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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
30
 21-27 Lug.

  2006
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Attualità POLITICA

Senza regia l'enoturismo appassisce

Presentato il Rapporto Città del vino - Censis

Nel nostro Paese serve una politica di sviluppo più efficace ma per rendere realmente operative le Strade del vino devono anche finire l’improvvisazione e il volontariato

Avremmo preferito avere torto quando denunciavamo, da tempo, lo scarso sfruttamento delle potenzialità del turismo enogastronomico nel nostro Paese.
Avremmo preferito essere tacciati di fare solo le Cassandre quando accusavamo la scarsa, per non dire nulla, operatività della stragrande maggioranza delle Strade del vino italiane. Ci saremmo sentiti meglio se le nostre accuse alle politiche di sviluppo del settore enoturistico fossero risultate errate o, quantomeno, ingenerose.
E invece, a confermare le nostre impressioni, suffragate da anni di analisi su questo versante, è arrivato nei giorni scorsi il quinto Rapporto sull’enoturismo realizzato dal Censis servizi in collaborazione con l’Associazione nazionale Città del vino.
In estrema sintesi dal rapporto emerge che in Italia il turismo del vino continua a crescere ma se non saranno messe a punto efficaci strategie pubblico-private per accompagnarne lo sviluppo il Paese rischia di perdere una grande occasione per le economie dei territori minori.
È veramente una situazione paradossale. Da un lato, infatti, i numeri ci dicono che l’enoturismo è in crescita, addirittura in controtendenza rispetto ad altri tipi di turismo che da tempo esprimono dati negativi. Dall’altro si evidenzia un enorme potenziale inespresso con politiche e risorse finora messe in campo tendenzialmente da bocciare. Ma andiamo a leggere meglio i dati di questo rapporto.
Lo studio, elaborato attraverso sondaggio Delphi e scaricabile dal sito www.cittadelvino.it, mette in luce cinque valutazioni chiave:
- con 4,5 milioni di frequentatori il turismo del vino si consolida nei volumi, nella capacità di spesa e nella competenza dei territori;
- tra gli enoturisti stranieri diminuiscono i tedeschi ma crescono gli altri europei mentre tornano ad affacciarsi i nordamericani;
- la spesa media giornaliera del turista del vino (149 euro nel 2003, 167 euro nel 2006) cresce più dell’inflazione: 1 euro per acquisti di vino in cantina genera una ricaduta di 5 euro spesi sul territorio per altri acquisti turistici;
- le due principali manifestazioni enogastronomiche del Paese (Calici di Stelle e Cantine Aperte) raccolgono un pubblico popolare crescente, ma la necessità di rinnovare l’offerta si fa pressante, più nella fascia dei prodotti complementari che in quella del vino;
- il turismo del vino ha un potenziale di sviluppo ancora inespresso e stimato nell’80% del fatturato attuale, ma le risorse e le politiche finora messe in campo sono quasi inesistenti.
In conclusione, sottolinea il Rapporto Città del Vino-Censis, nei prossimi cinque anni le presenze di enoturisti possono raddoppiare, da 4,5 a 8 milioni l’anno, mentre il fatturato complessivo può crescere da 2,5 a 4 miliardi di euro l’anno. In più si prevede una moltiplicazione dei distretti enoturistici più attrattivi, oggi 10-15 e tutti al Centro-nord, domani almeno 40-50 e meglio distribuiti sul territorio nazionale.
«C’è un grande potenziale da intercettare – ha commentato il presidente delle Città del vino, Floriano Zambon – ma ci vuole un salto di qualità nelle politiche di promozione e sviluppo dell’enoturismo. E’ necessario un maggior coinvolgimento degli enti pubblici nella messa a punto di strategie condivise con le cantine e gli altri attori territoriali, inoltre va rafforzato il sistema delle Strade del vino italiane. Ma bisogna fare presto, il treno prima o poi passa».
Noi, comunque, una nostra idea ce la siamo fatta soprattutto per quanto riguarda lo strumento delle Strade del vino: senza veri professionisti dell’enoturismo non ci può essere futuro operativo.
Allo stato attuale il volontariato è la morte delle Strade del vino. Vogliamo smetterla di continuare su questo modello? Servono dirigenti (un direttore e un presidente) realmente operativi che vengano pagati per il loro servizio del quale devono rispondere ai loro associati. Servono consulenze serie che devono rispondere alle esigenze vere degli operatori, i millantatori o i presunti esperti del turismo enogastronomico vanno tenuti fuori dalla porta.
Certo, messa così, è evidente che difficilmente rimarranno attive nel nostro Paese 150 Strade del vino e forse domani altrettante dell’olio, del miele, del prosciutto, della coppa, ecc. Ma chi riuscirà ad andare avanti sarà realmente operativo, farà da traino serio a tutte quelle associazioni che credono in questa opportunità.
Tutto questo aiuterà anche gli enti pubblici a finanziare realmente i progetti operativi secondo una seria meritocrazia e non con il solito manuale Cencelli.
In Spagna sono a quota 50 Strade del vino e dei sapori. Ne abbiamo visitate una decina, quanto basta per prendere paura.

 

Sommario rivista Fabio Piccoli


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