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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
30
 21-27 Lug.

  2006
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Attualità POLITICA

Fondi per la ristrutturazione, ai bieticoltori solo le briciole

Poco riconosciute le necessità degli agricoltori

La distribuzione dei fondi per la riconversione bieticola effettuata in Irlanda testimonia come nel nostro Paese il trattamento riservato ai coltivatori di bietole sia largamente inferiore al dovuto. Le questioni da risolvere per accedere agli aiuti

Comincia a emergere la verità sul tipo di trattamento che hanno subito gli agricoltori italiani durante il processo di applicazione della recente riforma dell’organizzazione comune di mercato per il settore dello zucchero. Ormai non ci sono più incertezze. C’è stato un trattamento pessimo che non ha tenuto conto delle esigenze dei coltivatori di bietole e, in maniera assai strabica, ha preso in considerazione le esigenze e le pretese di altri soggetti della filiera con particolare riferimento alla componente dell’industria saccarifera.
Il comunicato dell’Anb
A mettere a nudo, se ancora ve ne fosse bisogno, questo stato di cose, è intervenuta nei giorni scorsi l’Anb con un comunicato stampa assai chiaro in merito.
L’Associazione nazionale bieticoltori ha commentato le decisioni del ministro dell’agricoltura irlandese, il quale ha riconosciuto «il 32,3% dell’aiuto comunitario per la ristrutturazione del settore zucchero alla componente agricola della filiera (lasciando il restante 67,7% all’industria). Di questo 32,3%, ben l’85% è andato ai bieticoltori e solo il 15% ai contoterzisti».
In Italia, invece, agli ex coltivatori di bietole è andato, sotto forma di aiuti per la ristrutturazione, appena il 4% del budget disponibile, mentre a quelli irlandesi è stato riconosciuto oltre il 27%: una bella differenza di trattamento che non può essere agevolmente giustificata.
«Una decisione di segno ben diverso da quella assunta dal ministro dell’agricoltura italiano» ha affermato Anb nel comunicato. «Il decreto 341 del 21-6-2006 – prosegue l’Associazione – ha riconosciuto rispettivamente il 10% dell’aiuto alla componente agricola (e il 90% all’industria), di cui solo il 40% ai bieticoltori (il 60% ai contoterzisti). I dati si commentano da soli! Le spiegazioni fornite a suo tempo dai funzionari del Mipaf per giustificare il trattamento riservato ai bieticoltori, a parere di Anb, si sciolgono come neve al sole di fronte all’esempio irlandese, che smentisce clamorosamente le tesi esibite dai funzionari stessi per dimostrare l’ineludibilità di un provvedimento così punitivo per i bieticoltori».
L’Associazione dei bieticoltori non si ferma qui e si rivolge direttamente al ministro italiano. «Sarebbe gradito ora avere qualche spiegazione dal ministro Paolo De Castro o, meglio, un ripensamento: peccato però che la richiesta di incontro formulata da oltre due mesi dalle associazioni bieticole giaccia ancora inevasa».
Problemi da risolvere
Mentre si riaccende la polemica sulle decisioni politiche assunte a livello nazionale per l’applicazione della riforma della pac nel settore dello zucchero, restano ancora alcuni punti in sospeso.
Il primo è di natura tecnica e riguarda la gestione dell’aiuto accoppiato per l’annata in corso, spettante ai coltivatori di barbabietole, in relazione alla quantità di materia prima prodotta e consegnata all’industria e dello zucchero prodotto in quota.
Per questa partita sono disponibili circa 20 milioni di euro, destinati a crescere negli anni successivi. L’importo unitario del premio accoppiato pagato con fondi Ue ammonta per il 2006 a circa 25 euro per ogni tonnellata di zucchero, corrispondenti a 3,32 euro/t di bietole.
I problemi da risolvere sono due. Il primo è definire una procedura semplice e lineare che consenta all’organismo pagatore di perfezionare i pagamenti a favore dei beneficiari, sulla base dei contratti stipulati e delle produzioni effettivamente realizzate. A riguardo si sta studiando un meccanismo che prevede il coinvolgimento delle associazioni bieticole, delle imprese industriali e dell’organismo interprofessionale.
Il secondo aspetto problematico è di natura congiunturale e deriva dall’esiguo tempo che c’è stato a disposizione per attuare una riforma molto complessa e innovativa per il settore. In concreto, Agea ha verificato una non perfetta corrispondenza tra i dati relativi alle superfici dichiarate nei contratti tra impresa saccarifera e coltivatore e quelli successivamente indicati dall’agricoltore nella domanda unica 2006.
In gergo tecnico, si è verificato il problema del «disallineamento» dei dati e ora è necessario mettere in atto una procedura di correzione, tale da far collimare le due realtà. Niente di speciale, considerata la mole di lavoro cui è ormai abituato il sistema Agea e caa. Il problema è che il tempo a disposizione è davvero limitato e le energie residue sono quasi nulle, considerato il super lavoro cui si sono assoggettati gli organismi pagatori e i centri di assistenza agli agricoltori.
Una secondo capitolo aperto si riferisce alla delicata questione della gestione della dotazione finanziaria nazionale per gli interventi di riconversione e diversificazione dei bacini bieticoli disattivati a seguito delle decisioni delle imprese saccarifere di cessare l’attività e incassare i ricchi contributi comunitari.
Il budget disponibile ammonta a 128 milioni di euro che ora il Mipaaf e le Regioni dovranno sapientemente utilizzare, magari cercando di rimediare ai torti subiti dalla componente agricola fino a questo momento. All’inizio di luglio l’Unione Europea ha varato il regolamento 968/2006 che ha stabilito le regole e le procedure da seguire per l’utilizzo dei fondi.

 

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