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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
31
 28 Lug.-3 Ago.

  2006
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Attualità POLITICA

Tetti minimi e massimi per pac

Mariann Fischer Boel lancia il sasso

Il commissario all’agricoltura ha chiesto più trasparenza nella gestione dei contributi, avanzando anche l’idea di eliminare i pagamenti troppo esigui e quelli troppo elevati

Ha fatto discutere – ma non troppo, tutto sommato – un intervento del commissario all’agricoltura Mariann Fischer Boel del 17 luglio scorso in materia di trasparenza sui pagamenti della pac.
La relazione era prevista nell’ambito di un evento organizzato da «Farmsubsidy.org». Già questo costituisce un elemento di assoluta novità. Farmsubsidy.org è infatti un’iniziativa di giornalisti e attivisti di oltre dieci Paesi europei che punta a un obiettivo preciso: rendere noti ai cittadini i nomi di tutti i beneficiari dei pagamenti della pac nei vari Paesi europei (per maggiori informazioni visitare il sito: www.farmsubsidy.org).
Su questo fronte il commissario è stato chiaro: «gli Stati membri dovrebbero essere obbligati a pubblicare ogni anno – ad esempio su un sito Internet – la lista di tutti coloro che ricevono fondi nell’ambito delle politiche gestite dalla Commissione e dagli stessi Stati membri».
Ha anche prefigurato concretamente delle iniziative che potrebbero rendere visibili e accessibili a tutti, sul sito della Commissione europea, i dati relativi ai pagamenti.
Vedremo. Ma per il commissario all’agricoltura, giustamente, «dire alla gente quanti soldi prende ciascuno è solo la metà della questione: l’altra metà è spiegare a cosa servono questi soldi».
Eliminare gli estremi?
Qui il discorso si fa inevitabilmente più delicato, perché il commissario ha parlato da un lato di quegli agricoltori (pochi) che ricevono pagamenti pac consistenti, e, dall’altro, delle migliaia e migliaia di pagamenti aziendali, creati con il disaccoppiamento, di valore tanto irrisorio da risultare inferiori al costo amministrativo necessario per la loro gestione.
Riguardo a queste fasce di beneficiari molto particolari (vedi tabella) Fischer Boel si è posta il problema di quanto sia efficace ed efficiente questa forma di sostegno a favore degli agricoltori.
E si è chiesta: «Il sistema del pagamento unico aziendale funziona bene ai margini come in generale?
Se la risposta a tali quesiti è no, dobbiamo prevedere un limite minimo e massimo alle somme che gli agricoltori possono percepire in termini di pagamento unico aziendale?».
Il commissario all’agricoltura ha rinviato il problema alla verifica dello «stato di salute» della pac prevista nel 2008.
Allora potrebbe in concreto essere discussa l’introduzione dei due tetti.
Senza attendere il 2008, si possono comunque già spendere alcune prime considerazioni sulla possibilità di imporre un limite minimo e/o un limite massimo ai pagamenti per azienda.
Intanto va chiarito un aspetto.
Il risparmio derivante da questi pagamenti non corrisposti (perché troppo esigui o troppo elevati) rimarrà nelle casse comunitarie o sarà a disposizione degli Stati membri, magari per finanziare le misure di sviluppo rurale?
Non è un dettaglio trascurabile e la prospettiva, per gli Stati membri che devono votare queste misure, è decisamente differente.
Ma soprattutto, esiste una valida giustificazione per imporre questi «tetti»?
Sì e no.
«Tagliare» gli importi di minore entità è un provvedimento motivato – anche secondo Fischer Boel – da un’esigenza concreta e immediata: ridurre il carico burocratico ed eliminare quei versamenti che costano di più in termini di controllo e gestione.
Lo stesso ministro Paolo De Castro, in una recente audizione parlamentare al Senato, ha affermato di pensare alla «determinazione di una soglia minima relativi ai contributi comunitari erogati dall’Agea» che «consentirebbe un rilevante risparmio di costi per la Pubblica amministrazione».
Imporre un tetto massimo di pagamenti è invece cosa ben diversa e, almeno a prima vista, senza alcuna motivazione.
«Plafonare» a un limite massimo il sostegno al reddito penalizza le aziende di maggiori dimensioni, quasi condannate a rimanere di taglia media e a non ingrandirsi. Proprio oggi che la competizione si fa anche con le economie di scala.
Forse non è un caso che sia il commissario all’agricoltura sia il ministro De Castro abbiano indicato un motivo concreto per imporre un taglio ai pagamenti di piccola entità (lo snellimento burocratico e i costi di gestione) e non abbiano invece citato alcun motivo per imporre un plafond massimo di pagamenti che possono essere percepiti dalle aziende.
Come dire, insomma, che il problema dei «tetti» è uno; ma i perché e le ragioni – in «alto» e in «basso» – sono molto, molto diversi.
 

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