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Troppa burocrazia. Lamentarsi non è sufficiente |
Cresce la competitività, e il modo in cui
le regole vengono applicate diventa un fattore determinante per la stessa
esistenza dell’attività agricola. Gli agricoltori devono essere più
partecipi là dove avvengono i processi decisionali
E' necessaria la burocrazia per la sopravvivenza
dell’attività agricola? L’interrogativo può apparire retorico e la risposta
scontata. Le lamentele nei confronti delle richieste di carte, moduli, ecc.
sono tali che vi possono essere pochi dubbi sul sentimento degli
imprenditori agricoli nei confronti delle necessità burocratiche. D’altra
parte, a osservare l’evoluzione del settore negli ultimi tempi si può
constatare che, mentre il numero di occupati direttamente nel settore
agricolo continua a diminuire, il numero di coloro che si occupano di
agricoltura seduti dietro a una scrivania aumenta. Contemporaneamente
aumenta il numero di «carte» che l’agricoltore deve riempire nel corso
dell’anno. Al tempo stesso l’introduzione dell’informatica non ha
semplificato le cose, caso mai le ha rese più complesse, con la conseguente
necessità del ricorso a qualche esperto.
Il fenomeno non è solo italiano, anche se nel nostro Paese assume dimensioni
che altrove non sono immaginabili.
A volte sembra che, superata o ridotta l’importanza dei vincoli naturali che
per tanti secoli hanno condizionato l’attività agricola, vi sia la necessità
di condizionamenti di diversa natura, ma non per questo meno pervasivi e a
volte incomprensibili. La situazione è, allora, senza speranza? Il numero di
scartoffie necessario per lavorare nei campi è destinato a crescere
ulteriormente? Probabilmente sì, ma non necessariamente.
In effetti se guardiamo al cambiamento della politica agricola vediamo che
questa si evolve sempre più nella direzione di un contratto tra agricoltore
ed ente pubblico. Contratto in cui quest’ultimo garantisce al primo certi
benefici (ad esempio contributi, ma non solo) in cambio del rispetto di
certi vincoli (ad esempio la condizionalità ambientale). Ora si sa che
quando si parla di contratti ciò che un tempo veniva concluso con una
semplice stretta di mano oggi richiede pagine e pagine. Tanto più quando si
ha che fare con l’ente pubblico.
Tuttavia, se un certo quantitativo di burocrazia è necessario, non per
questo si deve accettare tutto quanto la fervida mente dei burocrati
partorisce. Anzi, proprio perché la regolamentazione dell’attività agricola
diventa via via più pervasiva, la competitività dipende in misura crescente
dalla presenza di apparati burocratici efficienti e in grado di funzionare
riducendo al minimo i costi (anche impliciti, quali tempo, preoccupazioni,
necessità del ricorso a pareri di esperti, ecc.) scaricati sugli utenti.
Questo aspetto viene di frequente sottovalutato. Politici, sindacati,
agricoltori si preoccupano delle misure di politica agricola e non delle
modalità con cui queste vengono attuate. Quasi che quest’ultimo aspetto
fosse di secondaria importanza così che non vale la pena occuparsene. La
conseguenza è che non sono infrequenti casi in cui le misure di politica
economica falliscono non per scarsa validità intrinseca, ma semplicemente
perché vengono attuate in maniera non appropriata o a costi troppo elevati.
Anche le strutture sindacali periferiche se ne sono accorte: talvolta i
costi della burocrazia superano il valore dell’aiuto incassato
dall’agricoltore. Va da sé che fino a quando le modalità con cui le
politiche vengono attuate non saranno oggetto di interesse da parte dei
beneficiari e delle loro organizzazioni sarà difficile che la situazioni
migliori. Gli agricoltori sono abituati a valutare le politiche comunitarie,
nazionali, regionali in funzione del tipo di provvidenze o di aiuti che le
medesime consentono. In una situazione di prevedibile riduzione delle
risorse, di aumento dei vincoli internazionali, di crescente competitività
tra i diversi sistemi agroalimentari, il modo con cui le regole vengono
applicate diventa un fattore decisivo per la stessa esistenza dell’attività
agricola quale noi conosciamo.
Parafrasando un celebre motto si potrebbe, quindi, dire che nell’attuale
contesto, e ancor più in futuro, la burocrazia è una cosa troppo importante
per lasciarla ai soli burocrati. Questo in particolare per i settori, quali
quello agricolo, che essendo basati su piccole imprese non hanno al loro
interno le competenze specialistiche necessarie per poter «dominare» la
materia. Ovviamente, in questo come in molti altri casi non è sufficiente
lamentarsi o aspettare che altri risolvano i nostri problemi. Solo una
partecipazione attiva può portare, alla lunga, a miglioramenti. Il primo
passo in questa direzione è valutare i diversi provvedimenti non solo in
relazione a ciò che promettono, ma anche a ciò che impongono per poter
essere attuati. Personalmente ritengo che in questa direzione il mondo
agricolo abbia molto terreno da recuperare.
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