UNIONE EUROPEA |
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La partita del Wto continua dietro le quinte |
I negoziati bloccati dallo scorso luglio
Il negoziato sul commercio mondiale è in stallo e
probabilmente non dovrebbero esserci sviluppi fino al prossimo anno, dopo la
definizione del nuovo Farm Bill. Proseguono comunque i contatti diplomatici
Sono trascorse ormai alcune settimane da quando, lo scorso
luglio, si sono interrotti bruscamente i negoziati multilaterali sulla
liberalizzazione degli scambi commerciali in ambito Wto.
A Ginevra, come si ricorderà, si era preferito optare per una pausa di
riflessione e infatti le trattative erano state sospese sino a data da
destinarsi. Solo la discussione avviata a Hong Kong sul pacchetto per lo
sviluppo (Aid for Trade) prosegue e, probabilmente, alcuni risultati
positivi saranno già presentati in occasione del prossimo Consiglio generale
della Wto di metà ottobre.
Nulla di più. Tutte le trattative sulle riduzioni delle tariffe doganali e
dei sostegni sono di fatto ferme, anche per tenere conto di alcune
importanti scadenze politiche che inevitabilmente influenzeranno
l’atteggiamento dei vari Paesi al tavolo delle trattative, a partire da
quelle elettorali: in Brasile si è votato in questi giorni e si andrà al
ballottaggio nel quale dovrebbe essere confermato il presidente Lula da
Silva, protagonista del negoziato Wto; poi ci sono le elezioni di medio
termine negli Usa, a novembre, e infine potrebbero essere rilevanti anche le
elezioni francesi del prossimo anno.
Sempre nel 2007 scade poi il Farm Bill 2002, l’insieme delle norme che
regola la politica agricola statunitense. Si tratta di una scadenza
importante: i vari programmi che compongono il Farm Bill sono spesso sotto
accusa da parte di alcuni Paesi che si sono rivolti – con successo – al
panel della Wto. Inoltre, le ristrettezze del bilancio federale potrebbero
richiedere un taglio alle risorse disponibili per i farmer.
Tutto ciò ha già di fatto avviato a Washington e nelle campagne Usa un vasto
dibattito sull’opportunità – o sulla necessità – di confermare l’attuale
assetto del Farm Bill per alcuni anni, oppure di cambiarne gli strumenti e
gli obiettivi.
Nel 2007 la proposta di bilancio federale già prevede delle riduzioni
finanziarie, ma per l’American Farm Bureau, l’associazione delle imprese
agricole Usa, il quadro è chiaro: con la sospensione del Doha Round sarebbe
improprio modificare il Farm Bill.
Occorre invece una riconferma degli attuali programmi sino all’intesa in
ambito Wto e comunque per almeno un anno. Peraltro, come ha affermato il
presidente del Farm Bureau, Bob Stallman, «questo approccio garantirebbe al
rappresentante Usa per il Commercio la migliore posizione negoziale».
Negoziato parallelo Farm Bill - Wto
Quello che sta emergendo chiaramente in questi giorni è insomma uno stretto
legame tra la riforma del Farm Bill e il seguito del negoziato in ambito
Wto.
Visto che l’ostacolo maggiore, almeno a detta dell’Ue, è il sistema di
sostegno agli agricoltori statunitensi, non è escluso che se ne possa
discutere in parallelo nei primi mesi del 2007.
È presumibile insomma che a gennaio, superati e acquisiti i risultati delle
elezioni di medio termine, parta il vero dibattito sulle proposte di riforma
del Farm Bill. Parallelamente si riaprirebbe il negoziato a Ginevra per
verificare se i progressi Usa sono ritenuti sufficienti per l’Europa. Il
tutto potrebbe concludersi entro l’estate del 2007, in tempo per le semine
successive (raccolti 2008).
Nonostante la sospensione decisa a luglio, comunque, gli incontri ad alto
livello sono proseguiti. Il commissario europeo al commercio, Peter
Mandelson, a settembre è volato prima in Brasile, a un meeting del gruppo
del G20, e poi a Washington per chiarire il punto di vista di Bruxelles.
Si è poi svolto a fine settembre un vertice in Australia dei Paesi del
gruppo di Cairns, cui Mandelson non ha inteso partecipare ma dove invece il
direttore generale della Wto, Pascal Lamy, ha incitato nuovamente a
raggiungere un accordo, sottolineando come le aperture in agricoltura
promesse a luglio dai vari Paesi siano già maggiori rispetto alle decisioni
prese in occasione del precedente negoziato, l’Uruguay Round.
Le preoccupazioni europee
In sede comunitaria intanto, la Francia, sostenuta da altri Paesi tra cui
l’Italia, ha sollevato la questione «negoziati Wto» in occasione del
Consiglio dei ministri agricoli di settembre. A preoccupare sono alcune
frasi del commissario Mandelson pronunciate proprio dopo l’incontro del G20
e che lasciavano pensare a una (ennesima) fuga in avanti di concessioni
unilaterali dell’Europa agli altri Paesi.
Nulla di tutto questo, ha rassicurato il commissario all’agricoltura, la
danese Mariann Fischer Boel, la quale ha anche garantito che ogni mossa che
vada al di là del mandato concesso alla Commissione europea sarà prima
sottoposta al vaglio dei ministri.
Il risultato di tutte queste difficoltà in ambito Wto è che, parallelamente,
potrebbero rivitalizzarsi le intese commerciali a livello bilaterale.
Ad esempio, a inizio settembre c’è stato un tentativo del Brasile,
presidente di turno del Mercosur (il gruppo di quattro Paesi sudamericani:
Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay) di far ripartire l’intesa con
l’Unione Europea ferma dal 2004.
Peccato che Brasilia sostanzialmente si sia limitata a riproporre all’Ue
aumenti, anche notevoli (vedi tabella 1), dei contingenti agevolati e
in esenzione di dazio per carni e altri prodotti da esportare sul mercato
europeo.
Ancora, lo stesso commissario Fischer Boel, alla seconda conferenza
euromediterranea di Strasburgo di fine settembre, ha evidenziato gli enormi
vantaggi dell’area di libero scambio euromediterranea. Addirittura
sbilanciandosi a dichiarare che Bruxelles è pronta ad aprire i suoi mercati
anche più di quanto siano disposti a fare i Paesi della sponda sud del
Mediterraneo. «Accettiamo la "asimmetria"» ha affermato testualmente.
Previsioni
Sino a Natale verosimilmente non vi dovrebbero essere passi in avanti
significativi sul fronte del negoziato Wto. Probabilmente si riprenderà a
trattare dagli inizi del nuovo anno, quando saranno chiari gli intendimenti
di Washington sul futuro del sistema dei sostegni ai farmer Usa.
Dopo occorrerà molta attenzione a bilanciare le (eventuali) concessioni
americane sul fronte del sostegno interno, con le aperture delle frontiere
europee; che comunque Bruxelles deve garantire solo dopo un’attenta
valutazione costi-benefici.
La prospettiva potrebbe essere quella di giungere al 2008 con un sistema del
tutto nuovo; nuove regole internazionali in sede Wto e nuovi strumenti di
intervento nell’ambito della politica agricola Usa.
E forse non è un caso che anche per la nostra pac, nel 2008, sia prevista a
Bruxelles una «verifica dello stato di salute…».
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