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Lavoro nero: il pomodoro dà scandalo |
Un’inchiesta giornalistica mette sotto accusa l’agricoltura
I ministri dell’interno, del lavoro e dell’agricoltura promettono
interventi per porre rimedio a un fenomeno purtroppo esteso e non nuovo
Il ministro dell’interno Giuliano Amato ha chiesto al capo della Polizia
Gianni De Gennaro di avviare un’indagine approfondita sulle condizioni dei
lavoratori immigrati impiegati nella raccolta del pomodoro nel Foggiano.
La decisione del ministro è collegata a una inchiesta che L’Espresso,
settimanale del gruppo Caracciolo, ha pubblicato alla fine di agosto e che
dà conto, con particolari inquietanti e tristemente già in parte conosciuti,
di un fenomeno diffuso anche in altre parti d’Italia. I lavoratori sfruttati
di cui si occupa il settimanale sarebbero circa 5.000, provenienti dai Paesi
del Sud del mondo e dall’Est Europa, malissimo retribuiti e costretti a
vivere, tra ricatti di varia natura, in tuguri.
Anche il ministro del lavoro Cesare Damiano ha deciso di chiedere agli
ispettori del suo Dicastero di disporre per l’area agricola di Foggia
un’azione di vigilanza per verificare l’osservanza delle norme che tutelano
le condizioni di lavoro, la previdenza e l’assistenza obbligatorie e
contrastare sia i fenomeni di lavoro nero sia quelli criminali a essi
collegati.
Damiano e il suo collega delle politiche agricole Paolo De Castro hanno
anche deciso, per quanto riguarda le rispettive competenze, di incontrare le
organizzazioni professionali agricole per affrontare il nodo del lavoro nero
nelle campagne. Il tema dell’emersione dei lavoratori agricoli stagionali
irregolari è da tempo al centro dell’attenzione delle parti sociali ma
finora le ricette ipotizzate nonostante un «avviso comune» sul sommerso, in
pratica una dichiarazione di intenti, sottoscritto dalle parti sociali nel
2004 non sembrano aver innescato sufficienti comportamenti virtuosi tra
quegli agricoltori che ricorrono al lavoro clandestino.
Il segretario generale della Flai Cgil, Franco Chiriaco, ha protestato per
essere stato escluso, insieme a Uila e Fai, dall’incontro. Stefano
Mantegazza, segretario generale della Uila non è meno polemico quando
sostiene che «il Governo perde tempo in incontri liturgici senza accorgersi
dei ritardi dell’Inps nella applicazione di norme per l’emersione del lavoro
nero». Secondo Mantegazza l’avviso comune dovrebbe essere trasformato in
legge per essere efficace.
Un impegno concreto del Governo è stato chiesto anche da Albino Gorini,
segretario generale della Fai.
L’incontro tra i ministri Damiano, De Castro e le professionali si è
concluso con una conferenza stampa dei due ministri. Damiano ha reso noto
l’impegno a «individuare una prima serie di norme per l’emersione del lavoro
nero che dovrebbero già trovare la loro definizione dentro la Finanziaria o
parallelamente a essa».
In particolare per quanto riguarda l’agricoltura, Damiano ha affermato che è
intenzione del Governo «rendere finalmente operativo l’avviso comune».
De Castro ha aggiunto che è in preparazione la circolare Inps per rendere
operativa la norma relativa al Documento unico di regolarità contributivo (Durc).
Con questa norma la possibilità di ottenere aiuti previsti per gli
investimenti è collegata alla regolarità delle dichiarazioni aziendali. È
invece oggetto di interpretazione la possibilità che la norma sia vincolante
per gli aiuti comunitari.
Le organizzazioni chiedono trasparenza
«Il raggiungimento di tangibili risultati sul piano dell’emersione e della
complessiva trasparenza del settore rappresenta una necessità e un’urgenza
inderogabile» ha detto il presidente della Confagricoltura Federico
Vecchioni al termine della riunione.
Il fenomeno del lavoro irregolare ha osservato il presidente oltre ad
alimentare crescenti attività malavistose, penalizza le imprese agricole che
rispettano le regole e destabilizza l’intero settore. «Occorre evitare ha
affermato generalizzazioni fuorvianti e attuare le misure contenute
nell’avviso comune» che «è una buona base di partenza».
«Portare la concertazione sul territorio con il coinvolgimento di tutte le
parti sociali per individuare un percorso istituzionale verso la
regolarizzazione dei rapporti di lavoro e la lotta allo sfruttamento» è
quanto suggerisce il presidente della Coldiretti Paolo Bedoni che ha
partecipato alla riunione con i ministri del lavoro e dell’agricoltura. «La
qualità del prodotto ha sottolineato deve essere data oggi anche, e
soprattutto, dalla qualità del lavoro. Gli impegni presi a livello nazionale
conclude il presidente della Coldiretti devono essere trasferiti sul
territorio dove serve un lavoro comune di tutte le parti sociali firmatarie
dell’avviso comune».
Il presidente della Cia Giuseppe Politi ha giudicato positivamente la
riunione al Ministero sottolineando, fra l’altro, che si tratta di una
«iniziativa opportuna, non solo perché il problema è reale e sentito, ma
anche perché si colloca in un momento di particolare attenzione dei media,
che rischia di travolgere anche le imprese regolari, senza alcuna
distinzione, danneggiando l’immagine dell’agricoltura».
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