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L'Informatore Agrario

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Approfondimento

   
36
 22-28 Set.

  2006
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Attualità POLITICA

Tutti sognano un vino con meno burocrazia

Verso la riforma della legge 164/92

Dopo il fallimento della scorsa Legislatura, riparte il dibattito sulla nuova legge. Ne parlano i presidenti dell’Unione italiana vini e di Federdoc

Da recente approvazione del decreto sui controlli dei vini vqprd (vedi L’Informatore Agrario n. 32/2006, pag. 8) ha riaperto di fatto la discussione sulla riforma della legge 164/92, quella che norma tutto l’impianto produttivo delle nostre denominazioni d’origine.
Una riforma che ormai è diventata da alcuni anni un sorta di «tormentone» nel mondo del vino italiano. La scorsa Legislatura doveva essere quella decisiva per la riforma, come ad ogni occasione ricordava l’allora sottosegretario all’agricoltura, con delega alla vitivinicoltura, Teresio Delfino.
Non se ne fece nulla. Oggi tutto è nelle mani, o meglio, nella capacità di mediazione del ministro Paolo De Castro.
Il ministro ha fatto capire fin da subito che la riforma arriverà attraverso la concertazione tra le principali organizzazioni di settore. La settimana prossima pubblicheremo l’intervista al ministro su questo tema chiave per il nostro comparto vitivinicolo, ma prima abbiamo voluto sentire alcuni dei responsabili delle organizzazioni professionali per capire su quali punti c’è accordo e su quali, invece, le posizioni sono ancora lontane.
Abbiamo iniziato questo nostro «tour» di pareri con due importanti protagonisti della filiera vitivinicola italiana: Andrea Sartori, presidente dell’Unione italiana vini (la maggiore organizzazione professionale delle imprese vitivinicole italiane) e Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc (la confederazione che associa il 90% dei Consorzi di tutela esistenti).
Una burocrazia folle
Intervistiamo Andrea Sartori appena uscito da un incontro con Guido Tampieri, il sottosegretario all’agricoltura a cui è stata affidata la delega alla vitivinicoltura. «Un incontro veramente soddisfacente – ci spiega Sartori –
perché ci siamo trovati di fronte una persona decisamente competente e interessata ad affrontare prima di tutto il «problema dei problemi» non solo del vino ma dell’agricoltura italiana: l’eccesso folle di burocrazia».
A questo proposito il sottosegretario Tampieri sta istituendo un’apposita commissione che dovrà studiare il metodo e la forma per ridurre l’impatto della burocrazia nelle imprese agricole. «E mi ha spiegato – ha aggiunto Sartori – che partirà proprio dalle problematiche delle aziende vitivinicole, sicuramente le più vessate su questo versante. Se riusciremo a semplificare l’attività delle imprese enologiche, ci ha detto Tampieri, sarà più facile farlo per le altre tipologie di aziende».
Per Sartori anche il piano controlli, recentemente riconfermato da De Castro con la «supervisione» dell’Istituto centrale della repressione frodi, va visto nel quadro più complessivo di riforma della 164/92 «che deve essere realizzata all’insegna della semplificazione. Inutile ricordare – ha detto Sartori – che anche sul versante dei controlli vi sono una miriade di enti che si sovrappongono in questa attività determinando costi aggiuntivi per le imprese e aggravi inutili di burocrazia».
Il presidente dell’Unione italiana vini non ha comunque ben «digerito» questa ennesima attribuzione ai Consorzi di tutela del piano controlli.
«Intanto – ha spiegato Sartori – deve essere un piano controlli dei processi di produzione e non di prodotto. Deve poi avere carattere nazionale e non regionale. Qui si rischia, infatti, che la Toscana, solo a titolo di esempio, possa controllare meglio del Veneto o viceversa. Mi rendo conto che soluzioni in tasca è difficile averle su un tema così complesso, ma sono convinto che la scelta finora fatta vada considerata ancora temporanea».
Insomma non è finita la battaglia su chi e come dovrà fare questi controlli.
«La scelta dovrà essere fatta all’interno della riforma complessiva della 164 – ha sottolineato Sartori – in quanto non è nemmeno accettabile il criterio del 66% di rappresentatività dei Consorzi per essere autorizzati a fare i controlli. Si tratta di una percentuale relativa alla produzione e invece dovrebbe essere subordinata al numero complessivo dei produttori di quella denominazione. Vi sono, infatti, denominazioni dove anche un solo produttore copre quella percentuale di produzione o, in numerosi casi, pochi produttori rappresentano gran parte della denominazione. Si rischia che poche persone possano decidere per tutti, e questo non è accettabile. Per questo noi chiediamo vi sia una rappresentatività di almeno il 51% dei produttori».
Sartori auspica che i produttori di vini, a partire dalla sua associazione, possano avere un ruolo importante in questa riforma. «Riteniamo di avere le competenze idonee – ha detto Sartori – e soprattutto conosciamo le reali problematiche quotidiane del settore.
Mi auguro che questa volta si arrivi veramente alla definizione di un impianto normativo adeguato alle esigenze attuali del settore e del mercato. Siamo realmente al capolinea, ormai è il mercato che ci chiede di cambiare».
E per cambiamento Sartori intende una normativa più semplice e, soprattutto, «disciplinari realmente applicabili. Non possiamo più darci leggi insostenibili»
Il piano controlli è un passo avanti
Anche il presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastro concorda sulla necessità di rendere più leggera la burocrazia del settore. «Tutto ciò che potrà essere fatto sul versante della semplificazione della nostra attività per quanto riguarda la burocrazia – ha detto Ricci Curbastro – sarà decisamente apprezzato».
Relativamentre, poi, alla legge di riforma della 164, le posizioni di Federdoc sembrano ancora abbastanza lontane rispetto a quelle dell’Unione italiana vini.
«Siamo convinti che il piano controlli così come è stato concepito e realizzato fino ad oggi – ha sottolineato Ricci Curbastro – sia un grande passo avanti per il settore vitivinicolo italiano. I Consorzi sono aperti alla collaborazione con tutti gli enti coinvolti nella produzione vitivinicola al fine di evitare inutili sovrapposizioni. Proprio in questi giorni sento che alcune Camere di commercio in Italia stanno richiedendo ai produttori elenchi dei quantitativi di prodotto imbottigliato e dichiarazioni di dove è stato venduto. Tutte informazioni che sono già all’interno del piano controlli dei Consorzi, basta richiederle. Con molte Camere di commercio stiamo collaborando da tempo e le cose vanno perfettamente».
Ma Ricci Curbastro non è nemmeno tanto convinto che i disciplinari di produzione vadano «semplificati per legge».
«Fermo restando – ha detto il presidente di Federdoc – che va utilizzata la revoca per quelle denominazioni che non vengono rivendicate (basta il declassamento in igt), penso che ogni caso vada preso singolarmente. Ad esempio, nella mia zona in Franciacorta abbiamo appena ridefinito il disciplinare di produzione in termini ancora più restrittivi rispetto al precedente. Non si può quindi, per legge, andare verso semplificazioni unitarie per tutte le denominazioni. Quello che è certo è che ciò che scriviamo sui disciplinari di produzione va rispettato totalmente».
Riguardo poi al problema della percentuale di rappresentanza dei Consorzi per essere autorizzati ai controlli, Ricci Curbastro ha sottolineato come «in tutti gli statuti dei Consorzi è stato previsto un equilibrio all’interno dei consigli al fine di garantire la corretta rappresentatività da parte di tutte le tipologie di aziende.
Se si va a guardare la composizione dei consigli di tutti i Consorzi italiani ci si accorge che questo equilibrio è stato tutelato».

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Fabio Piccoli


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