POLITICA |
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Tetti minimi e massimi per pac |
Mariann Fischer Boel lancia il sasso
Il commissario all’agricoltura ha chiesto più
trasparenza nella gestione dei contributi, avanzando anche l’idea di
eliminare i pagamenti troppo esigui e quelli troppo elevati
Ha fatto discutere – ma non troppo, tutto sommato – un
intervento del commissario all’agricoltura Mariann Fischer Boel del 17
luglio scorso in materia di trasparenza sui pagamenti della pac.
La relazione era prevista nell’ambito di un evento organizzato da «Farmsubsidy.org».
Già questo costituisce un elemento di assoluta novità. Farmsubsidy.org è
infatti un’iniziativa di giornalisti e attivisti di oltre dieci Paesi
europei che punta a un obiettivo preciso: rendere noti ai cittadini i nomi
di tutti i beneficiari dei pagamenti della pac nei vari Paesi europei (per
maggiori informazioni visitare il sito:
www.farmsubsidy.org).
Su questo fronte il commissario è stato chiaro: «gli Stati membri dovrebbero
essere obbligati a pubblicare ogni anno – ad esempio su un sito Internet –
la lista di tutti coloro che ricevono fondi nell’ambito delle politiche
gestite dalla Commissione e dagli stessi Stati membri».
Ha anche prefigurato concretamente delle iniziative che potrebbero rendere
visibili e accessibili a tutti, sul sito della Commissione europea, i dati
relativi ai pagamenti.
Vedremo. Ma per il commissario all’agricoltura, giustamente, «dire alla
gente quanti soldi prende ciascuno è solo la metà della questione: l’altra
metà è spiegare a cosa servono questi soldi».
Eliminare gli estremi?
Qui il discorso si fa inevitabilmente più delicato, perché il commissario ha
parlato da un lato di quegli agricoltori (pochi) che ricevono pagamenti pac
consistenti, e, dall’altro, delle migliaia e migliaia di pagamenti
aziendali, creati con il disaccoppiamento, di valore tanto irrisorio da
risultare inferiori al costo amministrativo necessario per la loro gestione.
Riguardo a queste fasce di beneficiari molto particolari (vedi tabella)
Fischer Boel si è posta il problema di quanto sia efficace ed efficiente
questa forma di sostegno a favore degli agricoltori.
E si è chiesta: «Il sistema del pagamento unico aziendale funziona bene ai
margini come in generale?
Se la risposta a tali quesiti è no, dobbiamo prevedere un limite minimo e
massimo alle somme che gli agricoltori possono percepire in termini di
pagamento unico aziendale?».
Il commissario all’agricoltura ha rinviato il problema alla verifica dello
«stato di salute» della pac prevista nel 2008.
Allora potrebbe in concreto essere discussa l’introduzione dei due tetti.
Senza attendere il 2008, si possono comunque già spendere alcune prime
considerazioni sulla possibilità di imporre un limite minimo e/o un limite
massimo ai pagamenti per azienda.
Intanto va chiarito un aspetto.
Il risparmio derivante da questi pagamenti non corrisposti (perché troppo
esigui o troppo elevati) rimarrà nelle casse comunitarie o sarà a
disposizione degli Stati membri, magari per finanziare le misure di sviluppo
rurale?
Non è un dettaglio trascurabile e la prospettiva, per gli Stati membri che
devono votare queste misure, è decisamente differente.
Ma soprattutto, esiste una valida giustificazione per imporre questi
«tetti»?
Sì e no.
«Tagliare» gli importi di minore entità è un provvedimento motivato – anche
secondo Fischer Boel – da un’esigenza concreta e immediata: ridurre il
carico burocratico ed eliminare quei versamenti che costano di più in
termini di controllo e gestione.
Lo stesso ministro Paolo De Castro, in una recente audizione parlamentare al
Senato, ha affermato di pensare alla «determinazione di una soglia minima
relativi ai contributi comunitari erogati dall’Agea» che «consentirebbe un
rilevante risparmio di costi per la Pubblica amministrazione».
Imporre un tetto massimo di pagamenti è invece cosa ben diversa e, almeno a
prima vista, senza alcuna motivazione.
«Plafonare» a un limite massimo il sostegno al reddito penalizza le aziende
di maggiori dimensioni, quasi condannate a rimanere di taglia media e a non
ingrandirsi. Proprio oggi che la competizione si fa anche con le economie di
scala.
Forse non è un caso che sia il commissario all’agricoltura sia il ministro
De Castro abbiano indicato un motivo concreto per imporre un taglio ai
pagamenti di piccola entità (lo snellimento burocratico e i costi di
gestione) e non abbiano invece citato alcun motivo per imporre un plafond
massimo di pagamenti che possono essere percepiti dalle aziende.
Come dire, insomma, che il problema dei «tetti» è uno; ma i perché e le
ragioni – in «alto» e in «basso» – sono molto, molto diversi.
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