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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
   
36
 22-28 Set.

  2006
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Editoriale

Troppa burocrazia. Lamentarsi non è sufficiente
Geremia Gios

Cresce la competitività, e il modo in cui le regole vengono applicate diventa un fattore determinante per la stessa esistenza dell’attività agricola. Gli agricoltori devono essere più partecipi là dove avvengono i processi decisionali

E' necessaria la burocrazia per la sopravvivenza dell’attività agricola? L’interrogativo può apparire retorico e la risposta scontata. Le lamentele nei confronti delle richieste di carte, moduli, ecc. sono tali che vi possono essere pochi dubbi sul sentimento degli imprenditori agricoli nei confronti delle necessità burocratiche. D’altra parte, a osservare l’evoluzione del settore negli ultimi tempi si può constatare che, mentre il numero di occupati direttamente nel settore agricolo continua a diminuire, il numero di coloro che si occupano di agricoltura seduti dietro a una scrivania aumenta. Contemporaneamente aumenta il numero di «carte» che l’agricoltore deve riempire nel corso dell’anno. Al tempo stesso l’introduzione dell’informatica non ha semplificato le cose, caso mai le ha rese più complesse, con la conseguente necessità del ricorso a qualche esperto.
Il fenomeno non è solo italiano, anche se nel nostro Paese assume dimensioni che altrove non sono immaginabili.
A volte sembra che, superata o ridotta l’importanza dei vincoli naturali che per tanti secoli hanno condizionato l’attività agricola, vi sia la necessità di condizionamenti di diversa natura, ma non per questo meno pervasivi e a volte incomprensibili. La situazione è, allora, senza speranza? Il numero di scartoffie necessario per lavorare nei campi è destinato a crescere ulteriormente? Probabilmente sì, ma non necessariamente.
In effetti se guardiamo al cambiamento della politica agricola vediamo che questa si evolve sempre più nella direzione di un contratto tra agricoltore ed ente pubblico. Contratto in cui quest’ultimo garantisce al primo certi benefici (ad esempio contributi, ma non solo) in cambio del rispetto di certi vincoli (ad esempio la condizionalità ambientale). Ora si sa che quando si parla di contratti ciò che un tempo veniva concluso con una semplice stretta di mano oggi richiede pagine e pagine. Tanto più quando si ha che fare con l’ente pubblico.
Tuttavia, se un certo quantitativo di burocrazia è necessario, non per questo si deve accettare tutto quanto la fervida mente dei burocrati partorisce. Anzi, proprio perché la regolamentazione dell’attività agricola diventa via via più pervasiva, la competitività dipende in misura crescente dalla presenza di apparati burocratici efficienti e in grado di funzionare riducendo al minimo i costi (anche impliciti, quali tempo, preoccupazioni, necessità del ricorso a pareri di esperti, ecc.) scaricati sugli utenti.
Questo aspetto viene di frequente sottovalutato. Politici, sindacati, agricoltori si preoccupano delle misure di politica agricola e non delle modalità con cui queste vengono attuate. Quasi che quest’ultimo aspetto fosse di secondaria importanza così che non vale la pena occuparsene. La conseguenza è che non sono infrequenti casi in cui le misure di politica economica falliscono non per scarsa validità intrinseca, ma semplicemente perché vengono attuate in maniera non appropriata o a costi troppo elevati. Anche le strutture sindacali periferiche se ne sono accorte: talvolta i costi della burocrazia superano il valore dell’aiuto incassato dall’agricoltore. Va da sé che fino a quando le modalità con cui le politiche vengono attuate non saranno oggetto di interesse da parte dei beneficiari e delle loro organizzazioni sarà difficile che la situazioni migliori. Gli agricoltori sono abituati a valutare le politiche comunitarie, nazionali, regionali in funzione del tipo di provvidenze o di aiuti che le medesime consentono. In una situazione di prevedibile riduzione delle risorse, di aumento dei vincoli internazionali, di crescente competitività tra i diversi sistemi agroalimentari, il modo con cui le regole vengono applicate diventa un fattore decisivo per la stessa esistenza dell’attività agricola quale noi conosciamo.
Parafrasando un celebre motto si potrebbe, quindi, dire che nell’attuale contesto, e ancor più in futuro, la burocrazia è una cosa troppo importante per lasciarla ai soli burocrati. Questo in particolare per i settori, quali quello agricolo, che essendo basati su piccole imprese non hanno al loro interno le competenze specialistiche necessarie per poter «dominare» la materia. Ovviamente, in questo come in molti altri casi non è sufficiente lamentarsi o aspettare che altri risolvano i nostri problemi. Solo una partecipazione attiva può portare, alla lunga, a miglioramenti. Il primo passo in questa direzione è valutare i diversi provvedimenti non solo in relazione a ciò che promettono, ma anche a ciò che impongono per poter essere attuati. Personalmente ritengo che in questa direzione il mondo agricolo abbia molto terreno da recuperare.
 

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