UNIONE EUROPEA |
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Risultati positivi per l’Italia dalla modulazione
obbligatoria |
Il nostro Paese ha avuto un beneficio netto dal
meccanismo del 25,7%: in pratica una trattenuta sui pagamenti diretti di 689
milioni di euro e una restituzione sullo sviluppo rurale di 874 milioni
La Commissione europea ha fornito i dati relativi al funzionamento della
modulazione obbligatoria, rendendo noti gli importi trattenuti a carico di
ciascun Paese membro e le somme restituite utilizzando la chiave di
ripartizione contenuta nel regolamento 1782/2003.
A tale riguardo si è tenuto conto del principio di solidarietà e la
divisione degli importi trattenuti non rispecchia esattamente la provenienza
dei fondi, ma tiene conto della superficie agricola, del numero di occupati
nel settore primario e del reddito pro capite di ciascuno Stato membro.
Il risultato è che alcuni Paesi hanno conseguito un netto beneficio, nel
senso che l’entità delle trattenute a carico degli agricoltori è risultata
inferiore rispetto a quanto ripartito a favore del secondo pilastro della
pac, mentre altri Paesi sono stati penalizzati, avendo dato più di quanto
sia stato restituito da Bruxelles.
L’Italia fa parte della categoria dei beneficiari netti e i numeri non danno
adito ad alcun dubbio. Per l’anno di programmazione per lo sviluppo rurale
2007, si potrà contare su un supplemento da modulazione obbligatoria di
103,2 milioni di euro, a fronte di una trattenuta praticata sui pagamenti
diretti erogati nell’anno 2006 di 82,1 milioni di euro. Si ricorda che la
percentuale di trattenuta valida nel 2006 è del 3% ed è destinata ad
aumentare al 4% l’anno successivo, per poi portarsi a regime al 5%.
In definitiva, il beneficio netto per l’Italia derivante dal peculiare
meccanismo della modulazione obbligatoria è del 25,7% nel primo anno di
applicazione del nuovo dispositivo di politica agraria. Un risultato
lusinghiero, meglio di noi hanno fatto solo Spagna, Portogallo, Austria e
Finlandia.
I dubbi sulla modulazione volontaria
Per l’intero periodo di validità del vigente regime dei pagamenti diretti
introdotti nel 2003 con la riforma di medio termine della pac, l’Italia
subirà una trattenuta complessiva di 689,8 milioni di euro, avrà una
restituzione sul secondo pilastro della pac di 874,9 milioni di euro con uno
scarto di +185,1 milioni di euro e un beneficio netto del 26,8%.
Tali somme saranno ripartite tra le Regioni italiane, secondo i coefficienti
concordati nelle sedi competenti e utilizzati per finanziare le misure della
politica di sviluppo rurale, andando così a rimpinguare i tagli praticati da
Bruxelles al secondo pilastro della pac, a seguito delle restrittive
decisioni assunte nell’ambito dell’accordo sulle prospettive finanziarie per
il settennio 2007-2013.
Presto potrebbe aggiungersi un altro modello di modulazione: si tratta di
quella cosiddetta volontaria, di cui si è discusso nell’ultimo Consiglio
agricolo prima della pausa estiva, a seguito della proposta di regolamento
presentata ufficialmente dalla Commissione.
Il meccanismo di funzionamento è però assai diverso. Intanto, l’applicazione
è facoltativa e non obbligatoria: è il singolo Paese membro che decide se
applicare o meno il nuovo strumento. Di conseguenza, non ci sarà il travaso
di risorse tra Stati membri che abbiamo appena constatato con la modulazione
obbligatoria.
Ogni Paese decide la percentuale di trattenuta da applicare sui pagamenti
diretti disaccoppiati e accoppiati e sposta allo sviluppo rurale gli importi
così recuperati, né un euro in più, né uno in meno.
Ma c’è un aspetto molto preoccupante. La percentuale di taglio che può
essere attuata arriva fino al 20%: un livello molto elevato, tale da
comportare drastiche riduzioni degli aiuti annualmente erogati a favore
delle imprese agricole, già compromessi da una serie di tagli e trattenute
(riserva nazionale, modulazione obbligatoria, articolo 69, rispetto del
massimale).
In base alla proposta di regolamento in discussione, la trattenuta per la
modulazione non si applica fino a una franchigia di 5.000 euro. Entro due
mesi dall’approvazione del provvedimento, gli Stati membri decidono se
applicare o meno il nuovo dispositivo e scelgono il livello della trattenuta
per il periodo 2007-2012.
Le risorse drenate dal primo al secondo pilastro della pac dovranno essere
utilizzate nell’ambito dei programmi regionali rispettando il tasso minimo
di spesa per asse, previsto nella politica di sviluppo rurale, e non c’è
l’obbligo per i Paesi membri che optano per la modulazione facoltativa di
assicurare il cofinanziamento nazionale.
Il nuovo regolamento dovrebbe essere approvato definitivamente entro la fine
del corrente anno, una volta che sia stato acquisito il parere del
Parlamento europeo.
Le reazioni dei ministri agricoli dentro il Consiglio Ue non sono state
contrarie alla modulazione volontaria e si sono limitate a evidenziare la
necessità di alcune modifiche al testo proposto dalla Commissione.
In particolare, è stata evidenziata la necessità di consentire
un’applicazione regionalizzata, lasciando ai singoli Paesi la facoltà di
indicare tassi di trattenuta differenziati per regioni. Inoltre, è stato
evidenziato il bisogno di maggiore flessibilità decisionale e gestionale da
parte degli Stati membri, nel decidere la ripartizione delle risorse per
asse e nel modificare il tasso di modulazione durante il periodo di
applicazione.
Al momento, a livello europeo solo due Paesi sembrano decisamente orientati
ad avvalersi della modulazione facoltativa: Regno Unito e Germania. A
livello nazionale non si è ancora dibattuto in merito. Di certo l’argomento
diventerà di attualità alla ripresa dei lavori, dopo la pausa estiva e non
mancherà di provocare contrapposizioni, anche accese.
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