanno dovuto fare
i conti con un taglio consistente dell’aiuto (da 34,5 a 23,35 euro/t), nel
2007 avranno un taglio (il meccanismo è quello già visto per l’Italia)
ancora più rilevante che renderebbe non conveniente la coltivazione del
pomodoro.
Per rimediare a questa situazione in terra iberica circolano due ipotesi. La
prima, cioè la richiesta di anticipare al 2007 l’applicazione della riforma
con il disaccoppiamento per evitare il taglio dell’aiuto, sembra
irrealizzabile, se non altro per i tempi ristretti. Il vero rischio è la
seconda ipotesi e cioè l’erogazione di un aiuto di Stato che vada a coprire
le perdite di premio per i produttori spagnoli. Una situazione del genere
sarebbe inaccettabile perché, se da un lato fornirebbe una scappatoia a chi
ha prodotto troppo, dall’altro creerebbe una turbativa di mercato a danno,
soprattutto, dei produttori italiani. Nelle prossime settimane dovrà
pertanto essere massima l’attenzione a questi movimenti, affinché le prime
schermaglie sulla riforma dell’ocm non distolgano l’attenzione da quanto
avverrà nel 2007, campagna che non ci possiamo permettere di regalare a
nessuno.
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